In questo romanzo Mauro Zanetti affronta un tema attualissimo: quello che ora viene definito “bullismo”. Nel 1994, anno in cui si svolge parte della vicenda, invece il bullo era considerato “il più figo”, quello che “sapeva farsi rispettare”.
Il punto più buio fa un’analisi attenta del profilo del bullo. Dopo un atto così disgustoso non rimane nessuna traccia su chi l’ha compiuto? Dimenticare un torto di tale gravità è possibile? Come si può continuare a vivere dopo avere inflitto a un povero ragazzo violenze sia fisiche che morali?
Sono domande naturali alle quali Il punto più buio prova a dare una risposta.
Un bullo ha una coscienza? Da adulto come giudicherà le sue azioni? Si ricorderà dei suoi gesti disgustosi o li accantonerà o, addirittura, li dimenticherà?
La trama racconta di quattro amici che si accaniscono su un coetaneo. Tre di loro lo prendono a calci e pugni, mentre il quarto assiste alla scena, impaurito, schifato dalla situazione, ma senza intervenire in difesa del più debole. È, come detto, il 1994. Gli anni passano, i ragazzi diventano adulti, la loro amicizia continua e hanno una vita all’apparenza normale. Ma come si può vivere con un fardello simile? L’hanno archiviato come una “marachella da adolescenti”?
Zanetti si spinge ancora più in fondo, nel punto più buio della loro anima, dove vengono celati i fatti scomodi, ma con i quali prima o poi si è costretti a fare i conti. Nel branco, uniti, ci si sente forti, ma quando si è soli, con i propri pensieri, con la propria coscienza ci si ritiene ancora così invincibili?
Quattro ragazzi, quattro amici che, da adulti, non riescono a dimenticare il passato. Ora sono cresciuti, sono uomini affermati nel lavoro, sono quelli che nella vita ce l’hanno fatta. Bastano la famiglia e la notorietà o una professione appagante a cancellare? Sono sufficienti a lavare la coscienza? Un’evoluzione dei personaggi a trecentosessanta gradi. Da ragazzini all’apparenza forti, solo però se uniti, a uomini che vacillano. Un marchio indelebile li ha accompagnati nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta e sono consapevoli che li segnerà per sempre.
Zanetti ci fa riflettere anche sul significato di “colpa”. Colpevole è chi agisce o anche chi rimane fermo a guardare?
Un segnale forte e duro contro una piaga che sta dilagando. Una disamina dell’animo adolescenziale per trovare risposte e motivi che però non esistono.
La trama è ricca di suspense, costruita bene e i salti temporali riescono a renderla ancora più avvincente. Un romanzo di genere “giallo hard-boiled”, ma nessuna lettura sarà mai abbastanza dura o violenta per denunciare un fenomeno che deve scomparire.
Un libro attuale, una narrazione intensa. Si parte dal 29 aprile del 1994 e si arriva fino al 2018, con l’interruzione dell’ordine cronologico strutturata ad arte che rende più chiari gli eventi e fa in modo che il lettore si immerga nella lettura, in quegli animi tormentati.
Zanetti sa come muoversi nei meandri della psiche, ma conosce anche alla perfezione le tecniche narrative.
Il mondo a colori è stato ridipinto di un nero accecante. La rabbia e l’odio prendono il sopravvento e portano i protagonisti a vivere una vita su un filo teso che il lettore sa che può spezzarsi e attende quel momento come una liberazione.