Dove volano gli asini
Donne e uomini venuti al mondo come margherite si alternano a bambini mangiati da una iena iena iena. È con l’occhio della giornalista e la fantasia della scrittrice, che l’autrice cuce emozioni, allucinazioni e fatti. Superando ogni regola. Partendo dalla sua esperienza personale – l’inaugurazione di una scuola in Africa, con relativo concerto di buon auspicio – trasforma la realtà in un gioco d’immaginazione, dove il sole cade come fosse un mandarino e l’Etiopia si popola di asini che volano e frati che pregano. Le foto in appendice sono la prova di un viaggio, che è diventato qualcos’altro. Il lettore potrà sfogliarle per documentarsi, oppure provare ad accoppiare uno scatto ad una pagina. Alla fine resterà una domanda: aveva ragione Carlo, lo steward di bordo? La storia raccontata sembra rispecchiare le sue parole sibilline.
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Ci sono libri che colpiscono per qualche motivo nonostante parlino di continenti lontani e vite nelle quali è difficile immedesimarsi, questo è quello che mi è accaduto leggendo Dove volano gli asini, libro d’esordio di Federica Fusco.

Ho trovato la storia interessante e coinvolgente fin dalle prime pagine grazie allo stile di scrittura semplice e fluido utilizzato dall’autrice. La scelta di mescolare fantasia e realtà, cronaca e letteratura in un libro di poco più di cento pagine è stata una prova vincente che ha reso la lettura scorrevole e originale.

Dove volano gli asini è un libro che non racconta grandi eventi o grandi avventure; è la testimonianza di un viaggio in Africa durato dieci giorni, pochi ma sufficienti per imprimere nella mente sapori, odori ed emozioni difficili da dimenticare.

Quello intrapreso dall’autrice è stato un viaggio verso una terra lontana, sconosciuta, a tratti pericolosa, per inaugurare una scuola nel piccolo villaggio di Agamsa in Etiopia. Si parla di Addis Abeba, del modo di vivere della gente del posto, delle superstizioni e credenze popolari lontane dal nostro modo di vedere gli accadimenti di ogni giorno. La scuola in questo contesto è un edificio bianco e blu che rompe la monotonia del paesaggio, un ponte tra miseria e speranza. Sono luoghi difficili da trovare su una cartina ma di cui si è parlato grazie alla raccolta fondi intrapresa dall’associazione “Progetto Etiopia Onlus-Lanciano” nata nel 2009 che ha come obiettivo l’alfabetizzazione dei paesi più poveri. Attraverso le pagine che scorrono conosciamo alcuni termini nuovi: il Bastoss, un unguento per alleviare la febbre malarica e allontanare gli spiriti, l’Injera, una crêpes spugnosa, e poi ancora notizie sulle piantagioni del falso banano e del caffè.

Attraverso questo libro ho avuto il piacere di leggere un racconto ricco di emozioni, a tratti inverosimile, che dona speranza visti i temi affrontati: la scuola quale agenzia di formazione permette di ripartire da zero e di rendere meno malinconici anche quei territori di cui si parla troppo poco.

 

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