Dopo Formicae, torna Piernicola Silvis con un altro incredibile romanzo dal titolo La Lupa, si fa chiamare così Sonia Di Gennaro, moglie del boss Granatiero, una donna senza scrupoli che porta con sé una telecamera pronta a filmare gli omicidi più cruenti, proprio come quello di uno studente universitario di nome Matteo, considerato un testimone fin troppo scomodo, da eliminare in fretta.
Intanto, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di San Giovanni Rotondo, Diego Pastore, il killer dei bambini, si va riprendendo e chiede un immediato confronto con Renzo Bruni, funzionario della SCO (Servizio centrale operativo), che lo aveva in precedenza arrestato.
Ma dopo la visita del poliziotto, il clan dei Granatiero, a cui fa capo proprio Sonia Di Gennaro, organizza un azione paramilitare prelevando proprio quel Diego Pastore e mettendolo successivamente a capo dell’intera famiglia che comanda la Capitanata, chiedendo incontri con i rispettivi capi delle altre zone del foggiano e prendendo decisioni importanti; si punta alla scalata ai vertici e inoltre si vuole intraprendere una vera e propria azione di guerra nei confronti di altri capi clan, per avere il completo controllo dell’intera zona.
Interessante lo sviluppo degli eventi, Diego soprannominato “Zio Teddy” lo vediamo in una nuova veste, ma il potere come al solito finisce sempre per esercitarlo in prima persona e a suo piacimento, un’ostinata supremazia sugli altri con quelle formiche che lo destabilizzano inizialmente come quando era bambino, quelle torture di quegli insetti che non potrà mai dimenticare e resteranno scolpite nella sua memoria ma lo renderanno, col passare del tempo, ancora più feroce.
I nuovi amici di Zio Teddy sono gente che non si ferma davanti a nulla e non ha coscienza o rimorsi, Donato Valente detto “U biond”, il killer n.1 e Carmelo Trojano detto “Turcinill” il macellaio, l’uomo capace di fare scomparire le persone a modo suo, sono uomini al servizio della batteria dei Granatiero, poi c’è Cosimo Saloppa detto “Lo Scienziato” la mente sopraffina del clan, figlio di Sonia Di Gennaro
Thriller adrenalinico allo stato puro, con il lettore che è chiamato forse ad una vera e propria prova di resistenza, ci vuole uno stomaco forte per non soccombere a quei dialoghi serrati e taglienti come una lama di un coltello e a quelle esecuzioni senza pietà che non risparmiano veramente nessuno.
Penso che non esista solo la Camorra, l’Ndragheta e la Mafia siciliana, c’è pure quella foggiana che col tempo e in silenzio ha preso sempre più il comando sul territorio, soprattutto affermandosi nello spaccio della droga; cosi l’autore vuole concentrare l’attenzione su questa Mafia proponendo il romanzo al lettore come fosse una fiction, con personaggi piuttosto delineati e marcati che danno consistenza e sostanza agli argomenti trattati e che, anche se particolarmente suggestivi, sono il sale dell’intera storia.
Silvis sembra dare a se stesso un obiettivo da raggiungere, quello di scuotere le coscienze e di far riflettere anche a costo di distruggere psicologicamente il lettore, per portarlo e catapultarlo in una realtà che non può essere dimenticata e non può lasciare passivi e indifferenti.
L’autore sembra esserci riuscito, con quel Renzo Bruni sempre in prima linea a sfidare il male che si insidia, facendo intravedere anche il suo lato più oscuro e perverso, così il poliziotto è costretto a mettere in secondo piano i suoi affetti più cari, andando a ledere e frantumare il legame di una vita.
Una terra che non può essere abbandonata a se stessa, c’è ancora tanto male da estirpare e questo sembra essere il pensiero dell’ex questore Silvis.
Sono sicuro che tornerà a parlarci attraverso un’altra storia coinvolgente e ricca dei migliori ingredienti del thriller targato Made in Italy.