La protagonista del romanzo è sicuramente Venezia con tutte le sue sfaccettature positive e negative, intorno ad essa gravitano vite, personaggi famosi, persone che ricoprono cariche importanti e il popolo che ne segna i tratti caratteristici. Canaletto ruota attorno a Venezia e non il contrario e così anche tutti gli altri. Venezia offre vedute curiose, interessanti, artistiche, magiche e occulte. Canaletto ha dedicato la sua arte a Venezia e lo ha fatto riportando la Serenissima su tela come se fosse una foto, usando la camera ottica. Una magia presente fin dal Rinascimento che permetteva a Canaletto di riprendere tutti i particolari della scena attraverso una lente e uno specchio che proiettavano l’immagine vista su un foglio. In questo modo sulla tela si poteva vedere la vita reale e con gli effetti scenografici ereditati dal padre e usati anche dallo stesso per gli spettacoli teatrali riportava una luce particolare ad illuminare una scena che sarebbe passata in secondo piano altrimenti. Ma Venezia aveva anche altre facce dopo la bellezza e la cultura che ospitava c’era un aspetto sordido che insozzava la sua essenza. Il vizio a Venezia sembrava quasi una virtù! Personaggi insospettabili potevano compiere azioni impensabili, al di là della morale che sembrava passata di moda. Le maschere celavano una realtà nascosta, settaria attraverso la quale si premeva per raggiungere il potere che era detenuto da famiglie patrizie. Sempre a Venezia tempo prima era nata la cosiddetta “nobiltà nera o aristocrazia nera” dove famiglie comandavano e manipolavano a loro piacimento persone per godere del loro potere. Oltre tutto ciò Venezia ospitava anche il ghetto degli ebrei, che venivano isolati in una parte ormai stretta e che dovevano farsi riconoscere quando circolavano per la città. Una città aperta solo per certi versi, una città dove si sviluppa la storia che l’autore ha creato con la sua mente. Una storia che è, come dice l’autore, un thriller storico-avventuroso e non prettamente storico. Un romanzo piacevolo, interessante che fa salire la curiosità del lettore ad ogni capitolo. Qui troviamo Canaletto alle prese con l’investigazione commissionatagli dal Doge in persona in seguito ad un suo dipinto, il “Rio dei Mendicanti”, dove il pittore ha raffigurato tre figure. Una di queste è stata riconosciuta da qualcuno di importante che chiede di investigare per capire il perché della sua presenza in quel posto. Da lì prende forma una storia che si dipana per le calli di una Venezia misteriosa, intrigante e pericolosa. Loschi figuri, vita lasciva di molti personaggi importanti, una famosa cortigiana, spie, persone insospettabili che cadono nella rete della depravazione, una storia d’amore, delle forti amicizie, intuizione e imprudenza per un’indagine che lascerà l’amaro in bocca per le morti atroci e macabre che hanno subito le vittime. Una storia che continua, ne Il ponte dei delitti di Venezia, e che coinvolge di nuovo il pittore Antonio Canal. Non resta che tuffarsi nella lettura della nuova avventura e immergersi nella magia che la città offre.
Trama È un Giorgio Martinengo sconvolto quello che, in una nebbiosa domenica di febbraio, rinviene il cadavere di Vittoria Squassino, manager della succursale milanese di