Il breve mestiere di vivere è il romanzo d’esordio di Adriano Morosetti uscito per Mursia editore nella collana Giungla gialla curata da Fabrizio Carcano.
Protagonista di questo noir scritto dall’autore sanremese è Arturo Ferretti, inviato speciale di una rivista che si occupa di seguire la 43° edizione del Festival della canzone italiana.
Siamo a Sanremo e precisamente nel 1993, dove la conduzione del Festival viene affidata a Pippo Baudo, affiancato da Lorella Cuccarini e con Alba Parietti alla guida del Dopofestival. Un anno che vedrà trionfare Enrico Ruggeri con la canzone Mistero e Laura Pausini nella sezione Novità con il brano La solitudine.
Se dovessi fare un parallelismo tra i due titoli dei brani vincitori del Festival e quel che accadrà nella storia magistralmente narrata proprio da Morosetti, direi che il mistero e la solitudine sarebbero le parole più appropriate. Il mistero sta nella morte di Nino, amico di Arturo Ferretti, la solitudine invece viene rappresentata dal voler far passare da parte degli inquirenti questo tragico evento come un incidente e quindi un caso da archiviare senza alcun colpevole lasciando quel corpo solo e abbandonato privo di calore.
Ma chi ha lasciato quel corpo in quella pozza di sangue, Nino è caduto da solo da quell’impalcatura o è stato assassinato?
Arturo rivive il ricordo di Nino, legato agli anni 70, dove entrambi avevano fatto parte del Movimento, ma il suo amico aveva cercato di rimettersi in contatto con lui perché aveva cose urgenti da comunicargli. Ferretti si presenta all’appuntamento, ma è ormai troppo tardi perché trova il suo amico morto.
Nino era un uomo che credeva fermamente nella giustizia e nonostante il suo carattere un po’ iracondo, era sempre propenso ad aiutare il prossimo senza lasciare indietro nessuno.
Era un uomo buono Nino e merita giustizia, sarà Arturo Ferretti a ricostruire l’accaduto, ma soprattutto a cercare quanto meno di percepire quali rivelazioni scottanti il suo amico gli stesse per confidare.
L’evento del Festival di Sanremo rappresenta per la sua città qualcosa di unico e si sa che i riflettori e le luci sono puntati sulla manifestazione canora, ma se gli inquirenti vogliono tenere un clima abbastanza tranquillo e compassato, il giornalista metterà in secondo piano lo stesso Festival infischiandosene del suo gossip e dello spettacolo in sé, spostando l’attenzione sull’indagine anche a costo di correre più di un serio pericolo.
Un romanzo coinvolgente scritto attraverso uno stile immediato e asciutto che bada molto alla sostanza, per Arturo Ferretti il tempo non sembra essersi mai fermato, tra ricordi malinconici e stucchevole ironia rivivremo quel periodo che per l’autore rappresenterà solo una cornice suggestiva per ambientare un noir di pregevole fattura.
Interessante il modo in cui è riuscito a caratterizzare i personaggi secondari, in cui tutti avranno un ruolo fondamentale all’interno della storia che nasconde le sue zone d’ombra, quei segreti di un gioco sporco e corrotto che volge al massacro e ne fa le spese della gente innocente proprio come Nino.
A Ferretti di professione giornalista è dato l’arduo compito di cercare di mettere un po’ d’ordine in un mondo spietato e crudele affinché le ferite dell’anima non continuino a sanguinare.
Una lettura avvolgente che segna l’apprezzabile esordio di Adriano Morosetti.