Oggi ho il piacere finalmente di incontrare PIETRO CALICETI che ringrazio di cuore. Intrevista a cura di Adriana Rezzonico
Sul tuo sito tu scrivi: …. “Non voglio scrivere di serial killer. Ma solo cose vere.”
Sì, è anche un po’ una reazione a un certo modo di fare gialli. A me sembra che molti dei giallisti che vanno per la maggiore stiano finendo per puntare tutto sulla ripetitività dell’ambientazione o del personaggio, ma se si vanno a vedere le loro trame sono esilissime oppure completamente inverosimili. Questo genere di cose non mi interessa. Io voglio scrivere libri che abbiano delle trame intricate, ma allo stesso tempo verosimili, perché tratte dalla realtà. E’ anche per questo che in fondo a L’Ultimo Cliente ho messo una nota in cui sottolineo che tutti i fatti che fanno da contesto alla storia sono assolutamente reali, e fornisco i riferimenti e link utili per chi volesse approfondirli.
In effetti hai scritto una storia dei giorni nostri, molto attuale.
Ti ringrazio. Ho capito di aver colto nel segno quando ho visto arrivarmi decine di messaggi da persone di tutta Italia e di ogni tipo, che mi dicevano “finalmente hai scritto come stanno le cose”. E’ stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita.
Le banche al giorno d’oggi non prestano più soldi e le imprese non producono più. Chi sono le vittime e chi i carnefici di questa storia?
Soprattutto di questi tempi, si è portati a dire che i carnefici sono le banche e le vittime sono le imprese, ma le cose non stanno sempre così. Certo, se sei un’impresa piccola e non rientri del debito la banca ti strozza, ma più un’impresa è grande più le parti si invertono, e quando il debito diventa enorme la banca il più delle volte non si può permettere di farla fallire. E allo stesso tempo, nelle banche troviamo da un lato amministratori che prendono stipendi e buonuscite milionarie, e dall’altro lato migliaia di poveretti che sono messi in esubero. La verità è che, su entrambi i fronti, i piccoli sono vittime e i grandi carnefici.
Nella vita reale, sei avvocato e ti occupi dall’interno di questo problema. Cosa puoi raccontarci?
L’Ultimo Cliente nasce anche da un’esperienza professionale reale. C’era questo imprenditore indebitatissimo con varie banche, e che però aveva trovato il modo per ripagarle tutte. Proponiamo un piano, ma le banche non accettano, e lui non capiva perché ed era disperato.
Cosa dovrebbe fare un imprenditore in difficoltà?
Andare da un bravo avvocato. Anche se sarebbe meglio andarci prima che le difficoltà emergano.
E cosa fa l’avvocato PUGLIATTI in questo libro? Ci descrivi la storia senza approfondirla troppo?
Siamo nell’ Italia del 2013. Pugliatti è un avvocato poco meno che cinquantenne, in gravissima crisi finanziaria e personale. A un certo punto ritrova un vecchio amico d’infanzia, imprenditore anche lui in gravissima crisi. L’amico chiede all’avvocato di assisterlo da un lato in una trattativa con le banche creditrici, e dall’altro lato in un progetto in Libia che, se avesse successo, salverebbe entrambi. Insieme partono a negoziare sui due fronti, e sembra quasi che ce l’abbiano fatta quando una banca si mette di traverso, innescando una serie devastante di reazioni a catena. L’avvocato inizia a chiedersi perché e, indagando, scoprirà che nella banca c’è un cuore oscuro ….
Non temi lo scontato paragone con JOHN GRISHAM?
Be’, mi farebbe solo onore essere accostato a lui, lo considero un maestro.
Cosa spinge durante una brillante carriera a scrivere questo romanzo?
Come Pugliatti, anche io a un certo punto della mia carriera mi sono ritrovato in una gravissima crisi, finanziaria e quindi anche personale. La gente pensa che la professione di avvocato sia sinonimo di agiatezza, ma non è affatto così. Specie dal 2007 in poi, con la crisi finanziaria globale, molti avvocati fanno un’enorme fatica a sopravvivere. Già nel 2012, il Presidente dell’Organizzazione Unitaria dell’Avvocatura aveva denunciato che, dei 230mila avvocati italiani, 140mila erano, testualmente, “allo stremo”. Ovvio, la crisi non ha colpito solo noi: ha colpito tutti, falciando intere generazioni, soprattutto quelle come la mia, a cavallo tra i quaranta e i cinquant’anni. E così mi sono detto: “Qualcuno deve scrivere del dramma che stiamo vivendo, deve lasciare una traccia, perché i nostri figli, le generazioni future, sappiano che cos’abbiamo passato”. E ho preso la penna.
Perché il lettore dovrebbe comprare un libro che potrebbe sembrare troppo difficile?…Magari con termini tecnici e con una forte voglia di evasione?
Mah, in realtà tutti quelli che mi hanno scritto hanno detto di non aver avuto alcun problema, anzi tanti mi hanno ringraziato perché gli avevo fatto capire finalmente come funzionano certe cose.
E ora però prima di lasciare l’aula mi devi dare una ricetta di cucina e una tua citazione preferita. E’ vietato confondermi ! Ho ancora nella mia mente lo squisito piatto di cassouela di qualche sera fa.
Be’, visto che L’Ultimo Cliente è in parte ambientato a Piacenza, dove ho trascorso tutta la mia giovinezza, ti propongo uno dei piatti più tipici della cucina piacentina, la cosiddetta Bortolina (o, in dialetto, Burtlëina). Si tratta di frittelline che vengono servite come antipasto, idealmente appena fatte e ancora fumanti, e da accompagnare con coppa, salame, oppure con gorgonzola. La ricetta, semplicissima, è la seguente.
Ingredienti
- Farina bianca
- Uova
- Sale
- Acqua
- Strutto (o olio)
Versate la farina in una zuppiera e stemperatela con l’acqua sino ad ottenere una pastella morbida, aggiungete le uova sbattute (uno ogni 300 g di farina), salate leggermente e lasciate riposare per mezz’ora circa. Mescolate e, poco alla volta, versate l’impasto nella padella, in cui avrete portato a temperatura di frittura olio o, ancor meglio, strutto. Tenete conto che le frittelle dovrebbero avere circa le dimensioni di un piatto. Man mano che le frittelle saranno pronte, toglietele dalla padella e appoggiatele su di una carta porosa per togliere l’unto eccedente. Se si vuole, prima di procedere alla frittura all’impasto si possono aggiungere anche delle cipolline tagliate finissime, quelle che in dialetto si chiamano Bavaròn.
Ti ringrazio per la tua solita cortesia, ti rinnovo in bocca al lupo per il premio. E ringrazia da parte mia il fotografo che ha immortalato un bel momento con il tuo cane. La tua pagina è veramente bella. Io invito i lettori a comprare L’ULTIMO CLIENTE e a leggere in seguito la recensione del libro.