DB – Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Valeria Patruno, autrice del romanzo Io sono Libertà, uscito per la casa editrice Scatole Parlanti, partiamo subito con la prima domanda: Io sono Libertà è un romanzo riuscito nel suo intento e costruito da te alla perfezione, ha come protagonista Deborah, una ragazza che ci racconta la vita di un quartiere, il Libertà, con tutte le sue problematiche , quando hai deciso di realizzare questa storia e quanto è forte il bisogno di raccontarla affinché possa scuotere un pubblico sensibile e attento ai disagi della propria città?
Scrivere per me è un bisogno costante. Ho deciso di scrivere una storia che rendesse protagonista il quartiere dove risiedo perché “ha scosso” e insegnato moltissimo a me. Spero che il libro possa essere un espediente utile di riflessione sui luoghi della nostra vita, su come inter-agiamo con loro e sulla capacità di cambiamento che possiamo determinare. Perché tutto cambia per scelta delle persone.
DB – Deborah è la voce narrante del romanzo, sognatrice e al tempo stesso delusa dalla mancanza della figura paterna, con una grandissima capacità di mettersi sempre in gioco affrontando gli ostacoli della vita, quanto ti ritrovi in lei?
Mi ritrovo in parte in tutti i personaggi dei miei libri. Deborah è stata una grande compagna di vita per me durante i due anni della pandemia. In lei c’è un po’ della scelta di mettersi in discussione sempre di Valeria e soprattutto della sua determinazione nell’agire sempre “mettendoci la faccia”. C’è un desiderio di Deborah che Valeria ha fatto proprio: “vivo nel quartiere più bello del mondo e ve lo racconto”.
Come Deborah “Io sono Libertà”
DB – Nel romanzo non si racconta solo la vita della protagonista, ma anche tante storie di quartiere, aneddoti e ricordi che sono serviti a farne di questo libro anche un piccolo saggio, dal punto di vista narrativo quanto è stato difficile cercare di amalgamare tecnicamente le due cose nel loro processo e nello stile di scrittura?
È stato tecnicamente difficile, ma naturale e direi irrinunciabile per me che cerco di coniugare sempre nei miei libri un po’ di ricerca (storica, economico-sociale e artistico-letteraria) e racconto.
DB – Penso che la forte presenza di centri commerciali abbia dato il colpo di grazia ai negozi della zona rendendo la città di Bari e in questo caso i quartieri, sempre più poveri. Vedere saracinesche abbassate in una città dove il commercio è stato il fiore all’occhiello per tanti anni incute tanta tristezza e sconforto, infatti manca quel contatto con l’esercente, quel rapporto genuino di un tempo, non credi che questo quartiere si vada sempre più spegnendo e occorre un processo di riqualificazione del territorio, ma a prescindere da questo fondamentale aspetto sei sempre più convinta che il cambiamento deve avvenire in ciascuno di noi?
Le ragioni economiche del “declino” del commercio nel quartiere Libertà (come in molti altri quartieri di Bari) sono molteplici e riconducibili a trend che sono più globali che locali. È cambiato il mondo del commercio ed è soprattutto ad Internet che si deve la trasformazione. Ma resta una questione fondamentale sulla quale riflettere: un quartiere non “muore” perché si abbassano le saracinesche, o visto da altro punto di vista, le stesse saracinesche abbassate possono rialzarsi con altro scopo. Non credo che il declino del quartiere Libertà sia dovuto alla chiusura dei negozi di via Manzoni e non credo che presente e il futuro del quartiere sia solo legato alla riapertura dei negozi. Via Manzoni, per esempio, per me è “la strada verso il mare”: riconnettere Libertà al mare (come è nella realtà!), legare il quartiere al turismo che viene dal mare, oltre che alle persone che vengono dal mare (i migranti sono una risorsa!), alla cultura, all’arte e all’artigianato, alla tecnologia e alla gastronomia e a tutti gli scambi che il mare crea, può essere una chiave per il cambiamento.. che senza dubbio passa sempre e in primis attraverso le persone!
DB – Nel romanzo vengono affrontate tematiche sociali come la criminalità organizzata, la prostituzione e il bullismo, inoltre per esemplificare il concetto di libertà parli di un personaggio molto noto a Bari, Lorenzo De Santis soprannominato Varichina che a suo modo non desiderava altro che manifestare la sua omosessualità negli anni 70 senza inibizioni, tra l’altro fu realizzata anche una pellicola cinematografica Lorenzo fu ben interpretato dall’attore Totò Onnis ce lo potresti descrivere?
Per ragioni anagrafiche io ho solo sfiorato la vita di Lorenzo, ma ho partecipato e partecipo di molte storie simili. Abbiamo fatto dei passi avanti dagli anni ’70 ma c’è ancora molta strada da percorrere, soprattutto per città come Bari che vogliono essere considerate città metropolitane europee e per esserlo devono possedere, esprimere, vivere i valori democratici europei. Non abbiamo solo bisogno di effettivi riconoscimenti dei diritti civili e sociali (europei e universali!) ma abbiamo anche bisogno di colmare gap culturali e sbarazzarci una volta per tutte delle discriminazioni in qualsiasi forma. Per un quartiere “popolare” come il Libertà in cui esistono e convivono educazione (non solo istruzione) e qualità culturali molto eterogenee è complesso, non impossibile. Io ho fiducia nelle nuove generazioni zeta e alfa: nel loro dizionario la parola diversità è piuttosto irrilevante perché, come dice una mia giovanissima amica, “tutto è diverso da tutto”.
DB – Nel romanzo traspare la forte appartenenza al tuo quartiere, nel corso degli anni ha potuto offrire gioie e dolori ma nel momento in cui diventa un luogo in cui ci si sceglie di vivere vuol dire che si crede fermamente nella possibilità del cambiamento, e allora ti chiedo da cosa inizieresti e secondo te ci sono delle speranze affinché si possano apportare dei graduali miglioramenti per poter rinascere?
Non ho dubbi: io inizierei dalla casa. Un quartiere con una densità abitativa ed edilizia tanto elevata come quella del Libertà non può che iniziare di lì il cambiamento. In generale è fondamentale pensare un piano di rigenerazione (termine abusato, mi scuso) che parte dalle abitazioni, dai primi e imprescindibili luoghi di vita delle persone. Nel quartiere Libertà di una media città (metropolitana) europea del Terzo Millennio, esistono miriadi di abusi edilizi che creano deficit inaccettabili di sicurezza, igiene (pubblica), sostenibilità, decoro…Vanno sanati senza se e senza ma… C’è bisogno di unire le forze, di mettersi insieme. Non accetto la risposta: “se sono mura private, le istituzioni non possono fare nulla”. Si può e a mio avviso si deve lavorare insieme per trovare soluzioni che portino a incentivare la rigenerazione come è accaduto per Bari Vecchia che oggi, con una rigenerata espressione chiamiamo il borgo antico di Bari.
DB – Grazie Valeria per essere stata nostra ospite nello spazio dedicato alle interviste, concludiamo con una doppia domanda, se in pentola bolle qualcosa per il futuro e ci indicheresti i tre romanzi a cui sei particolarmente affezionata e che non possono mancare nella tua libreria?
Rispondo in ordine inverso, partendo dai romanzi. Tre classici, non potrei che partire dai classici (anche questi in ordine cronologico inverso):
- Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino
- Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen
- Jacques il fatalista e il suo padrone di Denis Diderot
Nella mia cucina letteraria, c’è sempre una pentola sul fuoco. In questo momento due! Mi impegno a raccontarvi presto in dettaglio.
Grazie a te, a voi, di cuore.