Recensione a cura di Elio Freda
Esce nel 1969 a firma di Giovanni Arpino, Il buio e il miele, romanzo che ispirerà due pellicole, una italiana – Profumo di donna – per la regia di Dino Risi (con Vittorio Gassman nei panni del capitano in pensione Fausto Consolo) il successivo remake americano Scent of a Woman con protagonista Al Pacino.
La trama del romanzo ruota attorno alla figura del protagonista, Il capitano dell’esercito Fausto G., cieco e privo di una mano a causa a causa di una bomba esplosa durante un’esercitazione nella quale . anche il tenente Vincenzo V. ha perso la vista. Fausto, ha deciso di partire da Torino per recarsi a Napoli a fare visita all’amico e a fargli compagnia sarà un giovane studente che sta svolgendo il servizio militare. I due protagonisti hanno una diversa posizione gerarchica e il capitano cerca in ogni modo di mettere in difficoltà il ragazzo sfruttando la sua posizione di potere. Un carattere burbero e altezzoso quello del capitano, piuttosto remissivo e rispettoso, ma anche deciso e risoluto quello della giovane recluta. Fausto, ad esempio, quando incontra il giovane che lo deve accompagnare, non vuole neanche conoscere il suo nome, ma anzi decide che lo chiamerà Ciccio, lo stesso nome che usava con i precedenti assistenti. Le vicende del romanzo sono narrate in prima persona dallo stesso Ciccio. Sarà proprio Ciccio a narrare, in prima persona, le vicende di un romanzo in cui i contrasti e le contrapposizioni risultano essere l’elemento comune ai fatti della storia. Il Viaggio reale, da Torino a Napoli, fa in realtà da sfondo, è il pretesto per il vero viaggio, quello interiore, che i due protagonisti, copieranno, ricco di spunti e riflessioni circa le prove che la vita pone durante il suo corso. Ad una Torino nebbiosa, che sembra accentuare le asperità tra i due compagni di viaggio, con Fausto risoluto nel voler denigrare Ciccio fa da contraltare il sole di Napoli, che accoglierà due personaggi completamente trasformati dalla loro esperienza alla fine del viaggio. Il titolo è indicativo di un altro forte contrasto: il buio è la condizione in cui versa Fausto da nove anni in seguito ad un incidente ma è anche il suo stato mentale, la sua attitudine alla vita, un rifugio che sta inaridendo l’esistenza del capitano; il miele, l’amore nella in una forma pura, essenziale, offerto a Fausto dalla giovane Sara. Il tutto sotto gli occhi attenti del protagonista cui questa esperienza cambierà il suo approccio alla vita che lo attende. C’è tanto degrado nelle pagine di questo romanzo su cui incombe un’atmosfera malinconica, grigia; ma c’è anche l’altro lato della medaglia, le emozioni che sbocciano, sentimenti puri e forti come l’amore e l’amicizia. Una prosa semplice solo all’apparenza, che regala immagini nitide e affascinanti; un ritmo scandito non tanto dagli eventi quanto piuttosto da una lenta e inesorabile trasformazione che prende per mano il lettore e lo trascina, pagina dopo pagina verso un finale sorprendente, considerate le premesse.
Giovanni Arpino, nato a Pola nel 1927 da genitori piemontesi e morto a Torino nel 1987, ha scritto romanzi, libri per ragazzi ed è stato giornalista sportivo. Tra i suoi libri: Sei stato felice, Giovanni (1952); Gli anni del giudizio (1958); La suora giovane (1959); Un delitto d’onore (1961); Una nuvola d’ira (1962); L’ombra delle colline (1964, premio Strega); Il buio e il miele (1969); Randagio è l’eroe (1972); Domingo il favoloso (1975); Il primo quarto di luna (1976); Azzurro tenebra (1977); Il fratello italiano (1980, premio Campiello); La sposa segreta (1983). Passo d’addio, uscito per la prima volta nel 1986, è il suo ultimo romanzo.