E se fosse il male a salvarti la vita? E se nonostante il tuo carattere, la tua anima pulita, la tua fedina penale limpida, dentro di te si nascondesse un mostro?
Con questi interrogativi ho chiuso il romanzo di Paola Barbato “Il dono”, una storia che non lascia tregua al lettore e alla sua psiche.
Un romanzo che va a toccare corde sensibili e profonde dell’umanità, che mette sul piatto della bilancia il bene e il male, ma soprattutto l’ineluttabilità di una scelta non tua.
La prima cosa per cui questo romanzo si fa notare, è la grande capacità e professionalità dell’autrice di parlare di medicina. Non è facile, ci si addentra in campi specifici, dolorosi, con cui non si può certo scherzare. La Barbato lo fa con maestria, facendo diventare termini medici e terapie all’avanguardia, pane per i suoi denti. Il trapianto è al centro dell’opera, tanto che i personaggi che si muovono tra le pagine, non hanno un nome, ma sono identificati dal lettore con il nome dell’organo che è stato loro trapiantato: Cuore, Pancreas, Polmoni, Fegato, Reni e Cornee. Non ci si dimentica mai, durante la lettura, che il personaggio che sta vivendo le azioni, non è più “unico” e “individuale”, ma ha in sè qualcosa che proviene da un’altra persona, da un’altra anima, da un’altra vita. Da chi vengono questi organi?
Chi legge è continuamente pressato da questa domanda: e tu cosa faresti? Vorresti sapere chi ti ha donato la vita per la seconda volta? E se non fosse chi ti aspetti? E se quella persona fosse un mostro?
Nonostante la storia sia molto articolata e i personaggi non pochi, il romanzo si legge in un soffio, grazie alla scrittura fluida e avvincente dell’autrice. Il tutto è legato da un omicidio che avviene tra le prime pagine, la cui risoluzione dipende dal ricomporre un puzzle che sembra impossibile da ricostruire.
Consigliato, per l’originalità della trama, la suspance e la caratterizzazione dei personaggi.