“Dozzine di corvi stridevano nel cielo, disegnando configurazioni che cambiavano di continuo e sembravano significare qualcosa, se solo lei fosse stata una strega in grado di leggere le scritte effimere racchiuse nel volo degli uccelli”
Dean Koontz ha una prosa e uno stile tutto suo, direi allucinato, vorticoso e onirico, così come le sue storie si dipanano fra i caratteri della fantascienza, del thriller e dell’avventura. Il Codice si presenta fin dalle primissime battute come un figlio legittimo del suddetto scrittore, con quell’atmosfera in bilico tra complotti, minacce sullo sfondo, affetti familiari che resistono a sfumature dittatoriali e apocalissi che tracciano l’umano destino, lo circuiscono, lo svuotano e lo indirizzano all’autoriflessione sul suo divenire. Questo è un Koontz puro, con le sue bellissime metafore che accompagnano la narrazione, i ritmi tesi che dal frenetico fuggire dei protagonisti si spennellano nel romantico, nelle relazioni che salvano, nella speranza come baluardo finale dell’uomo inaridito, eppur ardente di sogni, motore di cambiamento. Infinite speranze, infinite minacce: il cuore vivo del viaggio nel Codice, la summa dei temi cari all’autore, già riscontrati nel profetico Abisso, una fuga dell’uomo che rivela un tunnel di peripezie alla ricerca del futuro, verso il baluardo di una umanità ineluttabilmente contaminata dalla scienza e dalle dinamiche del potere, ma con resilienza di purezza. E qui, in questa storia di mondi paralleli, di una chiave misteriosa che ci conduce in versioni alternative della Terra, tutto appare come una metafora, un filosofeggiare alla Koontz, nel suo inconfondibile stile ricco di suggestioni e circonvoluzioni letterarie. Il viaggio rappresenta il simbolo e la chiave di volta di altre possibilità nell’affannosa ricerca di una alternativa agli scenari del dolore, per un destino che non è stato clemente nello strapparci affetti e opportunità, per scorgere un sentiero differente, pur con tutte le insidie che comporta il desiderio di un mondo parallelo “altro” dal delibare del fato. Un padre e una figlia, Jeffy e Amity, rappresentano il legame indissolubile e invincibile nel caos di orizzonti distopici, nemici dalla connotazione totalitaria e ibridi frutto di scienza scellerata: il fronte di resistenza è la purezza di un amore potente, alba di speranza che si staglia sulle asperità dell’ignoto e le ombre dell’incertezza.