Attratto da quanto ha scritto Massimo Carlotto, non mi sono potuto sottrarre dalla lettura di questo romanzo che parla di Trieste, con le sue storie rimosse, mai affrontate, fatte di deportazioni, “ esodi “, vendette e tradimenti, che trovi nelle famiglie e certamente non nei libri di storia, di periferie con un’edilizia creatrice di stati d’animo, e dell’Elba, sfregiata e svilita da antenne e ripetitori, con il suo silenzio irreale, il maestrale, i cinghiali, con l’affacciarsi alla vista di Piombino, Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo e la Corsica; con sentieri che si snodano tra boschi e pinete ma soprattutto di vite messe in discussione dall’esistente. Una storia che si sviluppa tra Gloria, con i suoi occhi da disturbata, ed Anna, che prova pena per sé stessa, per la precarietà dell’esistente ed una parte di sé stessa è morta dentro, con i fantasmi che ne agitano l’esistenza; che ripudia le scorciatoie prodotte dall’abuso di anfetamine; con un’infanzia dannata; con la cocaina che per Gloria significa attenuare la tensione quotidiana, e la spartizione di soldi, facili da gestire? Che divengono invece difficili e complicati. Certo, Gloria ed Anna, ma a cui si aggiunge Marcella con le violenze subìte, ad opera del compagno/marito. Un romanzo che ci parla dell’amicizia e dell’andare oltre, oltre ad una storia d’amore che diviene una coincidenza di emozioni che non necessita del sesso per esistere. Un romanzo che ci parla di vite alla deriva, di vite malate, con conseguenti sogni, visioni e perché no, allucinazioni, con equilibrio psichico sempre in discussione e sull’orlo del precipizio, con la follia incombente dietro l’angolo.
Thriller
Con questo nuovo romanzo torna al grande pubblico una tra le scrittrici americane più apprezzate e amate dai lettori, Alafair Burke, indicata da molti come