Da lettrice onnivora e curatrice della rassegna “Noir in Villa” da ben sette anni, finalmente Livia Frigiotti approda al mondo della letteratura. Dà vita al suo romanzo: I delitti dei Castelli in cui la protagonista è Anna Malvasi, una giovane che indossa la divisa di maggiore dei Carabinieri della caserma di Frascati, proprio la città natale dell’autrice.
La protagonista è figlia del Generale Vittorio Malvasi, un uomo integerrimo e tutto d’un pezzo che con orgoglio e grande determinazione ha portato la stessa divisa che ora veste la figlia Anna.
La famiglia Malvasi e le storie raccontate nel romanzo I delitti dei castelli sono il punto su cui si focalizza maggiormente l’autrice.
Anna è il personaggio principale, intorno a lei ruotano familiari, amicizie e amori che scuotono, nel bene e nel male, la stessa protagonista. Poi ci sono gli omicidi, forse risolti con una velocità sorprendente, che alla fine restano l’elemento essenziale e al tempo stesso marginale del romanzo, sembrano entrare e uscire dalla vita di Anna poiché fanno parte dei conti in sospeso cui deve far fronte e, in effetti, ci immergono in uno spaccato di routine quotidiana che la protagonista affronterà brillantemente e con successo.
Basta allora la parola delitti per catalogare questo romanzo tra i gialli? Per ora sembrerebbe di sì, quello che emerge di sicuro è l’abile capacità narrativa della Frigiotti e l’essenza di questo personaggio che diventa comandante dei Carabinieri: un ruolo che la esporrà a pregiudizi. Svilirne la figura sarebbe un vero delitto!
Anna è una ragazza capace di farsi valere con autorità, quando serve, ma è anche dotata di sensibilità e profondità d’animo e il lettore più attento lo percepisce.
L’autrice ne dà risalto e il personaggio lo si apprezza anche per questo, inoltre l’ambientazione del romanzo che fa da cornice alla narrazione: i noti Castelli Romani, è parecchio suggestiva.
Per quanto riguarda il mistero, la doverosa suspance sembra sciogliersi come neve al sole, supponiamo sia una scelta dell’autrice, forse mirata, ma potrebbe anche lasciare qualche perplessità.
Sorge spontaneo il paragone con un noto autore italiano che fece più o meno la stessa cosa col suo personaggio, l’unica differenza è che si trattava di un romanzo molto più lungo.
In conclusione mi sento di dare all’autrice una doverosa iniezione di fiducia, perché nel suo complesso si tratta di un esordio positivo.