Oggi Alessandro Noseda si è divertito a intervistare Ornella Albanese. Andiamo a conoscerla meglio attraverso ciò che ci ha raccontato.
Per chi volesse approfondire,
Buongiorno e grazie per l’accoglienza.
Grazie a te. Ti propongo un’intervista itinerante in due luoghi del romanzo di cui parleremo: Otranto e Castro, due splendide città del Salento. Nel libro le troverai un po’ diverse perché le ho ricreate come potevano essere nel XII secolo, non tralasciando grotte, vegetazione, facciate originali delle chiese e tutta un’atmosfera medievale in cui calarsi.
Davvero interessante. Quindi partiamo da Otranto?
L’antica Hydruntum. E poi ci sposteremo a Castro, Castrum Minervae, a pochissimi chilometri da qui. Il mio romanzo è stato gratificato da quattro premi, uno dei quali proprio il Premio Internazionale Castrum Minervae.
E gli altri?
Uno dell’Accademia Res Aulica, poi una targa di merito al Festival della Letteratura Città di Giulianova, e l’ultimo, il 18 marzo, il premio La vie en rose.
Ci racconti chi sei e perché leggi e scrivi?
Ho cominciato a scrivere da piccola, e a sedici anni pubblicavo già racconti gialli e rosa su riviste di grande tiratura. I racconti sono un’ottima scuola per una narrazione stringata ed essenziale. Poi sono passata ai romanzi contemporanei, otto, che mi hanno permesso di sperimentare generi diversi, con storie sentimentali, gialle, divertenti o surreali. Poi sono passata ai romance storici, con undici titoli nella collana I Romanzi di Mondadori. A quel punto mi sono sentita pronta per spaziare e ho pubblicato con Fanucci due romanzi, L’anello di ferro e L’oscuro mosaico, nei quali ho fatto confluire più generi, lo storico, il thriller, il romance.
“Perché leggo e scrivo” è una domanda interessante. Diciamo che sono una donna ricca di fantasia e penso che una sola vita, per quanto piacevole e stimolante, non sia comunque abbastanza. Le vite dei miei personaggi (e dei personaggi dei libri che leggo) arricchiscono la mia.
I tuoi romanzi, come nasce l’idea?
L’idea è un guizzo intorno al quale si costruisce poi la storia. Può arrivare in qualsiasi momento e a volte non arriva subito, perché deve trattarsi di un’idea originale, in grado di sorprendere, insomma il “guizzo” deve essere notevole per poter reggere l’impianto di quei romanzi complessi che mi piace scrivere.
Dove scrivi? Hai un “luogo del cuore” dove trovi ispirazione?
Scrivo praticamente dappertutto. Per esigenze di vita ho sviluppato la capacità di blindarmi, di essere impermeabile alla realtà esterna. Ma questo non toglie che scrivere diventi ancora più fantastico in un luogo suggestivo, una finestra aperta su una distesa di ulivi, per esempio, come nella mia casa in campagna, oppure spalancata sul mare in estate.
Preferisci il silenzio o ami la musica di sottofondo?
Preferisco il silenzio, potendo scegliere. Ma se mi va bene tutto quando scrivo, per la revisione ho bisogno o di silenzio assoluto o di musica rigorosamente strumentale. Le parole delle canzoni creano troppe assonanze, ripetizioni e rime involontarie anche dove non ci sono.
“L’Oscuro Mosaico” è la tua ultima fatica. Dove hai trovato spunto?
Era da un po’ che desideravo scrivere una storia medioevale ambientata in Terra d’Otranto, e la prima idea è stata quella di creare un mistero in qualche modo collegato all’inquietante mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto. Da lì è scaturita una storia intessuta di più vicende, una specie di mosaico che pian piano si ricompone rivelando l’intero disegno. E poi desideravo scrivere un romanzo storico che presentasse però una commistione di generi, con storie d’amore, di avventura e di mistero. Nel periodo descritto, il mosaico della cattedrale è in lavorazione, e nell’intrico delle numerose immagini è nascosta la chiave dei due delitti sanguinosi di cui è accusato il protagonista.
Per dare un’idea della particolarità di questo mosaico, propongo un breve brano:
“Il Saraceno si avviò verso il grande portale spalancato, e dal sagrato caldo di sole, passò alla piacevole frescura della chiesa. Si fermò un attimo per abituare gli occhi alla diversa luminosità, poi abbassò lo sguardo e trattenne il respiro.
Yusuf Hanifa aveva viaggiato molto e aveva visto molte cose stupefacenti, ma niente che somigliasse neppure da lontano a quello che adesso aveva davanti.
Era come se un enorme tappeto di pietra si fosse srotolato davanti a lui, fino a raggiungere il fondo della cattedrale, animato da una moltitudine di immagini dai colori brillanti.
Era un albero della vita, si stupì, un simbolo che apparteneva alla sua cultura. Ma quell’albero fioriva di uomini, animali, mostri e demoni, tutti colti in un gesto, in un contorcimento, in un impeto che li rendeva vivi.
Non c’era nulla di statico in quei disegni, l’impressione più forte era che la vita fosse stata imprigionata nella pietra.”
Quanto prendi in prestito alla realtà e quanto è frutto di mera fantasia? Come delinei i personaggi?
A me è sempre piaciuto mescolare invenzione e realtà storica, far interagire personaggi inventati con personaggi reali. Per i personaggi inventati, dò libero spazio alla fantasia, e a volte un piccolissimo aspetto del loro carattere o della loro fisicità mi suggerisce l’evolversi della vicenda. Accanto ai due protagonisti, giovani e appassionati, segnati da un passato crudele, c’è una piccola folla di personaggi le cui storie compongono il romanzo: il trovatore occitano, scaltro e mistificatore, il medico guerriero Yusuf Hanifa, l’alchimista divorato dalla sua ossessione e molti altri.
Quanto ai personaggi storici, di solito parto da poche righe lette su un libro di storia, o da un ritratto in un affresco e delineo il personaggio, spingendomi anche a creargli un temperamento in linea con certe sue gesta o certi suoi comportamenti. Guglielmo il Malo, per esempio, è colto nel momento in cui rinuncia agli ozi della sua reggia affollata di concubine per farsi carico dei suoi doveri di re. Altri personaggi storici nel romanzo sono il monaco Pantalone da Casole, l’ideatore del mosaico, Tancredi di Altavilla, che lotta per diventare re, papa Silvestro II, attratto dai poteri dell’occulto, e altri ancora.
Segui una scaletta o ti fai guidare dalla storia? Quali sono state le maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?
Assolutamente niente scaletta, che può indurre a seguire tracciati già stabiliti penalizzando l’estro creativo. Di conseguenza, le maggiori difficoltà sorgono nel momento in cui i tanti fili lanciati nel corso della prima parte, devono poi essere riannodati per concludere le varie vicende. Un aneddoto che riguarda L’Oscuro Mosaico: ho rischiato fino alla fine di non trovare il collegamento tra i delitti e il mosaico, che era poi stata la mia idea di partenza. Alla fine ci sono riuscita, e la soluzione è talmente verosimile, che sembra essere stata progettata fin dall’inizio.
E del rapporto con Editore ed Editor cosa puoi dirci?
Un rapporto molto buono. Il mio editore ha una grande dote: l’entusiasmo. E quando l’entusiasmo è suscitato da un romanzo che hai scritto proprio tu, è davvero gratificante. Quanto all’editor, io curo in modo quasi maniacale l’editing dei miei lavori, quindi il suo intervento è prezioso, ma marginale.
Hai altri progetti in fieri?
Sì, un altro romanzo storico ricco di amore e di mistero e un romance per la collana I Romanzi di Mondadori.
E se ti proponessero una sceneggiatura per un film? Saresti d’accordo o ritieni che i tuoi romanzi soffrirebbero nella trasposizione cinematografica?
Sarei d’accordo, anche perché i miei romanzi sono piuttosto “visivi” e poi ricchi di dialoghi, quindi praticamente già sceneggiati.
Descriviti come lettrice. Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo?
Leggo di tutto, senza preclusioni, non ho generi preferiti. Amo le storie belle, scritte con genialità, quelle che mi piacerebbe aver scritto io. E’ questa la prova del nove. Quando penso che avrei voluto scrivere un particolare romanzo, significa che quel romanzo mi ha lasciato il segno.
E se devi regalare un libro come lo scegli?
Devo essere in linea con i gusti della persona a cui è destinato, ma non mi è mai capitato di regalare un libro che non fosse piaciuto anche a me.
Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?
Se ha già provato con gli editori interessati al genere, temo che l’unica possibilità sia l’autopubblicazione. Ma dopo aver fatto leggere il romanzo a lettori obiettivi e dopo un editing davvero accurato. E’ possibile che, se un’opera vale, attiri l’attenzione proprio di quegli editori che lo hanno rifiutato.
Un autore (o più) che costituisce per te un benchmark. E perché? Se ti va, ponigli il quesito che da tempo hai in mente! Magari è tra i lettori del Blog!
Ne ho molti, io li chiamo i miei benchmark del momento. Ho avuto il momento di Palanhiuk, il momento di Tracy Chevalier, di Baricco, di George Martin. Devo ammettere che non leggo moltissimo, il poco tempo libero a disposizione mi piace dedicarlo alla scrittura. Più che una domanda, desidero fare un’esortazione a George Martin. Lo pregherei di essere più clemente con i miei personaggi preferiti!
Quale loro libro consiglieresti ai nostri lettori?
Di Palanhiuk e di Baricco due romanzi tra i meno conosciuti: Survivor e Questa storia. Di Tracy Chevalier, La dama e l’unicorno, imperdibile dopo aver visto l’arazzo a Parigi. Di George Martin tutto.
Donaci una citazione e una ricetta.
Dimentico sempre le citazioni, anche quelle più belle e significative. Posso provare con una citazione da uno dei miei personaggi, Livio di Tarsia, il protagonista de L’oscuro mosaico:
“Forse è questo il segreto: leggere il mondo se non si può percorrerlo tutto.”
Quanto alla ricetta, io cucino poco e quando cucino la mia regola è semplice: piatti buoni con il minimo investimento di tempo. E poi mi affido all’occhio di pavone che tengo appeso proprio sopra i fuochi, dicono che funzioni come portafortuna.
Proviamo con pennette ai carciofi. Padella a bordi alti, olio, porro tagliato sottilissimo e un carciofo a persona, liberato dalle foglie dure e tagliato a fettine. Lasciare andare fino ad ammorbidire il tutto, sale e una spolverata di curry per il profumo. Poi lessare al dente le pennette rigate e saltarle nella padella per un paio di minuti.
Aspetto i commenti!