Recensione a cura di Manuela Baldi
Sono i cavalli di Przewalski, conosciuti anche come cavalli selvatici o takhi, il filo conduttore fra queste tre storie. Le protagoniste sono due donne e un uomo. Eva, Karin e Michail Aleksandrovič.
Maja Lunde ci racconta tre storie in epoche diverse, alternandole e di fatto procedendo in tre racconti diversi. Si inizia a Heiane, Akershus, Norvegia nel 2064. Eva, madre single, cerca di mandare avanti la fattoria di famiglia in uno scenario desolato e sempre peggiore, la gente se ne va, sempre più a nord, lei non riesce a decidersi perché all’interno della fattoria ha ancora degli animali fra cui due takhi, i cavalli selvatici. Eva ha una figlia adolescente, Isa, che vorrebbe andarsene come hanno fatto i vicini e che non riesce a capire perché sua madre sia così attaccata alla fattoria e agli animali.
Si prosegue con la storia che Michail Aleksandrovič narra in una sorta di diario e che ha inizio nel 1880 a San Pietroburgo. Miša, è vicedirettore del giardino zoologico, alle prese con il bilancio deficitario, viene sottratto a questa poco piacevole incombenza da un suo collaboratore che avendo ricevuto un pacco dalla Mongolia, lo costringe ad andare in fretta e furia al giardino zoologico per visionare il contenuto. Il pacco contiene una pelle e un teschio di un cavallo selvatico. Nasce da questo avvenimento la spedizione in Mongolia alla ricerca dei cavalli selvatici con Wilhelm Wolff, un famoso mercante di animali selvatici vivi, che cambierà la vita di Miša, per sempre.
Il terzo capitolo ci parla di Karin, una veterinaria tedesca che, a capo di un progetto scientifico, riporta un primo gruppo di cavalli selvatici in Mongolia, la accompagna il figlio Michael, ex tossico. Siamo nel 1992. In un lungo viaggio, spossante per uomini e animali, i thaki, così vengono chiamati i cavalli selvatici dai Mongoli, tornano nella loro terra d’origine. Karin è presa dal progetto e ha sempre anteposto il suo lavoro a tutto il resto.
Oltre a raccontarci dei cavalli selvatici e in questo le tre storie si intrecciano, è molto interessante il racconto dei protagonisti. Gli scenari passano dalla desolazione, all’esaltazione. Al centro di tutto la nascita e l’estinzione ma non solo quella animale, anzi a volte la narrazione delle vicissitudini dei thaki, è la metafora della vita umana. Maja Lunde ci racconta il dramma, la violenza, la disperazione, la morte, l’amore, il coraggio, la speranza, la vita, il senso del dovere. I protagonisti delle tre storie sono donne e uomini che credono in quello che fanno, provano a lottare. Nonostante l’ambientazione in anni diversi si riesce ad immedesimarsi nelle vicende umane dei protagonisti: i rapporti fra genitori e figli, l’amore, le convenzioni sociali. Per quanto mi riguarda personalmente una volta finito di leggere, il primo pensiero però è stato quello di pensare che se non diamo una svolta al nostro modo di vivere e di depredare l’ambiente, lo scenario apocalittico descritto nella storia di Eva è quello che ci aspetta.