IL QUARTO TESTIMONE
Dopo essere stata in coma a seguito di un attentato, l’avvocato Antonella Demelas è una donna profondamente cambiata. Depressa, apatica e dolorante, ha deciso di appendere la toga al chiodo e lascia che le giornate le scivolino addosso. Intanto un nuovo omicidio sconvolge l’opinione pubblica. È un caso di grande risonanza mediatica, anche per le sue implicazioni politiche: Echenim Destiny, un immigrato irregolare proveniente dalla Nigeria, viene accusato di aver ucciso il proprietario di un locale durante una rapina. L’avvocato d’ufficio a cui è stata assegnata la difesa dell’imputato chiede ad Antonella di leggere gli atti, e questa sarà la miccia che farà riaccendere in lei, poco alla volta, la voglia di vivere e di lavorare. Il compito si preannuncia tutt’altro che semplice: non solo Echenim Destiny è latitante, ma l’impianto dell’accusa appare solido e impossibile da scalfire. Per dare una speranza all’imputato, l’avvocato Demelas dovrà tornare quella di un tempo, pronta a mettersi in gioco in prima persona.
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Ebbene anche Paolo Pinna Parpaglia rientra tra gli autori che si cimentano, in Italia,  con il cosiddetto legal thriller. Da Michele Navarra a Gianluca Ferraris, ed eccoci con Parpaglia ed il suo “ Il quarto testimone “ che in realtà è il suo quarto giallo che ha scritto. Una storia di assoluta attualità quella descritta in queste pagine. Parpaglia ci aiuta a conoscere la realtà della Nigeria con la sua capitale, Lagos, la città più grande del continente africano, con quasi 20 milioni di abitanti, le periferie con palazzi a tre piani tutti uguali, dove la sporcizia, la povertà e la disperazione sono le caratteristiche che dominano; con gruppi di abitanti dediti all’illegalità che rubano petrolio e/o benzina dagli oleodotti, traffici che se da un lato danno  buone possibilità di guadagno, dall’altro danno scarsi margini di sopravvivenza. In questo contesto, si inserisce la figura di Echenim Destiny, che oltre alla condizione di immigrato deve aggiungere, non solo di abitare in una delle tante catapecchie di cui il nostro paese è pieno,ma a cui deve anche aggiungere la propria soggettività di omosessuale, ed essere il buon caprio espiatorio. Omosessualità che in Nigeria, ed aggiungo io, non solo, è messa al bando e chi ne è “ interno “ è considerato criminale da condannare a morte. Come scritto sopra, quanto scritto è di estrema attualità, viste le descrizioni dei viaggi verso una vita migliore, la libertà, l’approdo da raggiungere; dalla Libia, con i soprusi, i furti e le violenze subìte, verso l’Europa; con i trafficanti di uomini, e qui, in Italia i cosiddetti Centri di Accoglienza. Ma non è solo la figura di Echenim che si valorizza in queste pagine, prende forma e catalizza su di sé attenzione Antonella Demelas, avvocatessa, in difficoltà con la sua attività forense, dopo aver subìto un attentato, e per questo se considerata donna da “recuperare” da recuperare in quanto avvocato lo è già, rognosa, esperta,furba ecc..  e che nonostante tutto quanto l’aver subìto, riesce a capire le persone dai piccoli dettagli, dal primo sguardo; che privilegia il cosiddetto lavoro sul campo rispetto a codici ed aule processuali;che  ha un debole  verso i “ delinquenti “;con un compito per niente facile da perseguire: separare la verità dalla menzogna;  poi i quartieri residenziali con le villette a schiera, i giardinetti ai quali non manca l’attenzione, e di sicuro il diffuso benessere. E quindi le descrizioni dei soggetti riconducibili all’essere dei  prototipi degli scansafatiche, di coloro che desiderano rimanere vita natural durante alle dipendenze della famiglia benestante. E quindi rimanendo all’oggi: dalle descrizioni dei circoli neofascisti alle condizioni di sfruttamento imposte dai trafficanti di libertà che impongono il rassegnarsi soggettivo di chi attende il proprio momento vivendo la propria speranza in un futuro possibile nel farcela a sopravvivere. Lette queste 474 pagine non possiamo che auspicare il prossimo scritto di Parpaglia.

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