Il segreto dell’antiquario
Anni Ottanta. Elia Morosini Arconati è un ex musicista e direttore d’orchestra. Dopo anni di grande successo, una grave forma di schizofrenia lo ha costretto a ritirarsi, e adesso vive a Bologna, dove ha un negozio di antiquariato. Ma questa non è che la facciata. In realtà, Elia è un serial killer. Una volta individuate le sue vittime, si insinua sempre di più nella loro vita, arrivando a vivere di nascosto in casa loro per poi – quando non riesce più a sostenere la tensione provocata da questo “gioco” – ucciderle. E riprendere la propria normale esistenza. Fin quando un nuovo, incontenibile impulso non lo porta a ricominciare. In città, questi omicidi sono attribuiti al “Mostro di Bologna”, sulle cui tracce si mettono ben presto magistrati, investigatori privati e, soprattutto, una medium, Madame Thérèse. Le pagine di Roberto Carboni trascinano il lettore dentro la mente di un assassino, attraverso i meandri del male, risucchiandolo in una storia inquietante e senza redenzione. Sembra un uomo qualunque, ma la sua vita nasconde dei segreti mostruosi.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Dopo i successi con i rispettivi romanzi Il giallo di Villa Nebbia e La collina dei delitti, Roberto Carboni torna con un nuovo thriller edito Newton Compton dal titolo Il segreto dell’antiquario.

L’autore bolognese ci riporta la paura di un tempo, che ci accarezza e pian piano ci scuote, cosi in questo romanzo ritroviamo un protagonista come Elia Morosini Arconati, il vero rappresentante del male assoluto, un diavolo in persona che sarà definito dalla stampa come “Il mostro di Bologna”.

Un uomo apparentemente tranquillo, apprezzato ex musicista e direttore d’orchestra che ha dovuto vedere sfumare il suo talento a causa di una grave forma schizofrenica, stabilitosi in via definitiva a Bologna si è aperto un negozio di antiquariato.

Una persona cordiale e rispettata che ha il suo segreto nascosto, di essere un serial killer.

Se l’ingegner Velasco di Carlo Lucarelli veniva definito un Lupo mannaro, Elia Arconati invece a mio avviso sembra più assomigliare a un serpente pronto a mordere.

Insidioso, viscido sente il respiro delle vittime che ha somministrato loro un potente sonnifero, le rende vulnerabili, le sfinisce con estrema dolcezza e infine le colpisce inesorabilmente.

Un gioco perverso e crudele ad opera di un serial killer che tinge di rosso sangue le strade di Bologna.

Elia Morosini Arconati è un predatore, ma è anche un esploratore taciturno che vaga per lussuose ville, si mimetizza rendendosi invisibile e che alla fine riesce a raggiungere il suo scopo che non è solo semplicemente uccidere delle giovani coppie, ma impossessarsi delle loro abitudini e al tempo stesso della loro intimità. 

Per cercare di arginare il male basteranno, un commissario, una medium, un amico d’infanzia sospettoso e una coppia di investigatori? Lasciamolo scoprire agli amanti del brivido.

Ancora una volta l’autore ci conduce nei labirinti della mente umana, in quei meandri oscuri fatto di rifugi silenziosi dove riposa il male per risvegliarsi il giorno dopo e potersi mimetizzare al meglio tra la gente, perché in fin dei conti Elia Arconati sembra uno di noi ma in realtà non lo è.

E’ tornato il Carboni old stile che si è contraddistinto in passato in romanzi come Dalla morte in poi e Il dentista; sono venute a ritrovarci le pulsioni omicide, le ossessioni di quei serial killer di un tempo che le riscopriamo in questo nuovo thriller con protagonista un implacabile visitatore notturno che ha bisogno di raggiungere quell’orgasmo che si concretizza nel piacere di somministrare la morte a seconda delle modalità prestabilite.

Raccontare il male in maniera sublime attraverso una prosa delicata, con la dovuta attenzione ai minimi particolari e agli aspetti più minuziosi è qualcosa che riesce solo a pochi, Roberto Carboni è uno dei maggiori esponenti di questo genere letterario, perché attraverso la narrazione, fotografa al meglio le mostruosità dell’essere umano che si concretizzano nelle sue aberrazioni e perversioni.

Vorrei usare un aforisma omaggiando il maestro dell’horror Stephen King che recita: I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte vincono.

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