1.MaBal – Valeria, In questo periodo (estate 2023) stai presentando il libro “La regina dei colori”, Rizzoli ed. Preparandomi per l’intervista pensavo che l’armocromia è diventata un argomento di discussione sui quotidiani, quindi, in qualche modo, il libro è attualissimo. Ovviamente tu la storia nella quale i colori hanno un’importanza particolare per la protagonista, l’avevi in mente da prima, ma la coincidenza mi ha colpita. La prima domanda è scontata: che rapporto hai con i colori? Cosa sono per te?
V.C. – Innanzitutto grazie per l’ospitalità su Giallo e Cucina! Quanto ai colori… beh, ammetto che rivestono una grandissima importanza nella mia vita e fin da piccolissima, vi basti sapere che in famiglia mi definiscono “como-menosa”, a causa della mia attenzione (chiamiamola così, anche se i sostantivi adoperati di solito sono meno eleganti) per gli accostamenti cromatici, tipo che abbino le mollette al colore dei panni stesi, tanto per dirne una. Poi sì, i miei studi mi hanno fatto scoprire quanto, al di là dei gusti e delle mode, i colori abbiano davvero una “voce” e sappiano raccontare molto più di quanto immaginiamo. Ed è un vero e proprio universo, tutto da scoprire.
- MaBal – Venendo più specificatamente al libro invece, cosa mi dici di Clotilde Podestà, che donna è?
V.C. Ne “La regina dei colori” tutto ha inizio da un ritorno, quello di Clotilde Podestà, acclamata star internazionale dell’interior design che di colpo, dopo aver trascorso i suoi primi sessant’anni di vita a duettare con i colori come Ginger Rogers e Fred Astaire, per quello che i medici chiamano acromatopsia da trauma perde completamente la visione dei colori e si trova catapultata in un universo fatto solo di bianchi, neri e sfumature di grigio che, come assicura lei, sono ben più di cinquanta. Quindi un ritorno alla città natale dopo anni di assenza e dove Clotilde irrompe (forse sarebbe meglio dire deflagra!) nella vita delle sorelle e della sua famiglia, scompaginando equilibri veri o presunti, quasi che Clotilde, dopo essere stata distratta per una vita dai colori, solo ora iniziasse a vedere veramente e con una prospettiva del tutto diversa, mettendo ciascuno di fronte alle proprie scelte e al proprio destino. Clotilde è una donna che ha deciso di non farsi imbrigliare dalle aspettative familiari per scegliere da sola la propria strada, salvo poi vedersi presentare il conto in occasione di questo “ritorno”, anche se in modo molto diverso da ciò che si aspettava.
3.MaBal – Credo che in un mondo dove la serialità è cercata e premiata, sia dai lettori, sia dalle case editrici, tu abbia avuto coraggio a lasciare la protagonista dei tuoi libri precedenti, Edna Silvera, per raccontare una storia diversa. Cosa ti ha spinto a farlo?
V.C. Già, si tratta del mio tredicesimo romanzo e per la prima volta mi sono presa una pausa dal giallo, per una storia di narrativa pura. E sì, quando ho realizzato la faccenda mi è montata su un’ansia che levati! Pensate che i primi capitoli li avevo scritti ben otto libri fa, solo che la serialità ti costringe ad avere termini di consegna piuttosto incalzanti e io, anche per colpa del mio famigerato cincischio (vedi dopo), arrivo sempre in scivolata e con l’acqua alla gola, per cui questi capitoli erano rimasti lì, a fermentare tra le volute cerebrali e un gran desiderio di colar fuori. Poi, il 21 dicembre del 2022, in occasione di una zoom di auguri con la mia editor di Rizzoli e l’agente che mi segue, non so come il discorso finisce su quei capitoli ancora nel limbo del “prima o poi”, in Rizzoli si incuriosiscono, li leggono e poche ore dopo mi dicono: «Scrivila!». Io pensavo che intendessero di mettermici dopo il terzo della serie di Edna, su cui peraltro avevo già cominciato a lavorare e invece:
«Tu vuoi scriverla?»
«Beh, sì, tipo che l’avrei già fatto otto libri fa, ma…»
«Allora SCRIVILA! La vogliamo prima di qualsiasi altra cosa tu abbia già in cantiere, perché questa nuova storia ci ha f-o-l-g-o-r-a-t-i esattamente com’è successo a te, e non vediamo l’ora che sbocci tra le pagine e sugli scaffali delle librerie»
E non potete immaginare la gioia di avere una storia che spinge per uscire e un editore che ti dice “Ci piace tantissimo e la vogliamo subito!”.
Insomma, alla fine in neppure tre mesi è nato “La regina dei colori”, a confermare che il suo premere per colar fuori non era tanto per dire ;).
4.MaBal – Mi dici qualcosa sulla teoria dei fili? Secondo te ce ne facciamo più imbrigliare o li usiamo per volare?
V.C. Bella domanda, a cui mi piacerebbe rispondere con limpida e meravigliosa sicurezza che li adoperiamo per volare, invece temo che ci stiano ancora annodati addosso ad imbrigliare sogni, scelte, desideri e libertà, il più delle volte senza che neppure ce ne rendiamo conto e questo, forse, è proprio il filo più difficile da stanare e riconoscere, specialmente per noi donne.
5.MaBal – A Cesenatico Noir a una domanda di Luca Crovi, hai raccontato qualcosa sul tuo “cincischiare”, come sei messa in questo periodo? Cincischi o sei in fase produttiva acuta?
V.C. Uh, tra i giri per l’Italia dietro alle presentazioni e il clima vacanziero, sono in pieno e conclamato cincischio! Ma le scadenze (due nuovi romanzi e un racconto lungo) hanno già cominciato a ringhiarmi sul collo, quindi mi sa che è arrivato il momento di darmi una mossa 😉
- MaBal – Tornerai con una nuova storia con protagonista Edna Silvera? Hai già qualcosa in mente?
V.C. Sì, Edna Silvera tornerà con una nuova avventura e questa volta a guidarla sarà il colore che, solo apparentemente, sembra il meno colorato di tutti: il bianco. Prima però vedrà la luce una nuova storia per una casa editrice che si è appena affacciata sul mercato, ma con solide basi e grande entusiasmo, a cui aggiungo una “soffiata” in esclusiva per Giallo e Cucina: chi ha amato la serie de “La colf e l’ispettore” avrà, spero, una gradita sorpresa!
- MaBal – Cosa ti piace leggere?
V.C. Sono abbastanza onnivora, leggere è e resta sempre la mia stanza tutta per me, dove la sera mi ripulisco dai pensieri immergendomi in storie non mie, spazio vitale di cui non posso assolutamente fare a meno. E rileggo. Tanto. Tantissimo. Per dire che ho consumato “A che punto è la notte” e “La donna della domenica” di Fruttero & Lucentini, Nick Hornby, Alan Bennet, Stefano Benni e sì, tanto e tutto Georges Simenon, e poi “La mia famiglia e altri animali” di Durrel, “Lessico familiare” della Ginzburg, “La boutique del mistero” di Buzzati, “Mia nonna saluta e chiede scusa” di Backman, “Il buio oltre la siepe” della Lee, “La storia infinita”, tutti i romanzi di quel geniaccio della Rowling…
Ognuno di loro mi ha insegnato a capire cosa amo raccontare e soprattutto l’umiltà di volare bassa ogni volta che accanto al mio nome trovo l’appellativo “scrittrice”. Comunque, rileggendoli, sono sempre pervasa da una sana (sanissima, giuro!) e robustissima invidia, ma in fondo che c’è di male nell’ammettere che daresti un braccio per aver scritto tu della Opima-Culandrona, dei cavoletti di Bruxelles della signora Tabusso, della Parigi di Maigret, di Severus Piton o di Britt-Marie e il suo bicarbonato? Ecco, appunto, che ve lo dico a fare?
- MaBal – Per il nostro sito “Giallo e Cucina” è d’obbligo chiederti se hai un piatto/cibo preferito?
V.C. Da ligure doc non posso non esprimere tutta la mia sconfinata adorazione per la focaccia con il formaggio di Recco e i pansoti con la salsa di noci, che son sempre fonte di commozione. Nell’espatrio invece non resisto alle sfogliatelle napoletane, i cannoli siciliani, la caponata di melanzane, le orecchiette con le cime di rapa e le sarde in saor.
Grazie a Valeria Corciolani per aver risposto alle mie domande!
foto: Patrick Franceschet dal sito web dell’autrice