Oggi
Stamattina il cielo è coperto. Celeste chiaro con sfumature grigie. Fa caldo. Fa troppo caldo se si considera che giugno è agli inizi e mancherebbero venti giorni all’estate. Mi allontano dalla finestra e mi siedo alla scrivania. Ho ancora in bocca gusto del caffè. Accendo il computer. Voglio scrivere la recensione del romanzo che ho finito di leggere ieri sera: “L’enigma della stanza 622” di Joël Dicker edito in Italia dalla Nave di Teseo. Perché ho letto un altro libro di Dicker dopo il suo bestseller “La verità sul caso HQ”? Cosa mi ha spinto a farlo?
6 anni prima
Entro nel supermercato in un grosso centro commerciale. Appena dopo il reparto di elettronica, c’è uno scaffale enorme su cui sono esposti i libri che occupano i primi dieci posti in classifica di vendita. Mi casca l’occhio su una bella ragazza che ha in mano un tomo. Mi avvicino e sbircio il titolo. Alzo gli occhi e vedo che occupa il primo posto. Prendo una copia e inizio a leggere la quarta di copertina. Alzo un attimo lo sguardo e incrocio gli occhi azzurri della ragazza.
[Segue lungo racconto sull’approccio tentato, fallito ma poi riuscito. Poi racconto come ho trascorso il resto della mattinata al centro commerciale. Infine scrivo anche quello che ci siamo detti io e il mio amico al telefono: appena ci siamo salutati, avevo urgenza di raccontare a qualcuno quella incredibile mattinata].
Oggi
La pagina è ancora bianca e il cursore lampeggia. Squilla il telefono.
«Che fai?» mi domanda Marco.
«Mah, provo a scrivere una recensione.»
«Ah, ancora scrivi recensioni? Cosa hai letto di bello?»
«Di bello?»
«Di bello. Che scrivi recensioni pure ai libri brutti?»
«Non ci sono libri brutti. Ci sono libri che magari non ti piacciono…»
«Sembri mia madre! Di chi è?»
«Che cosa?»
«Il libro che non ti è piaciuto.»
«Joël Dicker.»
«Chi?»
«Il tizio che ha scritto “Lo strano caso di HQ”. Non lo hai letto?»
«No. Di che parla?»
«Quale, il libro che ho letto adesso, o il caso di HQ?»
«Quello famoso, il caso di HQ.»
6 anni prima
[Segue racconto delle prime impressioni che mi fece il libro di HQ e la prima litigata con Michela – mi pare si chiamasse – che adorava Dicker].
***
Mi fermo qui. Ho iniziato questa recensione scherzando, ho “scimmiottato” lo schema narrativo utilizzato da Joël Dicker per sviluppare la trama del romanzo “L’enigma della stanza 622”, in cui vengono narrate due storie in parallelo legate tra loro ma distanti quindici anni.
Oggi il protagonista è uno scrittore che durante una vacanza incontra una ragazza e con lei decide di indagare su un caso irrisolto, con lo scopo di scrivere un romanzo. Quindici anni prima sono accaduti dei fatti su cui i due ispettori improvvisati (ovviamente molto più competenti della polizia) decidono di indagare.
Joël Dicker “partorisce” solo tomi di un certo peso; non in termini di contenuti per quanto mi riguarda, ma fisici. Anche questo romanzo supera le seicento pagine grazie ad uno stratagemma: “la formula Dicker:
Scoperta di un evento (nel tempo presente) = racconto di come l’evento è accaduto + scoperta di tale evento (nel passato).
Con l’utilizzo di tale formula triplicherete il volume del romanzo senza mai aggiungere nulla, ripetendo fino alla nausea le stesse cose. Aggiungete poi una serie interminabile (e indiscriminata) di flashback sui trascorsi dei personaggi (maggiori, minori e comparse) e il gioco è fatto.
Si dice che all’inizio di un libro, lettore e scrittore facciano un patto: la sospensione dell’incredulità. Il principio si fonda sulla volontà da parte del lettore di accettare che nelle opere di fantasia sia possibile ciò che non si riuscirebbe normalmente a fare, entro certi limiti ovviamente.
Nell’enigma della camera 622, si va oltre i limiti. Adi un certo punto Diabolik delle sorelle Giussani appare un dilettante e ci si chiede: perché?
Nel secondo capitolo, lo scrittore protagonista del libro racconta a Scarlett, la ragazza con cui seguirà l’indagine, la sua tecnica di sviluppare trame (ponendosi una serie di domande circa l’idea di fondo, per chi fosse curioso). Lo scrittore afferma che ogni idea, ogni spunto ha un grosso potenziale, basta avere l’urgenza narrativa e la volontà mettersi a scrivere. Se questi sono i risultati…
L’impressione che ho avuto è che tutte le potenzialità dell’idea iniziale si siano esaurite ben prima di pagina cento: riempire le oltre cinquecento pagine mancanti non deve essere stato facile. Dicker ha inserito una serie di colpi di scena ed espedienti sempre più inverosimili, quasi stesse sfidando il malcapitato lettore. I continui salti temporali rallentano una trama zoppicante e rendono ardua l’impresa di terminare la lettura del romanzo.
I personaggi sembrano selezionati tramite un casting. Immaginatevi un gruppo di persone comuni, non professionisti, in fila sotto il sole in attesa di un provino per diventare protagonisti di un romanzo. Per essere alla loro prima apparizione sulle pagine di un bestseller, ce la mettono tutta: i limiti però sono evidenti. Sfido chiunque abbia letto questo libro, a distanza di un paio di mesi, a ricordarne uno, uno solo, a scelta.
Lo stile del romanzo è discorsivo, diretto. L’autore non ha né remore né timori, utilizza espressioni tipo “micino” e “passerotta”. L’ambientazione (il mondo bancario, i servizi segreti) è un altro tasto dolente, ma non voglio dilungarmi, mettiamola così: raramente ho letto romanzi con un tale livello di approssimazione.
Ciliegina sulla torta il prezzo: 22 euro. A peso, il libro è un affare.
Dopo aver scritto questo pezzo ho fatto delle ricerche in rete. Su un famoso sito e-commerce americano, ci sono al momento 5941 tra giudizi e recensioni e il 75% dei lettori ha valutato con 4 o 5 stelle questo romanzo. Su blog dedicati a recensioni di libri troverete giudizi entusiasti su questo romanzo per cui se la sinossi vi intriga lanciatevi pure nella lettura e lasciate perdere questa recensione.
Se qualcuno ha letto il libro e non gli è piaciuto, spero che leggendo la mia recensione, possa trovare conforto.
Dettagli
Editore : La nave di Teseo (11 giugno 2020)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 640 pagine
ISBN-10 :
Genere : Narrativa