Ho letteralmente adorato “Ninfee nere” che ritengo (e non sono la sola) il capolavoro indiscusso di Bussi nonché uno dei libri più belli mai letti negli ultimi anni.
Dunque reggere il paragone non è facile, e infatti “Forse ho sognato troppo” a mio avviso non ci riesce. A partire dal titolo che non trovo particolarmente azzeccato.
Intendiamoci, è un libro ben scritto, la storia intriga, l’autore non smentisce la sua abilità nel confezionare colpi di scena e plot che tengono il lettore sulle spine: ma questa è una storia d’amore, di bizzarre coincidenze e di amori complicati, quanto improbabilmente assoluti.
Una storia rosa con qualche sprazzo di giallo e un paio di misteri che il lettore indovina pure facilmente, poco a che vedere con gli intrecci ultra geniali a cui il buon Bussi ci ha fin qui abituato.
Non voglio denigrare questo libro, l’ho letto d’un fiato (pur non essendo di certo un tascabile) e ho trovato, passando sopra a qualche forzatura, uno sviluppo e un climax di tutto rispetto. Ho amato più di tutti il personaggio del marito, ebanista pacato che aspetta la moglie-hostess di ritorno da ogni viaggio, accudendo le figlie e mostrandosi (quasi) sempre amorevole, nonostante lei, in fondo e di nascosto, glie ne combini di tutti i colori.
Insomma, qualcuno diceva che i film sono storie di vita comune da cui sono state eliminate le parti noiose… be’, credo valga anche per i buoni libri e in questo caso, di sicuro, parti noiose non ce ne sono, dunque l’intrattenimento è assicurato!
Non mi resta che augurarvi buona lettura che, fatte le doverose premesse, ritengo comunque caldamente consigliata.
Bussi… è pur sempre Bussi!