Il dubbio
Onizuka Kumako è una donna avvenente, dalla figura prosperosa e dai modi spregiudicati. Entraîneuse nei bar di Tokyo, sa come sedurre i clienti, e per farsi rispettare non esita a usare le maniere forti – e a ricorrere, se necessario, alle sue amicizie malavitose. Peccato che Shirakawa Fukutaro, ricco vedovo alla disperata ricerca di compagnia, sia all’oscuro del suo passato e decida di sposarla, portandola a vivere nella regione dello Hokuriku. Sarà un matrimonio di breve durata: in una piovosa sera di luglio l’auto su cui viaggiano finisce nelle acque del porto e Fukutaro annega. Accusata di aver architettato l’omicidio per riscuotere il premio di un’assicurazione sulla vita del marito, Kumako si ritrova nel tritacarne della stampa che, assecondando i pregiudizi della gente del posto, si scatena contro la «demonessa». Benché dal carcere lei non cessi di proclamarsi innocente, solo una manciata di temerari avvocati è disposta a crederle: almeno fino a quando il dubbio non comincia a serpeggiare e inattesi particolari tornano alla luce. Come sempre Matsumoto si rivela un maestro nel rovesciare le prospettive, ma soprattutto nello spiazzare il lettore smascherando, a partire da un’oscura vicenda, il più torbido sottofondo della società giapponese.
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Leggere qualcosa di un autore giapponese, vuol dire, oggi, leggere Murakami. Ma senza nulla togliere all’affermato autore, se si legge Matsumoto con il suo “ Il dubbio “, ci rendiamo conto quanto il panorama giapponese  di coloro che si dedicano alla scrittura,noir in particolare, sia vasto ed interessante.133 pagine, qualcuno le può considerare poche,che si leggono in ½ giornata. Inizi a leggere e ne rimani attaccato fino all’ultima pagina, anzi a “….. procuratori “.Il capro espiatorio; un avvenimento, con un morto annegato, il ricco possidente e le polizze sulla vita che divengono prova per accreditare l’ipotesi di un crimine premeditato;avvenimento  che ha la soluzione a portata di mano; un giornalista che fa del vero e proprio linciaggio tramite il suo mestiere ed orienta, certo con bravura, l’opinione pubblica, nella direzione da lui perseguita; una donna con precedenti penali, con questi che divengono non solo pregiudizi, ma elementi di condanna e colpevolezza, con addirittura il cognome che si pone contro di lei,con i soprannomi che le vengono affibbiati dalla quasi totalità degli abitanti di T., “ la demonessa “, “la donna più malvagia” …., una donna che per il solo fatto di agire con sangue freddo ed astuzia è ritenuta colpevole di tutto il possibile. In tutto questo, l’essere avvocato difensore diviene problematico e pertanto rifiutato dai più che non vogliono assolutamente vestire i panni dell’avvocato delle cause perse, per non dire dell’uso che viene fatto dell’unica prova … possibile, e dell’unico testimone. Assenza di prove oggettive, presenza di quelle solo indiziarie che divengono elementi di colpevolezza. Imparzialità ed obiettività, elementi che dovrebbero caratterizzare sia  la professione di avvocato che quella di giornalista vengono messi in discussione. Non potevano mancare i riferimenti alla famosa mafia giapponese, la Yakuza. Un libro che sembra parlare alla società giapponese, ma in realtà è un vero e proprio monito generale, Giappone o meno.

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