La banda dei carusi
Da quando si è trasferita sotto l’Etna, al vicequestore Vanina Guarrasi non era mai successo di lasciarsi coinvolgere tanto da un caso. Ma ora il brutale omicidio su cui deve indagare è quasi un fatto personale. Per lei, per la sua squadra e per un gruppo di «carusi» che già in passato le è stato d’aiuto. In una mattina di aprile, alla Playa, l’unica spiaggia sabbiosa di Catania, viene scoperto il cadavere di Thomas Ruscica, qualcuno lo ha ucciso con un colpo di rastrello alla testa. Thomas era uno dei «carusi» di don Rosario Limoli, parroco di frontiera che opera nel difficile quartiere di San Cristoforo. Vanina lo conosceva: un ragazzo con una famiglia e un passato pesanti alle spalle, però determinato a rifarsi una vita e ad aiutare altri come lui. Criminalità organizzata o delitto passionale? Questo è il dilemma che da subito si trova davanti la polizia. Finché gli indizi non cominciano a convergere tutti sulla stessa persona. Eppure né Vanina, né il suo vice Spanò, né l’inossidabile commissario in pensione Biagio Patanè, di cui alla Mobile nessuno può più fare a meno, credono alla sua colpevolezza. Per scagionarla saranno pronti, ognuno a modo proprio, a trascurare o a mettere in gioco anche la loro vita privata.
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In questo giallo la Cassar Scalia ci presenta un nuovo caso per il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vannina. Questa volta, però, la vittima è uno dei carusi, Thomas. Un ragazzo che la donna conosce bene perché appartenente a un gruppo che l’ha aiutata in un’indagine precedente. Un adolescente con un passato difficile, un giovane che con determinazione è riuscito a “pulirsi”, a rifarsi una vita onesta, anzi si è assunto il ruolo di paladino della giustizia per aiutare chi è in difficoltà. Ma siamo in Sicilia e non sempre le buone azioni vengono premiate. Gli eroi possono essere fastidiosi, soprattutto se agiscono in un territorio dove chi comanda è la mafia. La Guarrasi è chiamata a investigare, a ricomporre un mosaico dove i tasselli a volte non combaciano. Un giallo intrigante, cosparso però di momenti ironici dettati anche dalla sicilianità spiccata. Per i dialoghi spesso viene utilizzato il dialetto dell’isola, forse retaggio di Camilleri e del suo Montalbano, linguaggio che però aiuta il lettore a essere parte integrante di una squadra. Tra le pagine tutto ha l’alito dell’isola: odori, sapori, tradizioni. Vacanze, mare, cibo: l’autrice riesce a far percepire ogni sensazione. Vannina ci delizia con pranzi e cene a base di prodotti tipici: spaghetti conditi con capuliato di pomodoro secco, il salamino di suino nero, le mandorle tostate. Durante gli spostamenti in auto si percepisce il profumo del mare e del pesce appena pescato. Ci si immerge nelle tranquille onde riscaldate da un sole che abbaglia o abbrunato da nuvoloni nella stagione più fredda. Dettagli curati, per permettono al lettore di vivere le medesime sensazioni di chi, in questa terra meravigliosa, ci vive davvero.

Un giallo dove i personaggi sono delineati in modo attento. In Vannina troviamo un’evoluzione importante: forse riuscirà finalmente ad aprire il suo cuore, a lasciarsi andare, ad abbandonare le sue paure per buttarsi in una storia d’amore. Poi Bettina, ingenua vicina di casa e “custode” del vicequestore che si rivela una persona astuta che vede al di là di quello che vuole far credere. Poi loro, i carusi, gli eroi e i veri protagonisti della storia. Thomas che con i suoi articoli mette paura anche alla banda criminale più famosa e cruenta, anche a costo della sua stessa vita. Un giovane che non ha paura di battersi per i deboli, per difendere le persone dai soprusi. E lei, Chanel, con la voglia di giustizia, con la volontà di dedicarsi allo studio per arrivare in età adulta a essere dalla parte dei buoni, delle forze dell’ordine. Ragazzi perduti, ma anche carusi che vogliono farcela a tutti i costi, sotto la guida attenta di don Rosario, che se ne prende cura e cerca di proteggerli. Uno spaccato reale, un romanzo che è un riscontro – purtroppo – di una quotidianità ancora presente.

Braccia aperte, cuore idem.

Dalle parole della Cassar Scalia emerge l’ospitalità degli isolani, la bontà di uomini che purtroppo viene minata da una piaga che sembra impossibile debellare.

Rimango in attesa di godermi le immagini della fiction tratta da questo romanzo, che dovrebbe andare in onda nei prossimi mesi.

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