Recensione a cura di Massimo Ghigi
‘Il venditore di rose’, primo romanzo della serie che vede protagonista il vicequestore Piersanti Spina, mi è capitato tra le mani grazie ad una cara Amica, nonché compagna di Blog (Grande Manu Fontenova sempre idola!) ed è stato amore a prima… lettura! A questo punto, come si dice, se è dura fare bene la prima volta è ancora più dura riconfermarsi, perché ci sono aspettative che prima non esistevano; in effetti personalmente ero molto curioso di verificare se, quanto di buono avevo trovato nella prima avventura di Spina, lo avrei ritrovato in una seconda uscita editoriale e sono felicissimo di dirvi che è stato proprio così!
Dario Sardelli ha dimostrato le proprie qualità di scrittore con questo ‘Delitto sul lago’, in cui ho potuto ritrovare le caratteristiche che mi avevano fatto così apprezzare il romanzo d’esordio.
Spesso ho sentito dire nell’ambiente dell’editoria che, nell’ambito della narrativa ‘noir-gialla-crime-thriller’, inevitabilmente ormai si è letto un po’ di tutto ed è facile cadere in certi stereotipi, in certi cliché, per cui è molto importante puntare sull’originalità, sulla novità; ovviamente è tutt’altro che facile essere originali e innovativi.
Il vicequestore Piersanti Spina è decisamente un personaggio originale per la sua particolarità; ha infatti un problemino non da poco (che però gli altri, quelli che il problemino non ce l’hanno, considerano invece una figata pazzesca!) e cioè il fatto di essere affetto da insensibilità congenita al dolore! Questa trovata ha permesso all’autore di creare un personaggio complesso e ricco di sfaccettature e problematiche, non facendone un super-eroe in stile ‘lo chiamavano Jeeg robot’ ma bensì, semplicemente, una persona che si trova quotidianamente a dover fare i conti a situazioni al limite del tragi-comico! Provate voi a dover andare in giro con un orologio che vi ricordi addirittura quando espletare quotidianamente i bisogni fisiologici!
Un altro punto a favore del ‘mondo di Spina’ sono i ‘comprimari’, i personaggi secondari, anche se secondo me, in questo caso, sono talmente ben definiti ed importanti nell’economia delle storie da poter essere quasi considerati dei co-protagonisti, a partire dalla ‘squadra’ composta da ‘Tonino’ Mio, Aldair, Flavia Pepe, Buttinoni e Parolin, per non parlare poi del medico legale, nonché monologhista comico notturno, Roberto Rella.
Tutto questo al servizio di storie ben studiate e coinvolgenti dove le indagini magari si dipanano in diverse direzioni ma che, alla fine, portano in maniera ottimale a confluire in un finale non banale e che lascia il lettore, come il sottoscritto, appagato e convinto e magari anche sorpreso da un ‘coupe de theatre’ piazzato lì nell’ultimissima pagina, mannaggia a lui!
In questa nuova indagine Spina si trova a dover risolvere un caso che appare subito bello intricato, legato al ritrovamento in un lago sulla Prenestina a Roma, del cadavere di Valerio Campi, 55enne disoccupato con seri problemi economici e probabile vittima di usurai senza scrupoli. Devo dire che mi è piacito molto come si è evoluta la storia, per certi versi quasi alla stregua di una tele-novela (e non mi fate direeee!…), che ha poi portato alla luce il colpevole in modo, ancora una volta, originale e non scontato!
Anche le movimentate vicissitudini sentimentali del nostro eroe aggiungono poi quel tocco di pepe, che ci sta, e che porta il lettore ad entrare ancora più in empatia con il buon Spina, diviso tra due donne molto diverse tra loro ma entrambe per lui molto importanti.
Il ritmo della narrazione è veramente buono, molto scorrevole e senza essere eccessivamente descrittivo; personalmente ho letto sia questo, che il precedente romanzo, nel giro di 2-3 giorni e sempre con la voglia di voltare una nuova pagina e proseguire nella lettura.
Non posso che fare i complimenti a Dario Sardelli ed augurargli ogni fortuna per il suo Piersanti Spina perché il sottoscritto resterà in trepidante attesa della sua prossima indagine… e di quella dopo… e di quella dopo…
Alla prossima!