Il potere di uccidere
È la vigilia di Natale e a Roma si annuncia una storica nevicata. L’ex giornalista Marco Paraldi riceve nella sua vineria dietro Campo de’ Fiori la visita di Nazareno Balani, l’anziano capo della tipografia del giornale dove, tanti anni prima, ha cominciato a esercitare la professione. L’uomo è disperato per la scomparsa del figlio Max: i carabinieri, con malcelato scetticismo, hanno raccolto la sua denuncia promettendo di indagare, ma Balani, non fidandosi, chiede aiuto a Paraldi. Max fa l’autista per un deputato dalla reputazione dubbia, Pino Pignataro, che milita nel piccolo partito fondato da Gianfranco Cannone, vecchio pescecane della politica italiana. Per Paraldi è l’occasione di tornare a fare il cronista, anche stavolta accompagnato da Chicca, la principessina romana di vent’anni più giovane innamorata di lui. Insieme attraversano una Roma popolata da cardinali che bevono solo champagne e ministri corrotti, cinici faccendieri, killer spietati e romantici clochard. In questa nuova, appassionante inchiesta del cronista vinaio, Roncone guida il lettore tra i luoghi più oscuri della Capitale, dove il bene e il male sono amministrati dalla stessa violenza.
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Torna il bravo giornalista Fabrizio Roncone con un libro intitolato Il potere di uccidere, edito da Marsilio Editore. Un giallo ostico, a carattere politico, privo di qualsiasi beltà, è un ritratto fedele del marcio che domina, purtroppo, la nostra classe politica.

Protagonista indiscusso della narrazione è sicuramente Marco Paraldi, un ex giornalista, costretto a lasciare la professione per aver dato uno schiaffo a Montecitorio all’allora ministro dell’Interno. Costretto, così, a lasciare il suo posto al giornale, ha ripiegato con l’apertura di una vineria molto particolare in quei di Roma:

“La vineria è al numero civico 22/C di via Dei Banchi Vecchi, pieno centro storico, dietro Campo dei Fiori. Si chiama mezzo Litro, in onore dei vecchi che vivevano nel quartiere di Testaccio. Le pareti sono bordeaux e i soffitti a volta, con i mattoncini originali di inizio 800 lasciati a vista. Gli scaffali di ferro, le bottiglie divise per regione. Due credenze frigorifero, con i salumi e i formaggi.”

Abbiamo già visto in azione Marco Paraldi nel precedente libro intitolato Non farmi male, è sicuramente un personaggio un po’ bordeline, ma di grande fascino e intelletto. Ha delle manie:

“Deve sempre avere due pacchi per ogni formato di pasta, se in cucina non devono mai mancare l’aglio e il peperoncino, se mi piacciono solo i biscotti Gentilini, se ho una collezione di dodici paia di Adidas Tobacco dello stesso color tortora, se indosso soltanto camicie Brooks Brothers… be’ queste non sono fissazioni ma uno stile di vita.”

In questo romanzo riceve una richiesta di aiuto a cui proprio non può sottrarsi. Il figlio Max di Nazareno Balani è scomparso nel nulla, e il padre è disperato. Nazareno è il capo della tipografia dell’ex giornale per cui lavorava Paraldi, e ha con lui un rapporto particolare, fatto di stima reciproca e di affetto. Max era l’autista di un politico tanto famoso quanto ostico, tale Pino Pignataro, un imbroglione, cocainomane, che si è macchiato di orrendi gesti, mai scoperto. Perché un giovane all’apparenza così onesto e dedito al suo lavoro dovrebbe scomparire nel nulla?Non c’è alcun episodio che abbia fatto presagire una tale scomparsa, e i Carabinieri sono troppo presi da altri reati ben peggiori, per indagare a fondo.

Riuscirà l’intuitivo e capace ex giornalista ad accogliere positivamente la richiesta del suo amico? Riuscirà a muoversi all’interno dei meandri bui e oscuri di Montecitorio?

Un giallo ambientato a Roma, dove quest’ultima è tutt’altro che la capitale della bellezza, ma è soltanto una città dove regnano incontrastati il malaffare, le beghe politiche, gli interessi e i giochi sporchi di una classe ormai alla gogna. E’ una Roma buia e oscura quella dipinta con precisione da un autore, che dimostra di conoscere i meccanismi insiti alla classe politica in modo eccellente. Ne scaturisce una lettura di genere che intriga ed avvince il lettore, a tratti disgustandolo per la bassezza umana che vi regna, ma sempre avvincendolo con una storia ricca di malia e di suspence.

Ne completa l’analisi una trama compatta e ben elaborata, uno stile di scrittura preciso e fluido e personaggi abilmente tratteggiati, con minuzia di particolari. Dunque ne consegue una lettura appassionante che fa riflettere sulla nostra società e su chi la governa. Buona lettura!

 

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