La gabbia dorata
Faye sembra avere tutto. Un marito perfetto, una figlia adorabile e un lussuoso appartamento nel quartiere più elegante di Stoccolma. Ma, al di là della superficie scintillante, è una donna tormentata dai ricordi legati al suo oscuro passato a Fjällbacka, una donna che sempre più si sente prigioniera di una gabbia dorata. Un tempo era forte e ambiziosa. Poi è arrivato Jack, il marito, e lei ha rinunciato alla sua vita. Jack non è un uomo fedele, però, e quando Faye lo scopre, il suo mondo va in pezzi. Non le resta più niente, è distrutta. Fino al momento in cui decide di passare al contrattacco e di vendicarsi in modo raffinato e crudele… Faye non è certo la prima donna al mondo a essere stata umiliata dal marito, trattata come una stupida e costretta a lasciare il posto a una più giovane e piacente. Ma per lei è arrivato il momento di dire basta: «Unite siamo forti, non ci rassegneremo mai più al silenzio.»
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Recensione a cura di Manuela Fontenova

A circa un mese dall’uscita italiana, La gabbia dorata conferma la Läckberg come una delle più brillanti scrittrici contemporanee. Versatile e talentuosa, Camilla dopo 17 anni anni cambia strada: abbandona temporaneamente, speriamo, il mondo del thriller nordico, e si cimenta con un noir intrigante e lussurioso.

Una nuova protagonista dalle tante sfaccettature, Faye, una vita ricca di agi, ma un prezzo troppo alto da pagare: a cosa sei disposta a rinunciare pur di trattenere un amore tanto effimero quanto malato?

Dov’è finita Fjällbacka? Riecheggia nel torbido e oscuro passato di Faye: è la sua città natale e benché la storia si svolga a Stoccolma, il passato è sempre lì, pronto a ricordarle chi è, da dove viene e cosa potrebbe aver fatto. Come se l’eco di ciò che è stato fosse un campanellino appeso alla porta dei ricordi, basta una lieve brezza a farlo suonare, quel piccolo rintocco sa correre la distanza come una sinapsi sa generare un pensiero di morte.

Faye inizialmente non suscita simpatia, né tanto meno comprensione, non si riesce a giustificarla, anzi è quasi fastidiosa nella sua totale sottomissione. La sua vita rinchiusa in questa Gabbia dorata è in netto contrasto con la Faye che conosciamo nella prima parte del romanzo: una donna che guarda avanti, dritta verso la meta. Ecco che il primo tradimento che la giovane protagonista subisce non è quello del marito, ma è quello che lei stessa compie nei suoi confronti: ha barattato l’energia, la voglia di rivalsa con la parvenza di una vita felice. Ma quella forza  non è morta, in ogni fibra del suo corpo , nella memoria e nelle sue vene il lato oscuro che la accompagna da sempre, è pronto a scorrere inesorabile e a riattivare la circolazione di quella linfa vitale che da troppo ristagna nell’oblio.

“Sentì le tenebre familiari affiorare da ogni poro, quelle stesse tenebre che era riuscita a dimenticare. Aveva finto che non ci fossero mai state, che non avessero mai fatto parte di lei, ma stava lentamente cominciando a ricordare chi era, chi era stata”

Un genere completamente diverso per l’autrice che ha saputo dare una nuova veste alla sua famosa vena creativa: un linguaggio crudo, il tono rasenta spesso la volgarità, con scene di sesso esplicite, quasi grottesche. Badate bene, non è che abbia voluto scrivere un romanzetto erotico ma semplicemente forzare la mano sull’eccesso: eccesso nelle reazioni, nella sottomissione e nella vendetta. Le situazioni sono esasperate, tutto è teso all’estremo, a creare una grande tensione che renda esplosivo il finale.

Con molto dispiacere mi sono imbattuta in aspre critiche, e sottolineo il mio dispiacere perché è ovvio che dietro a questi giudizi c’è una mancata comprensione del romanzo. Che Camilla avesse in serbo un cambio di rotta era difatti cosa nota, e ci aveva offerto un’anteprima a novembre con Donne che non perdonano, un piccolo ma intenso spaccato di vite offese dalla violenza domestica.

Potremmo paragonarlo alla puntata pilota di una nuova serie tv: consapevole della portata innovativa del suo personaggio, l’autrice ha scelto di mettere alla prova e allo stesso tempo incuriosire i lettori con un piccolo assaggio di quello che sarebbe stato il suo nuovo capolavoro.

Uno splendido romanzo di donne, scritto per le donne affinché non dimentichino che amare se stesse è l’unico modo per sopravvivere, e per gli uomini (che fortunatamente non sono tutti come Jack) ma che a volte dimenticano che l’amore non imprigiona ma lascia liberi di volare. Un invito ad aprire le porte delle nostre gabbie

“Le brave bambine non fanno a botte. Le brave bambine non alzano la voce. Sono cose che le donne imparano fin da piccole. Le donne accolgono, appianano, si assumono le responsabilità di ogni rapporto, mandano giù l’orgoglio e si sminuiscono fino a sparire.

Ma adesso basta, pensò. Insieme siamo forti e non intendiamo tacere”.

Aspettavo con impazienza di leggere La gabbia dorata, e posso affermare con assoluta certezza che Camilla Läckberg non delude MAI.

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