Recensione a cura di Elio Freda
Ti alzi la mattina e affronti la tua giornata. Tra il traffico (quello con la T) la riunione in privato col capo sull’andamento del lavoro (pessimo) la litigata al telefono con tua moglie, lo specchietto per terra quando torni al parcheggio e il traffico del rientro, vorresti non aver mai vissuto o sogni di dimenticare tutto quanto prima. Torni a casa, apri la porta e trovi Wulf Dorn sul divano che ha visto la tua giornata, l’ha riscritta e decide di fartela leggere. Tu pensi sia un pazzo ma non vuoi fargli un torto. Ti siedi nel divano accanto e inizi a leggere. Non smetterai di farlo finché l’ultima pagina non sarà stata voltata.
Spero che la premessa renda l’idea su quello che io ritengo essere uno degli scrittori contemporanei con uno stile narrativo del genere quasi perfetto. Detto questo, Gli Eredi, ultima fatica dello scrittore tedesco, a me non è piaciuto per una motivazione: il fatto che il tema e la morale del libro non sia ricavata dalla storia ma espressamente scritta dall’Autore, quasi a voler giustificare alcune scelte narrative. Dorn è un maestro nel gestire il sogno, quella parte in cui tutto sembra vero anche se non lo è. Il risveglio invece è una parte non sempre convincente nei suoi libri e, secondo me, lo è anche in questo.
Un piccolo passo avanti rispetto al precedente ma anni luce da quello che è stato in passato, spero che quanto prima torni ad affrontare romanzi con un taglio più psicologico e meno fantastico dove, secondo me, rende molto di più.
Leggetelo perché merita e fatemi sapere cosa ne pensate!