Recensione a cura di Adriana Rezzonico
…”Quand’era piccolo e viveva in Sicilia, sopra Patti, nelle giornate serene si appoggiava al grande castagno fuori dalla casa dei nonni e guardava Vulcano cambiare umore”.
Ora invece non può più godere di quell’immensa vegetazione e anche nella vita spesso il suo umore vacilla: oscilla tra una ferocia selvaggia e l’apparente routine del Commissariato. Il suo temperamento è legato al flusso delle maree. La sua terra gli ha donato la tenacia del mare in tempesta e la forza prorompente del magma. I suoi pensieri sono lapilli roventi.
Ho incontrato questa nuova voce letteraria a una presentazione, consigliata da una libraia che conosce la mia sensibilità, non avevo letto niente di questo autore. Mi sono preclusa anche la lettura anticipata di recensioni e interviste, non volevo essere condizionata. L’autore rivolge la sua attenzione ad Agatino, il suo protagonista (Morelli, per la precisione) e fa incetta di emozioni. Agatino ha conservato anche l’intercalare siculo che lo rende ancora più vivo nei suoi dialoghi e che guida la mia immaginazione verso la puntata di uno sceneggiato televisivo. Lo vedrei volentieri trasposto in una serie molto in voga.
In un pomeriggio afoso milanese viene rinvenuto un cadavere in un container e lo spettacolo è decisamente cruento. E’ ormai in avanzato stato di decomposizione e spetta a lui, Agatino, accendere i riflettori su questa macabra scoperta.
La complessa e sfibrante indagine lo porta a Bogdan, ma chi è e che ruolo ricopre? Che cos’è quel malessere diffuso che accompagna il protagonista sin dalla sua infanzia e che lo tormenta tuttora? Un nuovo modo, insolito, ben congegnato, a mio avviso, e ben riuscito di raccontare Milano, la sua periferia e la società odierna. Un viaggio affascinante nella giungla di cemento meneghina per chi ama addentrarsi nella psiche o per chi più semplicemente vuole scoprire una nuova penna.
Fate attenzione! Il lupo vi osserva, vi scruta anche da lontano, ora tocca a voi lettori.