Il suono della colpa
Genova. Benedetta Fabbri, postina precaria, nel primo giro di consegne a Vernazzola si imbatte nel cadavere di Arnoldo Chiana, liutaio tra i più apprezzati dai big della Scala. Il caso viene derubricato dagli inquirenti a «morte per cause naturali». Ma per Benedetta qualcosa non torna e inizia un’indagine nella quale coinvolge il padre Primo, due colleghi e Trick, agente di polizia e partner di giochi erotici. La postina seguirà le note distorte dei violini che accompagnano la vicenda, si troverà sullo spartito bruciato della vita della vittima e di una data cruciale per la Storia del Paese: 12 dicembre 1969, strage di piazza Fontana. Un percorso a ritroso alla ricerca della verità, rincorrendo l’anima di uomini e di strumenti, che vibra del suono incessante della colpa.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Due autori che uniscono il loro talento letterario e costruiscono un noir che ci riporta indietro nel tempo. Al 12 dicembre 1969 giorno della strage di piazza Fontana.

La collana Giungla Gialla del curatore Fabrizio Carcano, questa volta sbarca nel capoluogo ligure e accoglie i genovesi Daniele Grillo e Alessio Piras che escono con Il suono della colpa uscito per la Mursia Editore

Mi incuriosiva particolarmente leggere questo noir perché ero a conoscenza delle loro doti narrative, approfondite già in passato con i romanzi usciti con la Fratelli Frilli editori.

Questa collaborazione porta loro ad ambientare una storia che si snoda tra Genova nel presente e Milano nel passato, con una protagonista che forse il lettore non si aspetta. Una postina precaria al suo primo giorno di lavoro che si ricorderà sicuramente per tutta la vita.

Benedetta Fabbri svolge le consegne in un piccolo paesino, precisamente a Vernazzola e mentre sta recapitando un pacco trova il cadavere di Arnoldo Chiana, un liutaio molto tenuto in considerazione dai noti personaggi della Scala.

Morte naturale e il caso è archiviato, ma non per Benedetta che svolge un’indagine del tutto personale e non autorizzata, chiamando in causa la sua compagna di giochi erotici Trick che per sua fortuna è anche un’agente di polizia e un apporto di una certa consistenza può risultare decisivo.

Indagine complessa ma solo la caparbietà , l’ostinazione e il fiuto di Benedetta ,accanita lettrice di gialli, la porterà a correre più di un pericolo ma soprattutto a ripercorrere una tragedia che ha lasciato un segno indelebile sulla storia del nostro paese causando ben 17 morti e 88 feriti : La strage di Piazza Fontana.

Una strage di matrice terroristica compiuta nel centro di Milano presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, dove lavorava proprio il liutaio Arnoldo Chiana.

Il suono della colpa è un noir di forte impatto emotivo soprattutto nelle battute finali della storia, ci sono lacrime che vanno ancora asciugate e un violino che emette un suono che farà male per sempre perché decide i destini di molte persone, poi ci si perde nell’incanto di una Genova accompagnata dalle note di De Andrè quando canta La città vecchia e Le acciughe fanno il pallone, brani menzionati nello stesso romanzo e infine ci sono loro, i protagonisti, alcuni inconsueti e un po’ forzati, altri terribilmente veri e sinceri che sono parte essenziale di una trama che si sviluppa su un impianto narrativo abbastanza solido.

Un romanzo che scava nel passato portandoci agli anni di piombo, periodo storico che inizia proprio quel 12  dicembre 1969 e termina agli inizi degli anni 80, sarà chiamata strategia della tensione perché almeno dal periodo che va dalla fine degli anni 70 fino al 1975 si conteranno più di 4500 attentati.

Per L’italia sarà un periodo cupo e atroce dove nessuno poteva mai arrivare a pensare che si potessero scatenare in cosi poco tempo delitti cosi efferati.

Gli autori sono stati perfetti a strutturare un noir dai risvolti intricati e particolarmente complessi, contestualizzandoli in un periodo storico rilevante dell’Italia, riuscendo a catalizzare l’attenzione del lettore.

Ci sono ferite che non si rimarginano più, perché quel sangue continua a sgorgare a fiotti, sono le ferite dell’anima perché proprio per quel tipo di ferite non ci sono cicatrici e forse non ce ne saranno mai.

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