Emerson Ray Prodigal Son
Afghanistan, periferia sudovest di Kandahar. Sono in due a volare in cerchio sopra la sua testa. Un avvoltoio e un drone da ricognizione. Emerson Ray, inviato da Langley in supporto alle attività della Kandahar Strike Force, scende dal pick-up. Intorno alla scena del massacro regna una quiete innaturale. L’esplosione ha sbalzato lo Humvee fuori strada, capovolto, uno squarcio sotto il sedile del guidatore. Nell’aria odore di metallo, gasolio, carne bruciata. Tutti morti i sei uomini della pattuglia. E questo dopo altri cinque attacchi nelle settimane precedenti. Il nemico agisce a colpo sicuro, come se avesse accesso alle informazioni più riservate. È stato il Ceceno, recita un mantra che circola a vari livelli. Una leggenda che fa comodo a molti, secondo lui. Di chiunque si tratti, dev’essere neutralizzato. Ma ai piani alti le priorità sono diverse. Si sta formando una squadra per l’operazione Prodigal Son, da attuare nel minor tempo possibile. Obiettivo, recuperare un agente NBC, un qualche tipo di arma nucleare, biologica o chimica, abbandonato anni prima in territorio ostile. Se dovesse cadere nelle mani di un gruppo terroristico, le profezie apocalittiche diventerebbero previsioni realistiche. Ray non si tirerà certo indietro. Senza illudersi che i cattivi stiano da una parte sola.
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Romanzo vincitore della prima edizione del Premio Altieri, istituito per ricordare lo scrittore, editor, manager editoriale, traduttore, ecc. Sergio Altieri (e conosciuto anche con il nome d’arte Alan Altieri), “Emerson Ray Prodigal Son” a firma di Denise Jane (nome d’arte di Denise Antonietti), è un action thriller potentissimo, carico di adrenalina e che coinvolge il lettore sin dalla prima pagina. Senza spoilerare la trama e gli sviluppi ulteriori, rispetto a quelli preannunciati nella sinossi, vale la pena di soffermarci sulla notevole qualità dell’autrice di fornirci una scrittura robusta, solida, efficace, di grandissimo impatto visivo e in continuo movimento. Si sente, scorrendo le pagine di questo romanzo avvincente e fortemente adrenalinico, l’influenza della produzione narrativa di Altieri. Anzi, in certi momenti, credevo addirittura che ci fosse una sorta di suo influsso sciamanico dentro quelle pagine, una sorta di guida spirituale che conduceva tutti i personaggi, e in particolare questo agente CIA super addestrato, Emerson Ray, pronto ad ogni sfida, e che ti sembra vedere in azione, un po’ come un redivivo Sylvester Stallone più giovane, pronto a qualsiasi sfida immaginabile, e si capisce da subito come questo romanzo potentissimo dimostri davvero una qualità di narrazione davvero stupefacente.

A questo punto, le diatribe sulla narrativa al maschile o al femminile vengono meno. Anzi, non hanno proprio ragione d’essere, specialmente in questo caso. D’altronde l’autrice stessa, come dice la sua scheda biografica, vive nella “bolla italoamericana” di Napoli, vale a dire in quell’ambiente multietnico facente capo all’Allied Joint Force Command (JFC)-Naples: di conseguenza, proprio quell’humus di scenari geo-militari, di storie più o meno oscure, di vicende rese pubbliche per una sola parte, quella ufficiale, consente lo sviluppo di finzioni narrative sempre più sofisticate, sempre più realistiche, o che magari si avvicinano al vero, e che ci fanno scoprire la complessità di scenari che mai avremmo immaginato. E ciò che ci convince ulteriormente della grande qualità narrativa di Denise Jane è proprio la sua energia devastante, il suo far trasudare colpi di scena a tutto spiano, momenti in parte distensivi e in parte carichi di angoscia, e dove tutto si contraddice, e ogni particolare inquietante si annida negli angoli. Si sente davvero, nel primo episodio della saga dell’agente CIA Emerson Ray, e nello sviluppo narrativo in cui si alternano le scene ambientate in Afghanistan con quelle del parallelo filone dedicato a Napoli, alle trame sviluppate dalla “nuova leva della CIA” Tommaso Pierce, cinico e un po’ maldestro, come capita ai cosiddetti. “figli di papà”, fino a confluire in un’unica e decisiva direzione, quella conclusiva, decisiva e risolutiva. Ecco, leggendo questo romanzo ci si trova nel cuore dell’azione, come in un action movie di quelli rutilanti, senza bisogno delle tecnologie digitali, dei CGI e di chissà quali altre diavolerie. Perché è proprio la potenza della scrittura narrativa a dispiegarsi, pagina dopo pagina, nella mente del lettore, e a prendere vita nella sua immaginazione, e a farci scoprire questo scenario di fantasia, eppure verosimile, credibile e di altissima veridicità.

Ci si augura, a questo punto, che il secondo episodio della saga (che, a detta dell’autrice in una recente intervista, è già in corso di stesura) possa approdare alla pubblicazione. E soprattutto che l’occasione fornita dal Premio Altieri consenta di far affacciare sullo scenario della narrativa italiana di genere nuove voci, nuove autrici e autori, pronti a stupirci, ad emozionarci ed entusiasmarci. Proprio come è accaduto con questo pregevole e potentissimo romanzo di Denise. Jane.

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