Recensione a cura di Dario Brunetti
La notte dei bambini è il nuovo romanzo di Maristella Lippolis uscito per la casa editrice Vallecchi di Firenze.
Guerre, distruzioni, epidemie e variazioni climatiche stanno per cambiare forse per sempre i destini della città eterna. Siamo nel 2070 e Roma ha un nome nuovo si chiama Tauersiti.
La città è rasa al suolo, la popolazione tenta di scappare invano, in cerca di qualche rifugio sicuro, inoltre c’è un flusso migratorio a generare ancor di più uno stato di allerta, perché anche coloro che provengono da altre città sono in costante pericolo, nelle Torri abita chi detiene il potere e il controllo totale di Tauersiti e ha deciso di scatenare una violenza inaudita sull’intera popolazione.
Ci sono donne come Zora, una delle protagoniste femminili del romanzo che nella Spianata si impegna a salvare quante più vite possibili, con l’intento di scappare via rifugiandosi tra monti e foreste, cercando nell’habitat chiamato “natura” di riconquistare quel terreno e quegli spazi ove vengono a mancare.
Per lottare, bisogna resistere duramente e poi non resta che sperare.
La speranza è riposta proprio nei bambini sono loro il futuro e vanno portati in salvo.
Gli artefici di questa disperata salvezza sono Ella e Teo, la loro casa è andata distrutta e trovano rifugio tra i monti dove ci sono i cosiddetti “emarginati”, gli esclusi da un mondo dove regnano i potenti.
Se nella prima parte della storia saranno loro i protagonisti, con lo scorrere delle pagine entreranno in scena in un primo momento Nurat, “ la bambina salvata” e subito dopo Zora, personaggio spartiacque tra il vecchio e il nuovo inizio, destinato forse per sempre ai più piccoli.
Romanzo strutturalmente complesso, elaborato con equilibrio e sapiente maestria dall’autrice che fornisce al lettore un testo di pregevole fattura dove distopia e utopia sembrano fondersi alla ricerca del loro connubio perfetto.
Se non ci riconosciamo più nel mondo di oggi, figuriamoci in quel che verrà, è la chiave di lettura che mi sento di dare leggendo l’opera dell’autrice che ha saputo carpire le debolezze dei più forti che si concretizzano nel contendersi il potere che genera violenza e opprime i più fragili; se ne devono fare le spese i più piccoli che non hanno colpe dei fallimenti di un intero paese, è opportuno dare loro una speranza mettendoli in salvo, proprio perché in loro abbiamo riposto delle speranze e vanno a rappresentare quella flebile luce in fondo al tunnel.
Un paese anestetizzato e in totale stato di passività è destinato alla sopravvivenza, ma in fondo chiediamoci quanto ancora può durare tutto questo, in fin dei conti la sopravvivenza stessa non è eterna e alla lunga cosa potrà mai portare?
La guerra non hai mai dichiarato eterni vincitori ma solo sconfitti e necessita sempre di una continua quanto duratura corsa contro il tempo per fermarla, questo romanzo di fantascienza offre degli interessanti spunti di riflessione mettendoci in uno stato di allerta, è un grido di aiuto su quanto ci può riservare il futuro, ma ripone al tempo stesso delle speranze su una generazione futura che sono certo cercherà di farsi trovare pronta e magari riuscirà ad emergere dove altri in passato hanno fallito.
Buona lettura!