Un gradito ritorno per gli appassionati del giallo alla Simenon; stiamo parlando di Dario Crapanzano, del suo commissario Mario Arrigoni e della Milano degli anni 50.
Il protagonista è chiamato a condurre un’indagine fuori Milano e a trasferirsi momentaneamente per esigenze organizzative e logistiche ad Arbizzone Varesino, accettando l’incarico di fare luce su contrabbandi illeciti al confine con la Svizzera e, come se non bastasse, sull’omicidio di Arnaldo Castagna, un imprenditore edile che forse nascondeva più di un segreto.
Trovata nel bosco, la vittima riporta una vistosa ferita alla tempia e si presume sia stata colpita con un’arma piuttosto pesante scagliata con forza. Gli inquirenti setacciano la zona ma non è facile indagare in un piccolo paese dove gli abitanti non si vogliono compromettere e preferiscono cucirsi la bocca, così Arrigoni e il suo fido brigadiere napoletano – un aitante giovanotto che cede facilmente al gentil sesso non facendosi mai mancare nulla da buon donnaiolo – devono cercare di abbattere quelle resistenze da parte degli abitanti del luogo fin troppo reticenti. Inizialmente gli sviluppi dell’inchiesta non saranno facili da condurre: l’autore pone il commissario fuori dal suo contesto abituale, evidenziando l’ambientazione provinciale che racconta gli usi, le consuetudini e il modo di vivere di un piccolo paese.
L’indagine è improntata sulla vita della vittima che ha una moglie di trent’anni più giovane di lui: da qui l’ipotesi che possa essere un delitto passionale visto che la donna aveva una relazione con un dipendente dell’impresa, ma non viene tralasciata neanche la traccia legata al contrabbando e il sospetto che la vittima possa essere uno strozzino. Non era proprio una persona perbene e ben vista dagli abitanti del luogo, il sig. Arnaldo Castagna, pertanto poteva avere più di un nemico.
Così la coppia Arrigoni-Di Pasquale è chiamata a scandagliare più di una pista, non sarà facile ma la soluzione finale poi verrà servita su un piatto d’argento.
Un giallo stilisticamente perfetto, scrittura molto equilibrata con una storia che non ha quell’assoluta necessità di spargere sangue inutile e ricorrere a spropositata violenza, anche perché in un contesto come quello del romanzo sarebbe assolutamente fuori luogo.
Crapanzano riserva ai lettori un’Italia degli anni ‘50 raccontata magistralmente con quel suo modo garbato di descrivere, un paese che esce dall’incubo della guerra e cerca di costruirsi un futuro migliore dopo anni di lotte e di tanti sacrifici.
Aspettiamo un’altra sua avventura con molto piacere!