I cospiratori – Un-Su Kim
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Recensione a cura di Rino Casazza

 

Conosciamo la Corea per le mattane militariste di Kim Jong-Un, odierno dittatore di quella del Nord; della Corea del Sud, però, non sappiamo quasi nulla, a parte la familiarità coi marchi Hyunday e Samsung, ma è venuto il momento, almeno per chi come me, sua maxima culpa, non l’aveva ancora fatto, di rivalutare la cultura di questo paese orientale così lontano e in apparenza astruso.

Finora, come immagino sia accaduto a molti altri, avevo incontrato la Corea al cinema. Non mi riferisco tanto al celebrato noir Oldboy di Park Chan-wook , conosciuto poiché riproposto da un grande cineasta americano come Spike Lee, ma a un esempio meno famoso, però ancor più significativo,  come lo spiazzante e  visionario thriller “Bluebeard” di Lee Soo-Youn.

In questa pellicola sullo sfondo economico sociale di quel paese, rappresentato da una Seoul non così diversa da una degradata megalopoli occidentale, si snoda la storia di un crudele serial killer, declinata con un gusto per il macabro e l’insolito che sembra essere la cifra del cinema di genere coreano, ambientato in prevalenza nella più aperta (ma fino a un certo punto) Corea del Sud.

 

Nel thriller letterario “I cospiratori” di Un-Su Kim , si va ben oltre.

Siamo sempre a Seoul, e rimane la spietata crudezza nel trattare il tema dell’omicidio e della morte, ma stavolta il contesto oriental-capitalistico sfuma per portare in primo piano un singolare universo in cui il killeraggio su commissione assurge a modus vivendi e persino a principale strumento di emancipazione sociale.

Come qualcuno ha notato, siamo molto vicini (per continuare nei paragoni) “alla celluloide”, al beffardo ed esagerato pulp tarantiniano, dove si ammazza come bere un bicchier d’acqua e al centro della storia c’è il sottobosco del crimine, costretto a delinquere per sbarcare il lunario.

La scena iniziale del romanzo è, a tutti gli effetti, una replica elevata all’ennesima potenza del “modus necandi” dei due sicari (impersonati da John Travolta e Samuel L. Jackson) di Pulp fiction, che leggono pìamente la bibbia ai bersagli prima di farli fuori.

Nel’incipit di Un-Su Kim è addirittura la stessa vittima che offre ospitalità al suo assassino, trascorrendo con lui, prima dell’esecuzione, una piacevole serata di amichevoli confidenze e buon cibo.

L’uno sa che dovrà morire per mano dell’altro, e l’altro sa che la sua vittima lo sa.

Dietro questo insensato “fair play” c’è tutta – crediamo–la concezione orientale della morte come fatalità ineluttabile e alla fin fine irrilevante, perché il corpo si disfà ma l’anima trasmigra intatta.

La storia procede seguendo le vicissitudini del sicario a buon mercato Raeseng, il cui orizzonte, fin dalla più tenera età, è fatto di un gioco ripetitivo coi soliti attori: mandanti misteriosi e continuamente variabili a seconda delle contingenze storico-politiche, “contractors” – ben reputati finché non cadono in disgrazia – che allevano scuderie di assassini di professione,  la manovalanza del delitto cui lui appartiene, le vittime designate per motivi lontani e incomprensibili.

Gli ultimi due gradini di questa scala sociale non sono poi tanto diversi: i killer finiscono per trasformarsi in vittime senza che importi loro tanto di cadere sotto i colpi di altri killer.

Raeseng alla fine tenterà un riscatto, difficile se non impossibile, ma al lettore rimarrà soprattutto un malinconico senso di ineluttabilità, come se la Seoul criminale di Un-Su Kim non fosse molto diversa, mutatis mutandis, dal buzzatiano Deserto dei Tartari, dove non c’è scampo al ripetersi del passato.

Da provare, senza se e senza ma.

 

Trama

Dietro ogni assassinio c’è un pianificatore anonimo – un cospiratore – che lavora nell’ombra. “I cospiratori” dettano silenziosamente le mosse dei criminali più pericolosi della città, ma la loro esistenza è poco più che leggenda. Chi sono? E, soprattutto, cosa vogliono? Raeseng è un assassino. Cresciuto da un killer irascibile chiamato Vecchio Procione nel quartier generale del crimine, la Biblioteca del Canile, non ha mai messo in dubbio niente: dove andare, chi uccidere, o perché quel luogo fosse pieno di libri che nessuno leggeva mai. Ma un giorno, durante una missione, Raeseng esce dagli schemi, facendo crollare una serie di mosse accuratamente calibrate. E quando si imbatte in un eccentrico trio di giovani donne – la commessa di un minimarket, la sorella di lei costretta su una sedia a rotelle e una bibliotecaria strabica – deve decidere se rimanere una pedina o assumere infine il controllo della situazione.

 

Dettagli

  • Genere: Thriller
  • Copertina rigida:333 pagine
  • Editore: Harper Collins Italia (9 maggio 2019)
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:8869054470
  • ISBN-13:978-8869054471

 

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