Genere:
La bugiarda
Patience Portefeux ha cinquantatré anni, due ottime figlie, un amore tiepido per un poliziotto e una madre demente ricoverata in una casa di riposo, la cui retta peggiora la sua già difficile situazione economica. Eppure prima di rimanere vedova in giovane età, la sua vita era trascorsa tra gli agi, grazie ai traffici della sua famiglia e del ricco marito, e il futuro le si prospettava brillante e scoppiettante come i fuochi d’artificio che tanto l’incantavano. Con la morte del marito, Patience è dunque costretta a trovarsi un lavoro, e sfruttando la sua perfetta conoscenza dell’arabo lo trova come interprete traduttrice al Ministero della Giustizia, sezione narcotici. Il lavoro non è solo frustrante, ma anche pagato in nero e senza sicurezze sociali, mettendo così Patience di fronte alla prospettiva di un futuro ben misero. Tuttavia un giorno, mentre ascolta e traduce delle intercettazioni che riguardano una famiglia di trafficanti di droga marocchini, le si presenta quella svolta che aveva sempre sognato.
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Grazie alla casa editrice le Assassine ho scoperto Hannelore Cayre che ha creato il personaggio di Patience  Portefeux, che è un concentrato di ironia e sarcasmo.

Patience sa come sia vivere nella bugia. Ci è abituata fin da piccola. Fare buon viso a cattivo gioco le ha permesso di vivere una vita di agi e lussi per quanto non ostentati se non durante le vacanze. Suo padre, un piednoir, è vissuto sul sottile confine fra lecito e illecito, molto più dalla parte dell’illecito. Patience si sposa  con un uomo per certi versi simile a suo padre, ha due figlie ma a causa della precoce vedovanza e con le figlie piccole da crescere, dovrà cercarsi un lavoro. Sfruttando la sua perfetta conoscenza della lingua araba e dei suoi infiniti dialetti, diventerà interprete e traduttrice per il Ministero della Giustizia. Sempre disponibile a lavorare, con una paga bassa, lavora in nero, senza sicurezze pensionistiche. Le figlie ormai fuori casa, ha una specie di storia d’amore con un poliziotto meno peggio di altri, la madre in una casa di cura costosissima. Sempre più spesso Patience, nel pieno della sua maturità, si trova a riflettere sull’incertezza della sua vita. Lavora quasi solo per la narcotici, perché molti degli spacciatori sono arabi e c’è più richiesta di tradurre le intercettazioni telefoniche. Un giorno, nel breve spazio di un attimo, si trova di fronte ad una scelta e sceglie di approfittare di quanto sa per avere un tornaconto economico. Il suo piano iniziale, verrà stravolto da una serie di avvenimenti, ma ormai la sua carriera criminale ha preso il via e la porterà a  trasformarsi nella “Vecchia” una trafficante di droga. Tutta la vicenda viene raccontata in  modo ironico e la figura di Patience è quella di una donna che pur non essendo una criminale salterà il fosso, conscia dei pericoli ma consapevole che sia l’unico modo per garantirsi una tranquillità economica.

La storia ha un ritmo scorrevole, non è lunga e viene voglia di finirla velocemente. Dà anche la possibilità di riflettere su una serie di temi importanti: il colonialismo francese, gli anziani, la morte, il sottile confine fra lecito ed illecito. E’ un libro scritto in prima persona e quindi possiamo immergerci con la protagonista nelle sue riflessioni. Dal libro è stato tratto un film.

Consigliato a chi è curioso di conoscere nuove protagoniste, a chi gradisce l’ironia anche quando legge un giallo, a chi ha visto il film.

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