Intervista a cura di Dario Brunetti ed Edoardo Todaro
Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Mauro Marcialis, in libreria col suo ultimo romanzo Roma calibro zerouscito per la Sem editore. Partiamo subito con la prima domanda
ET Quanto le contraddizioni di una città, Roma in questo caso, sono elemento di ispirazione per un noir?
Moltissimo, proprio perché è proprio nei contrasti che l’occhiataccia nera può scavare con più incisività. Roma è una città dagli estremi dilatatissimi e, di riflesso, la migliore location possibile. Di contro, però, è più facile scivolare nel patetico, nel cliché e nella ridondanza, senza considerare che, essendo la “capitale” del romanzo crime italiano per eccellenza (Romanzo Criminale di De Cataldo) ogni storia qui ambientata può essere in qualche modo ridimensionata.
ET Nel romanzo hai tratto ispirazione da fatti di cronaca realmente accaduti?
Ci sono richiami a dinamiche criminali tipicamente romane (ove sul territorio operano mafie autoctone e quelle tradizionali si limitano al brokeraggio) con riferimenti all’indagine Mafia-Capitale nella quale si fa riferimento al famigerato “mondo di mezzo”, ovvero quel mondo dove gregari e boss della criminalità interagiscono con personaggi appartenenti alle istituzioni, alla politica e alla finanza. Ci sono delle analogie con l’omicidio di una ragazza avvenuto qualche anno fa proprio nel quartiere di San Lorenzo. Ci sono, inoltre, molti dettagli riferibili al quotidiano della città, con inquadrature che passano dalla periferia più degradata al “centro” più esclusivo. In tale ambito, Dagospia rappresenta un riferimento imprescindibile.
ET Ormai abiti a Reggio Emilia, ma sei nato a Roma, quanto il tuo essere della capitale è stato determinante riuscendo a influenzarti nella stesura di Roma calibro zero?
Anche in questo caso, moltissimo. Innanzitutto, la lingua dei protagonisti. In un romanzo che mira alla verosimiglianza, è fondamentale che i personaggi possano esprimersi “liberamente”, senza filtri e senza artifici. Molti spicchi della città descritta li ho visti, annusati, vissuti. Il protagonista abita nel quartiere dove sono cresciuto. Soprattutto, al di là del genere, non credo si possa ambientare un romanzo a Roma senza tentare di svelarne i tratti più caratterizzanti (questa magnifica commistione tra alto e basso, questa progressiva decadenza che si contrappone allo stupore e alla magia che questa città sa regalare ogni giorno).
ET-DB Il tema della corruzione può essere ritenuto centrale in ” Roma calibro zero “, e lo affronti in maniera dilagante, siamo ormai spettatori di un fenomeno che ormai è all’ordine del giorno, tra l’altro l’Italia è in cima alla lista dei paesi più corrotti e ormai sembra un sistema difficile da debellare che idea hai a riguardo e secondo te da dove si dovrebbe iniziare per cercare quanto meno di arginarlo?
Ho ovviamente delle mie opinioni, ma in linea generale il narratore non dà risposte (cosa che ovviamente spetta ai tecnici e ai governanti) ma attraverso certe inquadrature spesso suggerisce le domande adeguate. Quando si parla di corruzione siamo sempre molto concentrati sui riflessi che questa ha in ambito politico, economico, sociale. È certamente doveroso lasciare traccia di certe evidenze nei romanzi che comprendono, tra gli scopi che si prefiggono, una rappresentazione verosimile del fenomeno, ma quello che m’interessa come autore e uomo è la corruzione del nostro animo, questa nostra debolezza, molto “umana” che in qualche modo ci costringe, o comunque sembra esortarci, a compiere gesti di sopruso. Trattandosi appunto di fenomeni umani, la “nostra” corruzione non è quindi diversa da quella della maggioranza degli altri Paesi. A fare la differenza, c’è semplicemente la Storia di ognuno di questi.
DB Continuando e prendendo spunto dalla domanda precedente, nel nostro paese corruzione e malaffare vanno a braccetto ed è ormai un cancro che ha diffuso le sue metastasi in maniera piuttosto incisiva toccando apparati dello Stato, nel romanzo affronti con piglio deciso una realtà dura e spietata quanto è difficile oggigiorno trattare un tema così delicato dove ci sono sostituti procuratori come Nicola Gratteri e Nino Di Matteo si sentono con le spalle al muro e dimenticati da uno Stato alla deriva, qual è la tua visione in merito?
Anche in questo caso, la Storia ci ha purtroppo insegnato che alcuni personaggi (e non mi riferisco certo ai politici, ormai ridotti nella maggior parte dei casi a meri portavoce) hanno il potere di isolare, screditare e contrastare coloro che possono interferire con i loro interessi. È una guerra spesso impari e, allargando lo scenario ad un ambito internazionale, credo che le disuguaglianze tra le persone lo attestino.
DB C’è una sofferenza tangibile nei protagonisti di questo romanzo, Flavio Fiore è un personaggio consumato dallo stesso sistema, ma va ostinatamente alla ricerca dei colpevoli, lo fa anche per sopperire al dramma familiare, vuole dare una speranza di guarigione a suo figlio Riccardo e vede sua moglie ormai allo stremo delle forze, poi c’è Gannico fortemente legato a Flavio ma impelagato a condurre i cosiddetti affari sporchi, a far da collante tra questura e gang criminali, mi sembra opportuno chiedere c’è qualcosa in sospeso in questa storia, Roma calibro zero è solo l’inizio di un capitolo e qual è il personaggio con cui sei entrato più in empatia?
C’è certamente l’intenzione di proseguire la narrazione; ci sono parecchie questioni aperte e personaggi ancora soggetti a cambiamenti. Quello più empatico è per me Gannico, che ricalca le caratteristiche (il carisma, per esempio, o la personalità, oppure l’abilità nel destreggiarsi in situazioni scomode) del protagonista di “Dove tutto brucia” ed è un omaggio al Vic Mackey di The Shield. In seconda battuta direi Flavio Fiore, che ne è l’erede designato. Ha imparato molto dal suo mentore e adesso anche lui è costretto ad essere “forte”. Per convivere con certi mostri o ci dai dentro o ci dai un taglio e lui, per amore della propria famiglia, non potrà più fermarsi.
DB Molto spesso capita che è sempre difficile collocare un romanzo ad un genere letterario, per definire Roma calibro zero è un noir poliziesco che prende sempre più le sembianze di un thriller per il suo ritmo adrenalinico?
Roma Calibro Zero è un noir “puro” (almeno per come lo interpreto io – ogni autore, infatti ne darà una definizione diversa) , stile e linguaggio sono volutamente angoscianti, inquietanti, e credo che aderiscano ad una trama che è ovviamente cupa, drammatica. Se però per thriller intendiamo un ritmo adrenalinico accompagnato da una sorta di “strategia” della suspense, direi che ci può senz’altro essere un’impronta di questo tipo, al pari di una linea prettamente “gialla”, in quanto scopriremo soltanto nel finale il personaggio-chiave del plot criminale principale, quello protetto dalle consorterie che avevano la possibilità di depistare le indagini.
DB Nei ringraziamenti citi due mostri sacri della letteratura poliziesca come Alan D Altieri e Andrea Pinketts che ricordo hai di loro, ci sveleresti qualche piccolo aneddoto?
Due maestri, due fuoriclasse della scrittura, seppur diversissimi tra loro, con un valore umano pari al loro talento. Mi “adottarono” entrambi. Alan Altieri firmò lo “strillo” di copertina del mio primo romanzo. Lo incontrai per la prima volta a dicembre 2006, al Festival del Noir a Courmayeur, due mesi dopo l’esordio. Mi abbracciò come se ci conoscessimo da sempre e da quel momento seguì ogni mio passo con un affetto degno di un fratello maggiore. Devo a lui, tra decine di altre attestazioni di stima, la pubblicazione di “Spartaco il gladiatore” per Mondadori e so che in quell’occasione si spese moltissimo per farmi entrare in quel progetto.
Il primo contatto con Andrea fu memorabile. Mi telefonò a mezzanotte di un sabato di ottobre, a pochissimi giorni dall’uscita de “la strada della violenza”. Chiese il mio numero a Raul Montanari (un altro maestro che avevo avuto il privilegio di conoscere prima del mio esordio) e chiamò “urgentemente” solo per complimentarsi con me. Pinketts che omaggia un Marcialis qualunque! Un dettaglio da romanzo “fantastico”. Una volta litigò con gli organizzatori di una rassegna per poter presentare il mio romanzo d’esordio e, come Altieri, fu poi sempre presente. Nella sua ultima intervista, alla domanda “c’è un tuo erede?”, fece il mio nome. È la mia medaglia d’oro perché Andrea, oltre ad avere un talento inarrivabile, era un lettore vorace, attentissimo, competente, e conosceva centinaia di autori.
DB- ET Giallo e cucina ti ringrazia per essere stato nostro ospite e chiude l’intervista con la solita domanda di rito: tre libri a cui sei particolarmente legato.
American Psycho, il capolavoro dello scrittore vivente che considero di maggior talento, B.E. Ellis. American Tabloid, la bibbia del noir “storico”. Arancia Meccanica, un romanzo geniale ed “altissimo”, arte distillata.