Recensione a cura di Loredana Inserra
1953. In una Unione Sovietica dove il regime afferma che il crimine è stato debellato e il paese offre a tutti un clima di grande serenità, il ritrovamento di un bimbo barbaramente ucciso, è notizia da nascondere al popolo. Leo non se ne capacita e inizia la sua personale indagine.
Da poliziotto fedele a Stalin, diventa il suo peggior nemico. E anche nemico di se stesso. Finale con doppia sorpresa. La prima particolarmente agghiacciante. Bambino 44, perchè per ogni insegnante russo era così più semplice non affezionarsi agli alunni (che prima o poi sarebbero potuti sparire in qualche retata dell’MGB/KGB), chiamandoli, durante l’appello, con un numero, anziché per nome. Primo di una avvincente trilogia, Bambino 44 è scritto con un linguaggio scarno ma tremendamente efficace e crudo. Non delude.
Nel 2014 è uscito l’omonimo film, prodotto da Ridley Scott per la regia di Daniel Espinoza