Intervista a cura di Luca Occhi
Ciao Massimo, ti presenti con una breve biografia agli amici di Giallo e Cucina che ancora non ti conoscono?
Bolognese, classe ’59, educatore per quasi vent’anni nel settore psichiatrico sociale, da sedici agente della polizia municipale; pubblico dal 2010, genere nero, una quindicina fra romanzi e raccolte di racconti.
Ombre Cinesi su Bologna (Fratelli Frilli Editore – 2018) è la tua ultima fatica. Cosa puoi anticiparci a proposito della trama?
Quinta indagine di Galeazzo Trebbi, investigatore privato bolognese, è il secondo romanzo che dedico alla serie televisiva Breaking Bad. Infatti il co-protagonista, assieme a Trebbi, è un avvocato che potrebbe ricordare per alcune caratteristiche il Saul Goodman della serie.
La trama è fitta di personaggi e ha due storie che scorrono parallele sino a intrecciarsi. Si parla di denaro, molto denaro, di droga, di mafia cinese, e anche di amore, perché no, in fin dei conti cosa muove il mondo e la narrativa di genere? Denaro, passione, bramosia di possesso e desiderio di vendetta.
Galeazzo Trebbi, è diventato ormai un personaggio seriale, essendo giunto alla sua quinta impresa letteraria. Ci racconti com’è avvenuto il vostro incontro?
Trebbi era uno dei personaggi all’interno di un coro di protagonisti nel romanzo Il silenzio della bassa (Fratelli Frilli Editore – 2014). L’editore, il compianto Marco Frilli, mi disse esplicitamente che Trebbi doveva diventare il fulcro dell’indagine e un nuovo investigatore seriale. Fu faticoso reimpostare il romanzo, ma alla fine Il silenzio della bassa resta il romanzo che mi ha dato più soddisfazioni di tutti.
Dal romanzo d’esordio Il silenzio della bassa a Ombre Cinesi su Bologna quanto è cambiato, se lo è, magari frequentandoti, Galeazzo Trebbi?
Trebbi è molto migliorato. Dimagrito, attualmente ha anche una relazione amorosa stabile, la prima dopo la dipartita della moglie; non frequenta più escort, e fuma meno. Insomma, sembra intenzionato a non lasciarsi troppo andare. Il fiuto da investigatore, invece, è sempre quello, fra fortuna e intuito.
La città di Bologna, realtà ormai multietnica, entra a pieno titolo fra i protagonisti del nuovo romanzo. Trebbi vi si aggira in uno scenario che sembra conoscere bene dal punto di vista della toponomastica, ma che stenta a riconoscere da quello sociale. È davvero così Bologna oggi?
Bologna è sempre uguale nei luoghi storici. Facci caso, il centro rimane un gioiello architettonico, non a caso il turismo la sta finalmente riscoprendo. Trebbi si aggira per le strade che frequentava quando faceva lo sbirro e la notte ritrova quasi sempre atmosfere analoghe a quelle della giovinezza, per il resto Bologna è mutata e ancora sta mutando, e non si tratta solo di nuove etnie, ma di un diverso approccio alla realtà sempre più mediatico, sempre meno empatico.
Fagnoni, Lucarelli, Macchiavelli, Carboni e tanti altri. Perché a Bologna si scrive tanto e bene di Noir?
Bologna è un crocevia. Nonostante la nostra autostrada asfittica da qui passa l’Italia che si muove per andare al sud e al nord; a Bologna c’è una delle università storiche italiane, Bologna è una delle piazze più ricche di sostanze stupefacenti, la sua periferia può davvero fare paura e non parlerò dei soliti portici, sarebbe banale.
Raccontaci com’è stato il tuo incontro con la scrittura. Se non sbaglio, non è mai troppo tardi per cominciare, giusto?
Scrivevo nel mio lavoro precedente molte relazioni di servizio, mi risultava facile e la mia attuale consorte, che era anche mia collega, mi disse che secondo lei avevo la stoffa del narratore. E io a lei ho creduto e credo ciecamente.
Romanzo/i nel cassetto? Così, tanto per rassicurare i tuoi lettori…
Dovrei uscire con un romanzo seriale in primavera con la casa editrice Minerva, ma per ora non mi sbottono, dirò solo che torna il maresciallo Greco e chi lo conosce sa di cosa parlo.
Grazie per la bella chiacchierata. Ora, come tradizione di Giallo e Cucina ti chiediamo di salutarci con una citazione e una ricetta che ami!
La maggior parte della gente non muore che all’ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent’anni d’anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della terra.
(Céline. Viaggio al termine della notte)
La ricetta è invece quella della tigella:
Farina, latte, acqua, lievito, olio. Il momento più piacevole è impastare, la giusta miscela fra latte, acqua e farina fino a quando non avrete una palla compatta, morbida, lasciatela lievitare un paio d’ore e poi preparate le singole palle che schiaccerete per trasformale in tigelle.
Per cuocere le tigelle ci vuole l’apposito stampo Pruni (quello con il marchio delle due torri) che comprai in una ferramenta bolognese in zona Corticella: il mio è da sette posti – in ogni spazio una tigella – e dovrete controllare la cottura ruotando spesso gli stampi sul fornello. Apritene una per valutare la cottura, con il tempo imparerete a capire quando sono pronte.
Nella tigella ci sono due ingredienti che vanno per la maggiore, il lardo alla modenese e la Nutella, ma questa è un’altra storia.