Delitti senza castigo: Un’indagine inedita di Sarti Antonio – Loriano Macchiavelli
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Recensione a cura di Massimo Ghigi

Finalmente una nuova avventura del mio questurino preferito: Sarti Antonio, sergente!

Torna in libreria il grande Loriano Macchiavelli con questo Delitti senza castigo, ed è come se non ci fossimo mai lasciati, ritroviamo i nostri amati personaggi di sempre, da Rosas “il talpone” a Felice Cantoni con la sua auto 28, da quel rompiballe dell’ispettore capo Raimondi Cesare (“è vero come si dice”) al tenero Settepaltò… ed è proprio attorno a lui che gira la trama principale del libro.

Ora, sia ben chiaro, potete toccarmi tutto e tutti… ma non Settepaltò! La persona più buona che ci sia a questo mondo. Sempre pronto a regalarti un casco per proteggerti dalle radiazioni o a privarsi di uno dei suoi sette cappotti (che indossa contemporaneamente) sempre per lo stesso motivo!

Quando ho letto la sinossi del libro, con Settepaltò malmenato pesantemente, beh mi è montata subito “la carogna” e non oso pensare alla rabbia feroce che può aver assalito il nostro Sarti Antonio, sergente! Pagina dopo pagina Macchiavelli è bravissimo a portarci insieme al questurino, con la sua solita tenacia (anzi di più) a caccia dei colpevoli, spinto dal suo innato senso di giustizia.

I fan della serie sanno benissimo che Sarti Antonio non è proprio un fulmine di guerra quanto ad acume investigativo e che, spesso e volentieri, il suo amato/odiato amico Rosas, gli toglie le castagne dal fuoco, non dico fornendogli la pappa pronta per l’arresto di turno, ma quasi. La cosa che mi è piaciuta molto di questa nuova avventura è che il buon Sarti, questa volta, ci ha messo del suo… ok, ok con un piccolo aiutino ma che diamine, alla fine ha portato a casa il risultato pieno… o quasi.

Ci sono un paio di sotto-trame ancora da sbrigliare ma penso che il terribile Poli Ugo archivista, detto “lo Zoppo”, ci metterà presto rimedio… staremo a vedere.

Mi piace molto il fatto che, anche in questo libro, come in altri scritti a quattro mani con Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli funge un po’ da memoria storica per  i fattacci dell’italico passato, siano essi strettamente legati alla sua Bologna oppure all’Italia tutta.

Macchiavelli si conferma un grandissimo narratore, con il suo stile asciutto ti sbatte in faccia il fatto nudo e crudo lasciandoti stordito come dopo un gancio ben assestato al mento.

Spero davvero di non dover attendere troppo per avere tra le mani un nuovo libro dello scrittore bolognese, e con me anche mio padre, che mi ha trasmesso la passione per i suoi scritti, qualunque essi siano.

Alla prossima!

Trama

Bologna, anni Novanta. Una serie di crimini si sussegue a un ritmo inspiegabile, tanto che Sarti Antonio non riconosce piú la sua città. Quando Settepaltò, chiamato così perché indossa un numero spropositato di cappotti l’uno sopra l’altro, viene massacrato di botte, il questurino decide di non archiviare il caso. Che senso ha picchiare a sangue un poveraccio che vive di stenti e non ha mai dato fastidio a nessuno? Forse rovinava l’estetica dei portici, o forse ha fatto o visto qualcosa che non doveva? Le ricerche spingono il sergente prima sui colli, a villa Rosantico – la cui soffitta Settepaltò ha da poco sgomberato – dove la bella Elena regala sorrisi enigmatici; poi addirittura lontano da Bologna, fino in Calabria: è la sua prima indagine «fuori casa». Testardo come pochi, Sarti Antonio arriverà a scoprire un terribile delitto, una verità che mai avrebbe immaginato.

 

Dettagli

  • Genere: Noir
  • Copertina flessibile: 256 pagine
  • Editore: Einaudi (21 maggio 2019)
  • Collana: Einaudi. Stile libero big
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8806242008
  • ISBN-13: 978-8806242008

 

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