Recensione a cura di Massimo Ghigi
Il nuovo libro di Piero Colaprico Il fantasma del ponte di ferro è una nuova gemma all’interno di una collana veramente notevole qual è la Nero Rizzoli, sia per i nomi che ne fanno parte sia, soprattutto, per la qualità assoluta delle opere in lista.
L’eccezionalità di questo libro, secondo me, sta principalmente in due aspetti: il genere inizialmente non facilmente inquadrabile e la struttura a “racconto nel racconto” che funziona molto bene e aggiunge interesse al libro.
Il genere: si parte come un romanzo dalle venature horror-gotico (a tratti nelle descrizioni di atmosfere e personaggi mi sono sentito catapultato ai tempi di Jack lo squartatore!) con un cadavere orrendamente decapitato e addirittura impiccato, per virare poi in tematiche noir con un’indagine fatta nei bassifondi, in mezzo ad una fauna fatta di piccoli delinquenti di mezza tacca, prostitute e travestiti per poi sfociare definitivamente un complesso e articolato romanzo di spionaggio con tanto di agenti del KGB doppio giochisti, contrabbandieri di preziosi e fuggiaschi dalla madre URSS!
La struttura: il nucleo della storia è basato su un racconto fatto dall’ex maresciallo Binda, ormai in pensione, alla sua amata Alba, la portinaia dello stabile in cui abita; il racconto verte su un “cold case” che lo ha coinvolto in passato e che è tornato prepotentemente nella sua vita a causa di una visita inaspettata. La conclusione del romanzo è però ambientata nel presente dove finalmente i dubbi di Binda vengono sciolti e si arriva anche alla sensazionale soluzione dei vari misteri (l’impiccato/decapitato e la scomparsa di una violinista russa).
Ammetto che ho dovuto prestare particolare attenzione soprattutto durante la lettura dei capitoli finali del libro, i personaggi coinvolti sono tanti e le dinamiche tra loro piuttosto intricate, ma devo dire che il tutto è scritto molto bene e le spiegazioni date sono apprezzabili.
Anche l’evolversi della personalità di Binda, da giovane maresciallo dai modi spicci a pensionato con l’hobby dell’investigazione, paziente e abile, nel sopperire con l’astuzia al calo di tonicità e prestanza fisica, è molto interessante.
Il finale poi è veramente emozionante, ad un certo punto commovente perfino, e lascia davvero il lettore con la sensazione di aver letto un romanzo fuori dal comune e assolutamente degno di nota.
Confermo il mio apprezzamento per il connubio Colaprico/Nero Rizzoli e spero tanto che questo sia solo l’inizio di uno strepitoso sodalizio!
Alla prossima!