Potrebbe sembrare un saggio e invece non lo è.
Questa storia, vera per quanto riguarda le vicende e la vita della giornalista russa ma circondata da un alone di romanticismo, grazie alla passione dell’italiano Giorgio per lei, è estremamente godibile. Anna Politkovskaja è un libro che ti cattura e ti porta dentro l’esistenza della giornalista, donna determinata e coraggiosa che, come ben sappiamo, farà una brutta fine.
Troppo giovane e troppo stimata all’estero, ma anche troppo odiata in patria, da chi non accettava le verità scomode che andava raccontando.
“Parigi, maggio 2000. In una città tiepida e profumata un uomo e una donna si incontrano per caso in un caffè di Montparnasse. Lei è Anna Politkovskaja, giornalista russa nata a New York. Genitori diplomatici, una sorella bella, un marito spaccone.”
Questo si legge nel risvolto di copertina, e poi ancora: “… Finché Anna scopre la Cecenia, una piccola repubblica devastata da un terribile conflitto. Raccontare quella guerra e combattere il regime che l’ha scatenata diventa la sua missione. Lui (l’uomo del caffè parigino n.d.r.) si chiama Giorgio, viene da Mantova, è un professionista maturo e affascinante …/… Fra lui e Anna è l’inizio di qualcosa che potrebbe cambiare tutto.”
E apprendiamo, leggendo, che Giorgio ha un segreto legato alla Russia che confesserà solo a lei.
L’abilità dell’autrice è, a mio avviso, quella di aver saputo dosare realtà e romanzo, storia e fantasia, amore e guerra per rendere più accattivante una faccenda di per sé triste e, se vogliamo, tragica. E lo ha fatto con una certa maestria, con una scrittura scorrevole, utilizzando riferimenti storici puntuali ma mai “pesanti”. Credo non sia stata un’impresa facile, dunque chapeau alla scrittrice.
Ho riscontrato salti di punti di vista che a volte mi hanno spiazzato, ma alla fine li ho trovati funzionali a una storia che si svolge comunque su più piani.
Anna, la giornalista dagli occhi verdi, nascosti dietro occhialini tondi, si reca più di quaranta volte in Cecenia e arriva anche a rischiare la vita, tentano di avvelenarla, la catturano…
All’estero ottiene consensi e premi mentre a casa sua colleziona “mazzate”, in Russia, nelle alte sfere il disprezzo per lei è palpabile.
Tra le ultime pagine l’autrice, oltre a citare la doverosa bibliografia, trascrive i contributi di chi ha conosciuto la Politkovskaja nel capitolo “Parole per Anna”, tra cui troviamo i commenti delle attrici Lella Costa e Ottavia Piccolo o di politici come Majorino, Taradash, di giornalisti russi e italiani come Saviano, Riscassi, Cipriani o editori come Cavallero di Sem.
Troviamo l’elenco completo di chi l’ha conosciuta e raccontata anche in calce alla sinossi nei maggiori store online.
Concluderei invitandovi a leggere questa vicenda (dolorosa ma eroica) e trascrivendo la frase riportata in quarta di copertina, che ci dà un assaggio del pensiero di questa grande giornalista e grande donna prematuramente scomparsa:
Naturalmente gli articoli che mi presentano come “la pazza di Mosca” non mi fanno piacere. Vivere così è orribile. Vorrei un po’più di comprensione. Ma la cosa più importante è continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo.