Mi piacerebbe trovare le parole giuste per recensire questo libro, farvi partecipi delle emozioni che mi ha relgalato leggendolo. È un libro che merita di essere letto perché parla di persone e paesi, di un mondo che si allontana. È un libro che mi è piaciuto tantissimo, di Remo Rapino avevo letto precedentemente “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” vincitore del Premio Campiello 2020 anche quello un libro particolare. Ho scelto quindi di leggere “Cronache dalle terre di Scarciafratta” colma di aspettative. Mi sono immersa nelle vicende, ho immaginato la vita del paese, il vagare di Mengo, il suo avere una parola per tutte e tutti. Per quanto possibile ho immaginato la “Cosa Brutta” e lo svuotamento di Scarciafratta. Perfino Mengo seduto di spalle al mare ho visualizzato. Quanta grazia nel racconto di Remo Rapino, quanta delicatezza e quanto bene fa all’anima pensare all’infermiere della casa di riposo, Villa Adriatica, che ha per Mengo un riguardo particolare. Quanta poesia pensare all’allunaggio e alla morte di Mengo che riesce a scrivere l’ultima lettera terminando un compito che si era dato che si verificano nello stesso giorno. Leggere Remo Rapino mi ha consentito di evitare la scordanza di persone, luoghi e fatti. Grazie.
Consigliato agli stralunati, spasulati, sognatori, balengoni, anche a chi ha voglia di leggere storie per non permettere la scordanza di persone, luoghi e fatti passati.