Il bibliotecario di Auschwitz
1944. Il professore ebreo Isaia Maylaender, tornato in Ungheria da Fiume per stare vicino agli anziani genitori, si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato e finisce con loro ad Auschwitz-Birkenau. Maylaender è un uomo brillante, abituato agli agi, e la realtà spietata e disumana del lager minaccia di consumarlo. Giorno dopo giorno, la costante lotta per la sopravvivenza in condizioni degradanti lo spinge sull’orlo dell’abisso. Quando ormai tutto sembra perduto, una proposta inaspettata riaccende in lui la speranza: Hillgruber, un ufficiale delle SS, gli affida il compito di catalogare i libri requisiti nel ghetto di Cracovia e di organizzarli in una biblioteca che offra ai soldati nazisti distrazioni più elevate del gioco e del bordello. L’iniziativa colma di entusiasmo il professore, che spera, grazie ai libri, di rendere più umane le SS. Mentre Maylaender si getta a capofitto nella missione, e i sovietici si avvicinano sempre di più al lager, Hillgruber gli assegna altri due incarichi: fare da precettore al figlio e redigere le sue memorie di guerra, compiti che si riveleranno molto più pericolosi di quanto Isaia avrebbe mai potuto immaginare…
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Un romanzo doloroso che fa male mentre gli occhi non possono evitare di bagnarsi di lacrime leggendo quelle che sono state le pagine più buie della nostra storia. La parola disumanità oltre ogni misura risuona come un grido straziante nei primi capitoli di questo romanzo che inizia come un pugno allo stomaco.

Isaia, un uomo brillante e di buona famiglia finisce nel campo di sterminio dove i tedeschi delle SS sterminano senza pietà e senza alcun briciolo di umanità migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. La narrazione di questi primi capitoli ambientati in una realtà così crudele, sanguinolenta e atroce colpisce forte allo stomaco e all’anima. Non si può evitare di pensare mentre si legge, che ciò che lo scrittore descrive con grande minuzia di particolari è la verità, e ciò rende la lettura ancora più sofferta e straziante. La sete di conoscenza e soprattutto il desiderio di conoscere anche gli aspetti più crudeli di ciò che è accaduto oltre quel filo spinato, spinge a proseguire nella lettura, per la natura umana che esorta a conoscere le atrocità come tali per relegarle nella propria coscienza umana come qualcosa che non si deve mai e mai più ripetere. Quando tutto sembra perduto e ormai anche il lettore si sente prigioniero di queste pagine così fitte di sofferenza, l’intelletto e l’ingegno umano vengono in aiuto al protagonista che si fa carico di un ambizioso compito: quello di gestire una biblioteca nel campo di concentramento e sensibilizzare gli animi bruti delle SS. Qui si vede la vera capacità dell’autore. Lo schema narrativo cambia, il linguaggio di Isaia si arricchisce di cultura, aneddoti letterari e storici, la mente del lettore si nutre della speranza insieme al protagonista, e l’autore tiene viva l’attenzione di chi legge giocando tra il pericolo che minaccia Isaia e una profonda conoscenza storica dei fatti e delle opere citate. Così come è stato duro e crudo nei primi capitoli, il romanzo diventa elegante e prezioso per le riflessioni e le tematiche sociali e culturali che vengono a galla.

Una storia ben scritta, che non si limita a raccontare i fatti, ma scava nella coscienza di chi legge, incanta con le descrizioni delle fiabe germaniche e delle opere messe a disposizione nella biblioteca e allo stesso tempo fa accapponare la pelle per ciò che in parallelo avviene nella vita del protagonista. 

Da leggere per non dimenticare, ma soprattutto per riflettere su quanto sia attuale il messaggio che lo scrittore ha lasciato tra le righe: la cultura, la lettura e  il sapere, ci elevano. Sempre. In qualsiasi periodo storico o condizione sociale viviamo.

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