La mantide. Una nuova indagine dell’avvocato Ligas – Gianluca Ferraris
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La mantide. Una nuova indagine dell’avvocato Ligas - Gianluca Ferraris

Trama

Quando il suo telefono squilla di primo mattino, interrompendo l’immancabile lettura della Settimana Enigmistica e lo yogurt post sbronza della sera precedente, Lorenzo Ligas sa che non possono essere buone notizie. In fondo è, o meglio era, uno degli avvocati penalisti più quotati di Milano. Vanessa Fagnani, bellissima e terribile manager finanziaria, gli occhi bicolore e il viso duro di chi non è avvezzo al sorriso, ha bisogno di aiuto: il suo ultimo Tinder date è stato trovato accoltellato a pochi minuti dalla fine del loro appuntamento e, come l’avvocato sa perfettamente, la donna è la persona perfetta per gli inquirenti da indagare e gettare in pasto alla stampa. Ligas ammette che c’è qualcosa di sprezzante in lei, qualcosa di nascosto e torbido, ma vuole crederle, anche perché ne rimane completamente ammaliato. Inizia così un’indagine personale. Ed è scavando nei luoghi dimenticati dalla polizia che trova un’altra pista, un nuovo colpevole. C’è solo un particolare: nel passato di Vanessa sembrano celarsi diversi segreti, di cui non vuole parlare. Ligas inizia a scorgere indizi di una possibile colpevolezza.

Recensione a cura di Achille Maccapani

Raccontare di questo romanzo, il secondo episodio del ciclo seriale delle indagini dell’avvocato Lorenzo Ligas, non è affatto una cosa semplice. Occorre quindi dividere la trattazione in due parti: l’analisi del romanzo nella sua forma e sostanza, in primo luogo; e il backstage, ovvero le dinamiche che hanno portato alla conclusione della fase lavorativa.

Ebbene sì. Perché questo è l’ultimo romanzo, pubblicato postumo, del giornalista e scritture milanese, scomparso prematuramente all’età di 46 anni per un male incurabile. E in casi come questo, rischia sempre di prevalere la commozione, il lato emotivo. Ma partiamo dalla prima parte.

Si tratta della seconda indagine dell’avvocato Ligas, che segue l’inizio folgorante di “Perdenti”, pubblicato nel 2021 per lo stesso editore. E stavolta l’oggetto del lavoro di questo professionista in gamba, che però deve fare i conti con una vita privata praticamente distrutta (padre separato con l’ex-moglie in Svizzera, abituato a reggere l’alcool, e tendente spesso a cedere alle passioni fisiche femminili, senza bisogno dell’uso dell’ormai inflazionatissima app Tinder), riguarda una top manager del mondo del trading, della finanza internazionale, single impenitente, professionista tutta d’un pezzo, che si trova coinvolta suo malgrado nell’omicidio del suo amante occasionale, un chirurgo plastico, e che deve fare i conti con una pm piuttosto attenta, e soprattutto con un procuratore capo determinato fino in fondo a trovare il colpevole il prima possibile. Lo sviluppo narrativo si rivela da subito frenetico, adrenalinico, pieno di colpi di scena, cambi di direzione, e diverse angolazioni, che di volta in volta sono interrotte da alcune narrazioni in corsivo, riguardanti una vicenda del passato, ambientata nel cuore della provincia brianzola. In apparenza queste scene appaiono disgiunte, e all’inizio si fatica a comprendere il perché della loro presenza. Ma il senso c’è, eccome. E lo si capisce a mano a mano che lo sviluppo implacabile della trama procede senza un attimo di pausa, coinvolgendo il lettore con un senso del ritmo, e una capacità di coinvolgimento che permette al lettore di trovarsi catapultato nella Milano contemporanea, non più quella da bere, ma sempre più inquieta, schizofrenica, in preda al tempo che scorre, alle emozioni sempre più frammentate, alle solitudini estreme, spezzate e interrotte da queste notti di sesso occasionale, da un turbine metropolitano in cui non si sa più quale sia la differenza tra il giorno e la notte, e si fatica a capire quale sia il futuro per ognuno che ci vive, vi lavora, e si trova coinvolto in questa fin troppo adrenalinica città.

E così, quando si arriva alla fase finale, al colpo di scena conclusivo, a ciò che non ti saresti mai aspettato, capisci che tutto torna, tutto ha una sua logica, e non si tratta di una struttura condotta in modo estremo, e forse per certi versi inverosimile. Qui il fattore di realismo, il modo di raccontare le indagini, le tecniche di investigazione, ha davvero dell’incredibile sul piano qualitativo. Si vede benissimo che l’autore mastica la materia della procedura penale, che sa gli aspetti tecnico-pratici, e i rischi di forzature che certa magistratura e certe forze dell’ordine sono pronte a sfoderare, pur di provare ad incastrare un qualsiasi imputato, nonostante quest’ultimo sappia di essere innocente. E non manca la frecciata giusta nei confronti di un certo tipo di giornalismo, pronto a schierarsi con gli investigatori, sfruttando ogni appiglio per sbattere il mostro in prima pagina, anche se non ci sono ancora le prove. Certo, in questo periodo gli organi di informazione hanno imparato a farsi più prudenti, anche per via delle recenti riforme legislative sulla comunicazione istituzionale delle procure della repubblica nei confronti dei giornalisti. Soprattutto perché a seguito del codice della privacy e dei puntuali interventi del Garante nazionale, si comincia a capire che spesso e volentieri certo giornalismo di provincia deve fare i conti con un diverso sistema legislativo, a tutela degli imputati, di coloro che poi risultano innocenti e dunque prosciolti.  L’angolazione presa dall’autore è chiara, e soprattutto garantista, nel senso che non ci si deve mai fermare attorno al primo filone di inchiesta, ma si deve tenere conto che anche un bravo avvocato può dimostrare di essere un ottimo contro-investigatore, e di essere in grado di incidere perfino sullo svolgimento delle indagini, seguendo proprio lo spirito della “riforma Pisapia”. Sotto questo profilo, “La mantide” è davvero un perfetto romanzo thriller che consente di focalizzare queste tematiche, e che non annoia affatto.

Ma ora veniamo al lato più emotivo.  Come dicevo prima, l’autore ha scoperto di essere ammalato, di avere poco tempo a disposizione. E ha quindi ottenuto la disponibilità di un grande amico, il giornalista e scrittore Franco Vanni che si è offerto a disposizione per completare la stesura de “La mantide”. Vanni si è quindi avvalso degli appunti e del file del romanzo in corso di stesura lasciatogli da Ferraris (e, immagino, della scaletta articolata e puntuale predisposta in precedenza), e ha fatto un lavoro davvero meritorio e ben riuscito. Durante la lettura, infatti, non ci si accorge affatto dove finisce la scrittura di Ferraris e dove inizia quella di Vanni. È tutto un flusso unitario, e dove tutte le linee narrative sono condotte sapientemente e con un’energia e uno slancio implacabili. Sicuramente avrà contribuito a raggiungere questo risultato, in sede di editing, anche l’editor Francesca Lang (uno dei capisaldi della redazione Piemme), che ha ben compreso questa esigenza, e soprattutto il desiderio di Gianluca Ferraris e della moglie Laura che desideravano che questo romanzo potesse approdare nelle librerie. Un auspicio, questo, che si è tramutato in realtà, in questo libro davvero ben riuscito, che fa pensare molto, anche al termine della lettura. E che ci farà rimpiangere ulteriormente la perdita, il vuoto che ci lascia Gianluca Ferraris, proprio ora che, dopo tanti anni di vita parallela di giornalista di inchiesta e scrittore di gialli presso piccole case editrici, era riuscito ad approdare alla grande editoria di ambito nazionale.  

Dettagli prodotto

Editore ‏ : ‎ Piemme (28 giugno 2022)

Lingua ‏ : ‎ Italiano

Copertina flessibile ‏ : ‎ 283 pagine

ISBN-10 ‏ : ‎ 885544736X

ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8855447362

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