Bambino 44
Unione Sovietica, 1953. Il regime di Stalin è al vertice, con l’entusiastica collaborazione del Ministero della Sicurezza e dell’MGB (precursore del nefando KGB), l’organismo di polizia segreta la cui brutalità e la continua pratica di torture non sono un segreto. La popolazione è costretta a credere che il crimine è stato debellato in tutto il paese, che tutti sono felici e che il governo rappresenta il punto di riferimento e di ispirazione morale per ogni cittadino modello. Quando tuttavia il cadavere di un ragazzino viene ritrovato sui binari di un treno, l’ufficiale dell’MGB Leo Demidov si sorprende che i genitori del piccolo morto siano convinti si tratti di omicidio. I superiori di Leo gli ordinano di non indagare né su questa morte né sulle altre che seguiranno. Leo obbedisce, anche se sospetta che qualcuno di molto importante possa essere implicato. Smetterà di obbedire nel momento in cui alla giovane moglie Raisa arriveranno minacce affinchè diventi lei stessa garante e spia dell’operato di Leo. Da agente inquisitore allineato con i diktat governativi, Leo diventerà un nemico pubblico da snidare, inquisire e sicuramente eliminare. Costretti a fingere di non amarsi per non nuocersi a vicenda, Leo e Raisa, dovranno proteggersi dal nemico ufficiale e potentissimo, e dai tanti nell’ombra di cui ignorano l’identità.
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Recensione a cura di Loredana Inserra

1953. In una Unione Sovietica dove il regime afferma che il crimine è stato debellato e il paese offre a tutti un clima di grande serenità, il ritrovamento di un bimbo barbaramente ucciso, è notizia da nascondere al popolo. Leo non se ne capacita e inizia la sua personale indagine.

Da poliziotto fedele a Stalin, diventa il suo peggior nemico. E anche nemico di se stesso. Finale con doppia sorpresa. La prima particolarmente agghiacciante. Bambino 44, perchè per ogni insegnante russo era così più semplice non affezionarsi agli alunni (che prima o poi sarebbero potuti sparire in qualche retata dell’MGB/KGB), chiamandoli, durante l’appello, con un numero, anziché per nome. Primo di una avvincente trilogia, Bambino 44 è scritto con un linguaggio scarno ma tremendamente efficace e crudo. Non delude.

Nel 2014 è uscito l’omonimo film, prodotto da Ridley Scott per la regia di Daniel Espinoza

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