Il serpente
Mathilde Perrin ha sessantatré anni, è vedova e abita con il suo dalmata in una villetta a Melun, non lontano da Parigi. Nessuno mai sospetterebbe che dietro quella donna elegante, curata e un po’ sovrappeso si nasconda un sicario. Implacabile, precisa, addestrata fin dalla prima giovinezza, Mathilde non sbaglia un colpo e porta a termine a sangue freddo tutti i compiti che il comandante – suo superiore ai tempi della Resistenza – le affida. “Mathilde non ha mai sprecato una pallottola, solo lavori puliti e senza sbavature. Stasera è stata un’eccezione. Un capriccio. Avrebbe potuto colpire da più lontano, fare meno danni e sparare un proiettile solo, certo”. Sì, perché in effetti da qualche tempo qualcosa non va. Mathilde si lascia un po’ andare a certe crudeltà gratuite per “abbellire” le sue missioni. E inizia davvero a perdere la testa: dimentica di disfarsi dell’arma, sbaglia bersaglio, è convinta che il suo vicino di casa abbia decapitato il suo cane… L’ispettore Vassiliev intanto sta indagando sui suoi omicidi, ha “la testa piena di serpenti” e deve individuare al più presto il serpente maiuscolo, il misterioso assassino che colpisce con ferocia e senza una logica apparente. In questo gustoso e cattivissimo gioco al massacro in puro stile Tarantino, Pierre Lemaitre dà il meglio di sé con il suo spirito caustico, brillante e impietoso. Scritto nel 1985 e inedito, “Il serpente maiuscolo” è il suo primo noir e, nelle sue intenzioni, l’ultimo che pubblicherà e con il quale desidera dare l’addio al genere.
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Recensione a cura di Manuela Baldi

È la terza volta nel giro di poco tempo che leggo storie di signore di una certa età, apparentemente innocue, che invece si rivelano capacissime di commettere azioni criminose. Sto ancora cercando di capire se lo devo interpretare come un segno. Per spiegarmi meglio, non ho scelto i libri cercando questo tipo di protagoniste, non leggo mai la sinossi dei libri prima di leggere la storia, lo faccio dopo, il  libro mi attira, lo scelgo e a volte lo recensisco. Ma torniamo a “Il serpente maiuscolo”, primo noir di Pierre Lemaitre, edito da Mondadori. Come ci racconta l’autore nella premessa, il libro risale al 1985, è stato pubblicato ora, senza sostanziali modifiche e correzioni rispetto alla prima stesura ed è il suo addio al genere noir, a mio avviso un grande peccato. In effetti per chi avesse letto altro di Lemaitre, si nota una scrittura diversa rispetto ai libri più recenti. L’ironia però è già quella che l’autore usa sempre, un suo tratto caratteristico direi. Cosa mi è piaciuto di questo libro? L’apparente facilità con la quale Mathilde, la protagonista, uccide i suoi bersagli. Il pensiero che questa bella signora, un po’ svagata, faccia parte di un’organizzazione mi ha messo di buon umore, per evitare fraintendimenti, non c’è mai niente di divertente in un omicidio, è il modo in cui Lemaitre racconta le imprese di questa donna, la sua caparbietà, il suo dimenticarsi le regole d’ingaggio che conquista. L’autore è subito chiaro con il lettore, l’omicidio è descritto nelle prime pagine del libro, il resto è la caccia all’assassino, le indagini e la vita della killer. Mathilde Perrin, durante l’occupazione nazista, faceva parte di una brigata partigiana con a capo Henri Latournelle ed era considerata …”Era un fantasma e una ninfa, una musa e un talismano, era una dea e il diavolo in persona.” Fra lei e Henri, il comandante della brigata, un amore mai dichiarato, una passione mai consumata, nel mezzo la vita di tutti i giorni, un matrimonio, una figlia. Proprio Henri la recluterà, conoscendola bene, tutte le missioni perfette senza sbavature, le risorse umane soddisfatte. Nessuno potrebbe immaginare che Mathilde, invecchiata, ingrassata, miope, lenta, che suda tantissimo sia invece una spietata killer. Poi qualcosa si inceppa, le missioni non vengono più svolte con la consueta accuratezza, gli eventi precipitano, la polizia indaga. Mathilde non viene sospettata ma si innesca un meccanismo pazzesco, la sua smemoratezza causerà qualche problema ma il suo istinto non la tradirà. Una scia di morti ci porterà all’epilogo, un colpo di genio dell’autore,  ma per conoscerlo dovrete leggere questo libro che consiglio vivamente.

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