
Recensione a cura di Dario Brunetti
Dopo il convincente esordio con Il delitto del casolare, ritorna Francesco Sapia con un nuovo romanzo giallo dal titolo La morte non va in pensione edito Scatole Parlanti.
Sembra passare una giornata tranquilla il signor Giorgio Papparella che si gode la sua pensione nella sua villetta sul mare, una calma apparente se non fosse sconvolta da qualcosa di orrendo ai suoi danni.
Qualcuno l’ha ucciso cogliendolo di sorpresa e poi ha fatto perdere le sue tracce.
Ad occuparsi dell’indagine è Nicola Abastante, ma come ben il lettore già sa, c’è il suo amico d’infanzia pronto a scendere in campo soprattutto quando si tratta di casi di cronaca nera: è il giornalista del “Piccolo del Mezzogiorno “, l’onnipresente Rocco Amato.
Il giornalista non perde occasione per non lasciarsi sfuggire il caso indagando sul passato della vittima e sulla sua parentela, veniva apprezzato da tutti o c’era qualcuno che aveva qualche conto in sospeso? Tra figli illegittimi e scappatelle varie da parte di Giorgio, che una volta rimasto vedovo ha cercato numerose relazioni per rifarsi una nuova vita.
Rocco Amato e i suoi colleghi di redazione sono coesi nel collaborare e portare avanti le indagini tenendo sempre allerta il buon commissario Nicola Abastante.
Ma quali segreti nasconde Giorgio Papparella, vedovo e in pensione, chi ha avuto interesse ad ucciderlo?
Domande a cui non sarà facile dare risposte immediate, occorreranno le opportune ricerche, interrogando i famigliari della vittima, avvalendosi anche di opportuni appostamenti.
Lasciamo che in questa indagine sia coinvolto anche il lettore e sia catturato dalla voglia di scoprire come si siano sviluppate le dinamiche.
Un romanzo che unisce uno strepitoso connubio il giallo alla cucina, che diventa l’elemento imprescindibile di quasi tutti i capitoli, resteremo affascinati da quante prelibatezze incredibili sforna la Calabria, una terra ricca di profumi e sapori.
Francesco Sapia affina le sue capacità di bravo giallista, ne abbiamo la confutabile prova in questo romanzo che poggia su una trama ben costruita, con dei personaggi tratteggiati alla perfezione, non mancano inoltre riferimenti al grande cinema e alla letteratura che ha segnato la nostra epoca.
Lettura godibile di un buon giallo che non tradirà le attese dei lettori che hanno tanto apprezzato il romanzo precedente, ma nel terzo capitolo conviene alzare un tantino l’asticella perché l’autore a mio avviso, ne è sin troppo all’altezza e può fornire una storia tipica dell’ottimo giallo siciliano, la strada intrapresa sembra essere quella giusta.