Una delle tante qualità che dobbiamo riconoscere a Luca Scopitteri è la capacità di catturare il lettore e tenerlo per mano fino alla fine del romanzo. La sua è una scrittura che non lascia scampo. Ci si immerge nella storia fin dalle prime righe e se ne esce solo a lettura ultimata.
Rebecca, una bambina, lancia una supplica: Gioca con me.
L’enciclopedia Treccani alla voce “gioco” cita: Qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive. E nello specifico, giochi infantili, i vari passatempi dei bambini.
Si capisce quindi che giocare è sinonimo di divertimento, di gioia. Scopitteri, al contrario, trasforma il gioco in terrore. Quel brivido che attraversa la schiena, la gola secca e l’inquietudine che aumenta: questo è Gioca con me. La paura è la vera protagonista del romanzo, la scrittura tetra invade la mente del lettore che riesce a vivere in prima persona i tanti colpi di scena che si susseguono senza sosta.
Una trama curata in ogni dettaglio, a partire da Novara e dalla Val d’Ossola. È evidente che sono territori conosciuti dall’autore, e questa conoscenza gli permette di trasformare luoghi reali in territori spettrali. Le descrizioni delle cascine, dei boschi e dei prati, oltre ai paesi limitrofi, risultano talmente definite da rendere le ambientazioni coprotagoniste a loro volta della vicenda.
La trama di Gioca con me si insinua sottopelle, subdola, proprio come la paura. L’ambiguità dei personaggi è un colpo da maestro: Guido Ferri è davvero il paladino “senza macchia” o ha qualche scheletro nell’armadio? E Anna De Caroli? Crede al protagonista o è spinta solo dal desiderio di uno scoop giornalistico? E lui, Mario Spani… è solo un povero vecchio, forse anche un po’ pazzo, che vuole aiutare Guido o nasconde qualcosa?
Domande, quesiti che si rincorrono e sembrano non ottenere risposte. Tutto pare condurre a una soluzione soprannaturale. Quindi esiste una verità o è tutto frutto di un’immaginazione perversa? Dove ci può portare la mente? È reale quello che sta accadendo o è dovuto a una fantasia malvagia? Una fitta nebbia, un puzzle dove sembra che i tasselli non trovino una giusta collocazione, un labirinto senza via d’uscita. Visioni, finzione e realtà si intersecano e diventano una cosa sola.
Eppure la verità scalpita per emergere e Guido diventa un guerriero pronto a fare valere le sue ragioni contro tutti, perfino con Stefano, amico da sempre. Anche se rimane solo, anche se nessuno gli crede, il protagonista lotta fino in fondo per ritrovare la sua amata Francesca.
Si potrebbero aggiungere tanti aggettivi o tante frasi per raccontare un romanzo siffatto: come è possibile creare un thriller così inquietante? Come fare a costruire una trama così ben articolata? Come riuscire a scatenare tali emozioni nel lettore? L’unica risposta la si può trovare tra le pagine del libro. Ragione o pazzia? Soprannaturale o più semplicemente una verità quasi ordinaria? Tra sussulti, colpi di scena e suspense sarà il lettore a indagare per trovare la sua soluzione.