Recensione a cura di Manuela Fontenova
Il destino ha voluto che iniziassi a leggere il nuovo romanzo di Camilla Läckberg il 25 novembre, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Non sapevo di cosa realmente trattasse, seguendo il consiglio di una cara amica, non ho cercato trama o recensioni, ho voluto approcciarmi alla lettura a mente aperta per scoprire la storia pagina dopo pagina.
Facciamo la conoscenza di tre donne, non potrebbero essere più diverse tra loro, ma nella loro diversità c’è un segreto che le lega: la violenza domestica. Violenza fisica e psicologica, perché non serve un pugno per umiliare e piegare una vita umana, a volte le parole e gli atteggiamenti hanno più forza di un colpo ben assestato, magari proprio lì in mezzo alle costole, piazzato ad arte per non lasciare segni evidenti.
C’è Birgitta, la dolce insegnante che dispensa sorrisi a chiunque incontri, c’è Ingrid che ha abbandonato la sua carriera per agevolare quella del marito, e poi Viktoria, una giovane russa arrivata in moglie in Svezia come un pacco postale.
Sono sole nella propria casa, sole di fronte agli uomini che hanno promesso di amarle e proteggerle e che invece le hanno rese schiave di un sentimento malato e pericoloso. Ma per loro fortuna esiste il web, esistono campagne contro la violenza, la Svezia di certo non ne è estranea, esiste un hashtag che abbiamo tutti ben in mente, #me too, ci sono associazioni di sostegno, e grazie a questi potenti mezzi di informazione la salvezza non è più un miraggio così lontano, anche per Ingrid, Viktoria e Birgitta.
Camilla Läckberg è la regina del thriller svedese, il titolo lascia presagire già qualcosa, non sta a me spoilerare, ma è chiaro che ci sarà del sangue. Anche se qualcuno vi anticipasse l’epilogo della storia, non sarebbe un male, il contenuto è assai più prezioso del finale. L’autrice è una scrittrice dal successo indiscutibile, la sua famosa serie ambientata a Fjällbacka è arrivata al decimo libro, da qualche anno scrive storie per bambini ispirate al figlio Charlie, si muove nel mondo dello spettacolo come una veterana, il suo profilo Instagram conta migliaia di followers, insomma è quasi una “Ferragni” svedese, potremmo dire che a tutti gli effetti è una sorta di “Influencer”. E diciamolo pure, perché questa sua notorietà le permette di parlare a nome delle donne, di battersi in prima persona e di essere ascoltata: ecco che la ritroviamo a capo di una società di investimenti, Invest in her, dedicata alle imprese femminili, un aiuto concreto alle donne, da donne che hanno raggiunto i propri obiettivi.
Già nella serie di Erica e Patrick, la Läckberg aveva affrontato scene di violenza domestica, in questo nuovo romanzo però ha finalmente stravolto l’assetto della storia, ha dato una nuova forza alle sue protagoniste ed è riuscita a regalarci un altro grandioso thriller. Cambiano un po’ le ambientazioni, la caratterizzazione dei personaggi, manca forse quel clima intimo e familiare al quale siamo abituati, e quel suo stile delineato dai flashback nel passato. Ma la scrittura rimane sempre accattivante, fluida ed immediata, la trama sapientemente costruita e i momenti di suspense catturano il lettore parola dopo parola.
Sarò di parte, io la seguo dagli inizi, aspettavo con ansia di leggere un nuovo libro e con Donne che non perdonano mi è sembrato di ritrovare una vecchia amica e al contempo scoprire aspetti di lei che non conoscevo. Anche stavolta la Läckberg ha fatto centro, e io non posso che consigliarvelo.
Mi piacerebbe lasciarvi una piccola curiosità ed anche un suggerimento di lettura: parlavo all’inizio della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che cade il 25 novembre. Proprio in questa data ricorre l’anniversario della morte delle sorelle Mirabal, soprannominate Las Mariposas (le farfalle), tre donne coraggiose che osarono sfidare il dittatore domenicano Trujillo e che per questo furono uccise nel 1960. La loro storia è raccontata con grande intensità in un romanzo, Il tempo delle farfalle di Julia Alvarez. Una testimonianza che tutti dovremmo leggere.