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Oggi parliamo con… Paola Casadei

Intervista a cura di Miriam Salladini

1)Chi è Paola Casadei oltre ad essere una scrittrice?

Innanzitutto non è una scrittrice… Ho pubblicato un solo libro, non mi sento una scrittrice. Provo molto rispetto per quella parola. E’ un punto di arrivo. Io sono appena alla partenza. Qualche anno fa ero una farmacista, poi un direttore tecnico di un’officina omeopatica, quindi una mamma a tempo pieno, un’insegnante di musica alla scuola francese di Maputo, ora ho tradotto un paio di libri. Mi piacerebbe continuare a nuotare nel mondo della letteratura. Dai libri che traduco imparo molto.

 

2)Perché hai deciso di intitolare il tuo libro “L’elefante è già in valigia”?

Il titolo è nato per caso, in modo spontaneo, una settimana prima di spedire in giro il manoscritto. Prima, per un paio d’anni (lo so, un tempo lungo, dovuto alle incertezze e ai traslochi), il libro aveva titoli più banali, con l’Africa, la neve, la valigia. Poi, una sera, ripensavo a una scena del libro, dove c’è un bambino che vede l’impresa di traslochi impacchettare tutti i suoi giochi e la sua vita. Per caso ci è finito dentro un elefante – che è da  sempre il mio animale preferito – e il titolo è apparso. Ho solo dovuto aggiungere nel libro una frase pronunciata dalla mamma al figlio : «Giacomo, non ti preoccupare, l’elefante è già in valigia». L’elefante in questione è dunque un pelouche.

3)Quanto di te c’è nel libro?

C’è molto di me. Con la mia famiglia ho abitato per dodici anni tra Sudafrica e Mozambico. Quindi certe riflessioni sull’Africa, sulla vita degli expat, degli italiani che devono lasciare il paese, che scelgono o sono obbligati a vivere fuori, senza più patria, che traslocano, sono reali. C’è molto nei racconti di viaggio, Namibia, Kruger Park e safari, viaggi in aereo. Ma tutti i personaggi sono frutto della fantasia. Anche il rientro in Italia lo è. Io abito in Francia.

 

4)Hai pubblicato altri libri?

Non ancora. Ho scritto alcuni racconti legati da un filo conduttore, ma il cerchio non si è ancora chiuso. E sto finendo un “giallo ‘romagnolo”, scritto a quattro mani con una vecchia amica. Però ho pubblicato come traduttrice, dal francese e dall’inglese: MALGRE-NOUS. Contro la nostra volontà di Caroline Fabre-Rousseau. Dal buio alla luce – Il bisso marino e Chiara Vigo (tradotto in francese), una biografia artistica scritta da Susanna Lavazza, mentre uscirà a giorni  In fuga col nemico, scritto da Charmaine Pauls, una scrittrice sudafricana che ho il piacere di conoscere.

5)Qual è il messaggio che vorresti passasse al lettore dopo aver letto il tuo libro?

Vorrei che rimanesse il piacere di aver incontrato altre vite e un altro mondo: Carlotta esiste davvero, ce ne sono molte, che si trovano a dover vivere in un altro paese o continente, lontano dalle amiche che le hanno accompagnate per anni. Con l’appoggio di qualcuno – famiglia ma non solo – è poassibile ricominciare, sempre e dovunque. Vorei che il lettore si dicesse : interessante! Perché no? In questi anni in cui è difficile trovare lavoro in Italia, vicino agli affetti e alle amicizie di sempre, è possibile partire, aprire la mente, non aver timore di farlo, anche con bambini piccoli. Il mondo è grande, interessante, vario, e non ci sono solo i viaggi organizzati per scoprirlo.

 

6)Te la senti di dare un consiglio a chi ha acquistato il tuo libro e lo sta iniziando a leggere?

Forse uno solo: non ti fermare alle impressioni delle prime pagine, il ritmo arriva dopo un po’.

 

7)C’è un passo che preferisci nel tuo libro?

Ce ne sono tanti. Vediamo, il primo è su “L’ultima gita a Inhaca”, capitolo 20.

Ma tu, Giacomo, sai quant’è un trilione di dollari? Quanti zeri vanno messi dopo l’uno?» gli chiede suo padre.

«No, papà, non lo so».

«DODICI! Significa 1.000 miliardi di dollari! Pare che sia quello che è stato dato all’Africa negli ultimi cinquant’anni. E secondo voi non si dovrebbe vedere qualche risultato, qualche cambiamento? Ai poveri, in realtà, non arriva niente di quegli aiuti, che invece servono solo ad arricchire i ricchi, e a incrementare la corruzione! Gli aiuti sono solo questo, un totale disastro, un errore, lo dico a costo di sembrare fascista, ma un Paese che si adagia a questo gioco affonda e lascia affondare i Paesi nel circolo vizioso della corruzione, e viene del tutto scoraggiata la libera iniziativa, perché sanno che i soldi gli verranno dati sempre e comunque».

«Ho letto un libro in cui l’autrice dichiarava che ogni anno lasciano il paese 10 miliardi di dollari, quasi metà degli aiuti ricevuti dall’Africa nel 2003!»

«Più soldi arrivano, più aumentano il declino e la povertà. Senti cosa ho letto: un presidente dello Zaire, Mobutu, incontra Reagan per chiedere condizioni più favorevoli avendo accumulato un debito di 5 miliardi con gli Stati Uniti, e subito dopo noleggia un Concorde per trasportare la figlia a sposarsi in Costa d’Avorio! Ma gli USA» continua, «solo nel 2006 hanno dato 300.000.000 di dollari a Mugabe dello Zimbabwe, nonostante si sapesse ormai tutto di quello che lui fa nel suo paese, di come ha lasciato via libera a trucidare i bianchi che c’erano».

«Gli aiuti fanno anche aumentare il razzismo tra neri: se pensi che una percentuale altissima vive con meno di 1 dollaro al giorno, e che tanti neri si presentano invece con delle auto che io non potrò mai permettermi. Come ce l’hanno fatta? Armi, droga, aiuti ai governi che si fermano troppo presto senza arrivare a destinazione: uno schifo senza fine».

«È vero! Pare che l’85% degli aiuti venga usato per usi diversi da quelli richiesti o dichiarati. E la Banca Mondiale lo sa. Fin dal ‘47 dal dipartimento economico dichiaravano: “Quando la Banca Mondiale crede di finanziare una centrale elettrica, in realtà sta finanziando un bordello.” Però continua questa politica degli aiuti».

 

Il secondo è più leggero:

Arrivano le cioccolate, lo sguardo di Carlotta è rapito, Filippo non ha mai conosciuto una persona più golosa di cioccolato, caldo, freddo, gelato…

«Senti, l’altra sera… io volevo davvero baciarti, poi di notte, quando sei andata via, non ci ho più capito niente, non ho chiuso occhio tutta la notte, e ieri mattina… ho avuto paura».

«Ti faccio paura io»  chiede con tono scherzoso Carlotta, appena consolata dalla cioccolata, dal fatto di averlo così vicino, dal fatto che si cominciava a sciogliere lo stress delle ultime trentasei ore.

Ma lui non scherza: «Te lo devo confessare: sì, tu mi fai paura. Ho avuto altre ragazze, lo sai, ma erano tutte molto diverse da te, io mi sentivo sempre distante, mi piacevano fisicamente ma da nessuna ho cercato niente di più. Poi arrivi tu, mi hai fulminato immediatamente ma non lo volevo ammettere, sembri così ingenua e fragile, ma in realtà sei una roccia, sei intelligente, hai viaggiato, parli quattro lingue, con te si può discutere di tutto, mi superi in tante cose. Ho paura che tu ti stanchi di me, che ti sembri troppo mediocre, che ti annoi. Una ragazza che mi insegna qualcosa… non so se posso sopportarlo: per un attimo mi sono sentito…» e molto sottovoce finisce la frase: «fragile».

«Come hai detto? Non ho sentito», anche Carlotta sussurra.

«Era già duro dirlo una volta, me lo fai anche ripetere?» e invece di arrabbiarsi scoppia a ridere. «Fragile. Vulnerabile… Odio sentirmi così!»

 

8)Che tipo di scrittrice sei?

Vorrei non essere banale, vorrei avere uno stile tutto mio… ma non ci sono ancora arrivata. Insomma, confesso che non so rispondere. Però da quando è uscito il libro a oggi ho imparato davvero tanto. Spero di mostrarlo presto.

 

9)Qual era il tuo sogno nel  cassetto da bambina?

Ricordo che mi sarebbe piaciuto lanciarmi col paracadute. Ma il mio sogno era – banale dirlo – scrivere un libro. Allora ho sempre tenuto quaderni segreti e appunti e frasi che trovavo sui libri che leggevo. Ma quando ho tentato di scrivere, da ragazzina, scrivevo solo banalità e storielle rosa. Allora mi sono detta che avrei aspettato finché non avessi davvero qualcosa di nuovo e originale da dire. Però forse ho aspettato troppo…

 

10) Hai una pagina Facebook di riferimento dove è possibile restare aggiornati sui tuoi progetti?

Sì, certo. Venitemi a trovare. https://www.facebook.com/Paola-Casadei-902981043085411/

 

11) Come ultima domanda dovresti dirmi la tua ricetta e citazione preferita.

Tra la thieboudienne e il braai… No, ecco : Caril de camarão. Capitolo26.

Ingredienti:

  • 1 kg di gamberi medi
  • 1 tazza  di olio
  • 1 cipolla
  • scorza di mezzo limone
  • un pezzo di zenzero, fresco se possibile, due spicchi di aglio
  • Peperoncini freschi (tipo dedo de moça, dito di ragazza) secondo il gusto
  • Spezie (cumino, paprika dolce)
  • 2 cucchiai di curry medio
  • 1 latta di pomodori in scatola
  • 400 ml di latte di cocco
  • Sale e prezzemolo tritato

 

Preparazione:

Friggere la cipolla in un po’ di olio. Appena è dorata, aggiungere poco a poco le scorze di limone grattugiato, tutte le spezie, lo zenzero, il curry, la salsa di pomodoro e quando tutto ha preso colore il latte di cocco. Mescolare bene e portare ad ebollizione, quindi abbassare il fuoco e aggiungere i gamberi, continuando a cuocere una decina di minuti. Togliere i gamberi e mantenerli in caldo, quindi aumentare il fuoco per ridurre la salsa. Versare il caril sopra i gamberi, aggiungere una manciata di prezzemolo tritato e servire caldo, su un letto di riso bianco.

 

Ed ecco l’ultima citazione: Mi chiamo Carlotta e vivo con un nodo in gola. Ho sedici anni, mi sento sola perché sono diversa da tutte le persone che mi circondano, e questo non mi piace. Non appartengo a nessun luogo. Ho abitato in Africa per cinquemilasettecentosessantaquattro giorni (5764!) […]Ora mi trovo in Italia. A nessuno importa come mi sento io dentro, cosa penso e cosa vorrei.

 

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