Perdonatemi, so bene come è strutturata una recensione. Quali cose vanno esposte prima e quali dopo. Questa volta voglio partire dal fondo, dalle mie considerazioni finali. Si perché non resisto più dalla voglia di dire che questo libro è bellissimo. Per i miei gusti ovvio, ma in questo romanzo thriller, anche oggettivamente, c’è tutto ciò che si vorrebbe leggere quando ci si approccia ad un libro di questo genere. Suspense, colpi di scena, sorprese, pathos, tensione e anche cinismo. Tanto cinismo, soprattutto nel finale. Un finale giusto, coerente col resto del racconto ma che non fa sconti, come è giusto che sia, e come è giusto che sia soprattutto in questo caso. Il vissero tutti felici e contenti è un finale irreale in assoluto, lo sarebbe a maggior ragione in questo caso. Ma a questo punto possiamo riavvolgere il nastro e partire dall’inizio. Questo romanzo thriller, che si intitola Andromeda, è stato scritto da Gianluca Morozzi ed è pubblicato dalla Perrone editore. In questo racconto non ci sono commissari o ispettori di polizia né investigatori privati. La prima scena che noi “vediamo” ci racconta che siamo all’interno di un edificio, (che si scoprirà poi essere una villa), in una stanza con una ampia finestra. All’interno del locale c’è Dimitri, legato mani e piedi ad una croce di Sant’Andrea, e lì vicino c’è un individuo che da lui vuole sapere una cosa molto semplice: il suo nome. Dimitri deve dire il nome dell’individuo accanto a lui altrimenti per lui saranno problemi seri. Basta aggiungere che poco lontano da loro fa bella mostra di sé una motosega. Il problema grosso e che Dimitri proprio quel nome non se lo ricorda, o forse non lo ha mai saputo. Il pazientissimo individuo, (soprannominato Borg), per cercare di fargli tornare la memoria gli racconta la sua storia, la storia della sua vita ad iniziare dall’infanzia. Ricordi vecchi di più di 30 anni, fatti che ne hanno segnato indelebilmente l’esistenza. Cosi veniamo a conoscenza del primo trauma che segnerà la sua vita. Subìto a 3 forse 4 anni. Ci presenta poi la sua famiglia: la mamma, (fallimentare attrice, con molto poco talento); la nonna, che gli ripeteva come un mantra: stai lontano dai tossici e dai comunisti (e che abitava al piano di sopra); il padre, ricco ed insignificante e la sorella, Lucrezia. La sua giovinezza, da timorato di dio, fino a giungere al primo snodo fondamentale della sua vita. L’amicizia con Rocco Siderno, nata sui banchi della scuola media superiore dell’istituto privato San Barnaba di Bologna, che lo introduce a festini non proprio innocenti. Gli aneddoti e le avventure vissute con Rocco non si contano, e sono tutte raccontate nel dettaglio da Borg nella speranza che un lumicino si accenda nella memoria di Dimitri, ma nulla. All’individuo cosi non rimane altro da fare che cominciare ad usare la motosega…I racconti continuano, i personaggi si moltiplicano, fino a giungere all’altro snodo fondamentale dell’esistenza di Borg, che prende forma col nome di Alina. Attraverso tante altre situazioni, che faranno trattenere il fiato più di una volta, tra sorprese e momenti anche divertenti giungiamo al drammatico finale, nel quale Borg rivela finalmente perché Dimitri si trovi li legato e non più perfettamente integro. Un libro, l’ho già ampiamente anticipato, praticamente perfetto scritto da un autore originale ed ecclettico, in grado di passare dal thriller alla commedia, dal giallo all’ironico senza grandi difficoltà, anzi ottenendo sempre ottimi risultati. Morozzi oltre che scrittore originale e creativo (saggi, romanzi ma anche tanti racconti) è un bravissimo fumettista, un ottimo musicista, un conduttore radiofonico, un direttore editoriale (della casa editrice Fernandel) e, non ultimo, docente in corsi di scrittura creativa. Gianluca Morozzi è un artista ed un personaggio fondamentale per la nostra recente letteratura. Con questo romanzo, a parer mio, ha scritto una altra pietra miliare, della sua vasta produzione, da leggere assolutamente e da mandare a memoria. Complimenti.