La bomba di Maradona
Napoli, 24 marzo 2008. Una bomba fa saltare in aria l’auto del giudice Picone, magistrato integerrimo da sempre in guerra con la malavita organizzata. Nell’attentato íl giudice muore sul colpo, mentre la moglie Rosa, incinta all’ottavo mese, perde la vita dopo avere dato alla luce il figlio Andrea. Del duplice omicidio viene immediatamente accusato il boss Lardella, uno dei capi della Camorra, che non ha mai nascosto il suo disprezzo nei confronti di Picone. Napoli, oggi. A dieci anni da quel tragico evento, Gualtiero Maggio, regista sessantenne che non ha più molto da chiedere a una carriera in cui l’ambizione ha lasciato il posto a una quieta disillusione, viene incaricato dai vertici della tv di Stato di realizzare una fiction sulla vicenda. Dopo avere composto la sua «squadra» di sceneggiatori – il vecchio amico giornalista Cosimo, napoletano doc e idealista vecchia maniera, e la giovane stagista Grazia, carica dell’energia curiosa che solo i ventenni sanno ancora avere – Gualtiero capisce presto che alcuni aspetti della vicenda sono ancora poco chiari. Perché mai, ad esempio, Lardella aveva preparato un piano B per uccidere Picone? Un altro attentato era stato già sventato quella stessa mattina, poche ore prima del secondo, e non era certo prevedibile che andasse in fumo. E come mai la moglie Rosa, a un istante dallo scoppio, aveva cercato disperatamente di aprire la portiera? Chi poteva avere messo la bomba all’interno di una valigetta da cui il giudice non si separava mai e a cui nessuno, neanche Rosa, aveva mai avuto accesso? Chi è davvero Antonio Reale, amico e collega di Picone e padre adottivo di Andrea? A complicare la realizzazione del film, l’arrivo, a sorpresa, di Gloria, ex grande amore del regista, giunta a Napoli per interpretare il ruolo di Rosa. In balia di questi sentimenti contrastanti, Gualtiero dovrà scavare negli animi di tutti i protagonisti di quel giorno maledetto, rivelandone forze e debolezze, segreti e speranze. Ma quello di Gualtiero è anche un viaggio verso il suo di passato, verso una verità nascosta e a lungo ignorata, attraverso una Napoli ambigua e affascinante come coloro che la abitano, fino all’esplosivo doppio colpo di scena finale. Perché, come nelle migliori commedie dell’arte, nulla è come sembra.
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Sono i sentimenti a farla da padroni in queste pagine. Vincenzo Salemme, alla prima avventura da scrittore di genere, dimostra tutta la sua esperienza di regista affermato e la sua cultura costruita in anni di lavoro in teatro al fianco di grandi nomi come De Filippo.

Avrebbe voluto farne un film ma la trama invece è diventata un romanzo delicato dalle tinte noir.

Salemme, per il suo pubblico è un “comico” in tutto e per tutto e gli hanno consigliato di lasciar stare l’idea di un film di questo genere in cui, forse, sarebbe sembrato tutto fuori posto. Così, un suo amico ha avuto l’idea di farne un romanzo. E credo fermamente che sia stata la scelta più giusta.

Ci ha dato, da lettori, la possibilità di viaggiare attraverso una storia di vita e sentimenti complessi e profondamente intrecciati.

C’è l’amore che muove tutto; ma anche la fedeltà difesa e violata, la lealtà verso il capo che ti ha dato tanto e la devozione per la squadra che per anni aveva protetto il giudice Picone. Tutto gira vorticosamente intorno ai sentimenti. Ma il racconto parte da lontano e sottilmente denuncia la malavita organizzata che in Campania ha violentato la sua stessa terra attraverso il business dei rifiuti tossici. Un capo malavitoso vuole farla pagare al Giudice che da anni lo “insegue” per sete di giustizia. Ma il giudice morirà nell’esplosione della sua auto, insieme a sua moglie. Indubbiamente questo evento porta il lettore a pensare a nomi eccellenti della Sicilia di pochi anni addietro, ma tutto alla fine ci sorprenderà, motivazioni ed eventi ci daranno un’altra immagine della società di oggi, dove ancora l’omertà e la paura del diverso non ci lasciano.

La verità sarà scoperta dal protagonista della storia, un regista della TV di stato che non ha ottenuto negli anni il successo sperato e ormai lavora solo per bisogno seguendo i dettami della direzione. Insieme alla sua squadra scoprirà le carte di tutta questa storia e nel contempo, nel groviglio di incontri con altri personaggi e sentimenti, rimetterà a posto seppur con dolore i tasselli della sua vita personale.

Una sorta di commedia all’italiana, la cosiddetta commedia degli equivoci, dove niente è come sembra, avrà un finale del tutto inaspettato.

Il romanzo è scritto con grande semplicità: Salemme disegna con una sorta di affetto i suoi personaggi, sembra accarezzarli, tratteggiandoli appena ma dando loro un’identità precisa.

Scorrevole, dai tempi e ritmi scanditi velocemente, si fa leggere senza ripensamenti e lascia una dolcezza forse mista a una tristezza di fondo, quasi tangibili per il lettore.

 

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