Recensione a cura di Dario Brunetti
La prima indagine del giudice Petri segna il gradito ritorno di Gianni Simoni, autore elegante e raffinato distintosi nel corso degli anni grazie alle indagini del commissario Lucchesi, ma soprattutto alla consolidata coppia formata dal giudice Petri e dal commissario Miceli., senza dimenticare il suo primo testo in collaborazione con Giuliano Turone dal titolo Il caffè di Sindona.
Con il passare del tempo troveremo un altro personaggio a fare squadra con Miceli, si tratta dell’ispettrice Grazia Bruni, inizialmente sarà in affiancamento in un secondo momento, prenderà le redini della Questura di Brescia, una volta che lo stesso commissario andrà in pensione.
Testarda, determinata nello svolgimento delle indagini, ma l’acume investigativo appartiene sempre al saggio giudice Petri, che nonostante non sia più in attività, mette a servizio della sua vecchia squadra la sua innata esperienza per portare il caso di cronaca alla sua risoluzione.
Petri si distingue per la sua grande capacità di ascolto e osservazione e dispensa sempre ottimi consigli, dimostrando la sua genuinità e bontà d’animo. Il rapporto con sua moglie Anna, a volte spigoloso e in altre circostanze addirittura decisivo per la risoluzione delle indagini, spicca per l’ ostinata voglia di confrontarsi, anche a costo di contraddirsi e di mettersi costantemente in discussione.
In questo piccolo volume troviamo l’ottimo Petri al suo primo incarico e incontro col commissario Miceli, che si troverà davanti un giudice solerte e scrupoloso e pronto al raggiungimento dell obiettivo.
Si tratta di un omicidio avvenuto nelle mura domestiche con una dinamica di complessa interpretazione, servirà la perspicacia e il guizzo di chi ha voglia di dimostrare di saper ricostruire con dovizia i fatti, proprio come nei migliori polizieschi, avvalendosi delle competenze del medico legale, il dottor Gentilini.
In questo primo racconto, Petri incontrerà Anna, una giovane insegnante di italiano, destinata a diventare la sua futura moglie.
Ad accompagnare La prima indagine del giudice Petri, troviamoun secondo racconto dal titolo Il cadavere nella valigia. A chi appartiene quel corpo fatto a pezzi e rinvenuto in stato di putrefazione in una valigia?
Una storia macabra, terribile da film dell’orrore, ma come al solito la coppia Petri-Bruni cercherà di trovare l’assassino di un delitto così orrendo. Non mancherà l’apporto di Gentilini, ma bisognerà risalire alle denunce di donne scomparse per cercare di dare un nome alla vittima.
Sarà improbabile quasi impossibile, ma non per Petri che ancora una volta andrà incontro a quel destino che decide le sorti e il concludersi degli eventi che seppur drammatici, trovano il conforto della verità e della giustizia.
Piccola gemma dell’autore che regala ai lettori storie ancora godibili, grazie a un personaggio che si lascia apprezzare per il suo garbo e la sua gentilezza, Petri non ha la necessità impellente di rivelare al suo interlocutore la professione che l’ha accompagnato per lungo tempo mettendosi in prima linea al servizio della legge, questo aspetto lo porta a camuffarsi meglio in una persona qualunque e a non destare sospetti. Le sue armi sono il dialogo e il confronto in cui trova terreno fertile per approfondire la conoscenza dell’essere umano, carpirne i lati deboli o le pulsioni che lo possono spingere a diventare un omicida.
Una chiave psicologica che si rivela efficace proprio per il suo modus operandi e che consente di portare a termine l’indagine e assegnare il colpevole alla giustizia.
Avevamo bisogno del giudice Petri, non possiamo che dirgli che ci farebbe piacere ritrovarlo con immenso piacere!
Buona lettura!