Intervista a cura di Dario Brunetti
Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Gabriella Genisi, col suo ultimo romanzo Terrarossa, uscito per la Sonzogno editore e partiamo subito con la prima domanda
Ritroviamo uno dei commissari tra i più amati dai lettori e dal pubblico televisivo, Lolita Lobosco e quindi partiamo dal principio come nasce questo personaggio e ti saresti mai aspettata nel corso degli anni così tanto successo?
Lolita Lobosco nasce nella mia testa nel 2006 quando, affascinata dal commissario Montalbano, realizzai che la letteratura poliziesca italiana non prevedeva protagoniste con ruoli da commissario. Le poliziotte nei gialli nostrani c’erano ma erano sempre e soltanto subalterne. Riflettei che la realtà era per fortuna ben diversa: dal 1981 in poi le donne potevano concorrere a ruoli dirigenziali e io ne conoscevo una, faceva la commissaria a Monopoli. Creai Lolita ispirandomi a lei per fare un regalo a noi donne e per restituire equilibrio a un canone letterario non al passo con i tempi. Per quanto riguarda il successo, sono sempre stata una sognatrice, sono cresciuta con il naso nei libri e ho imparato che nella vita tutto è possibile.
Nei tuoi romanzi hai trattato tante tematiche di estrema attualità: bullismo, pedofila, scommesse sportive, qui affronti un’altra piaga sociale che affligge il nostro paese, il caporalato. Com’è stato approcciarsi a questa tematica sociale?
Dal mio punto di vista il giallo contemporaneo ha una forte connotazione sociale. Racconta i territori e li fotografa in chiaroscuro. L’indagine poliziesca fine a se stessa mi interessa poco, per questo le tematiche che si intrecciano ai casi di Lolita arrivano dalla cronaca. Il caporalato è una ferita infetta, in Puglia e non solo. E’ stata dura parlare con i braccianti, visitare i ghetti, apprendere di violenze e di soprusi.
Terrarossa è dedicato a Paola Clemente e alle tante vittime del caporalato. Ci parli un po’ di lei per farlo conoscere al tempo stesso cosa ti lascerà nel profondo questa storia che hai magistralmente narrato?
Paola Clemente era una bracciante agricola di quarantanove anni, madre di tre bambini. Morì di fatica e sfruttamento nell’estate dei 2015, durante la raccolta dei pomodori. Lavorava dodici ore al giorno per pochi euro. Scrivere questa storia mi ha intristita molto, le condizioni dei braccianti del nuovo millennio ricordano gli schiavi d’America di due secoli fa.
Il romanzo inizia col capitolo che si intitola Zona rossa riferito allo scoppio della pandemia in tutto il mondo, troviamo Lolita un po’ cambiata che perde facilmente la pazienza, stizzita e spigolosa, facile allo scontro lo vediamo negli alterchi con l’ispettore Forte. Quanto questo evento ha inciso sulle nostre vite e secondo te ci ha fatto essere più solidali con il prossimo, aiutandoci gli uni con gli altri o invece ha reso tutti noi, ancora di più individualisti?
La pandemia ha modificato irreversibilmente le nostre vite. Esiste un prima e un dopo ma è ancora presto per tirare le somme: siamo ancora troppo coinvolti. Certo, non è stato un periodo facile, siamo tutti molto stanchi e la crisi economica, oltre la guerra tra Russa e Ucraina a pochi passi da qui, appesantiscono gli animi. Detto questo però, agli scrittori tocca essere testimoni del proprio tempo, e in Zona Rossa, poche pagine di prologo nel nuovo episodio, attraverso Lolita faccio i conti con il lockdown.
In ogni storia che racconti affronti tematiche che hanno un impatto devastante sulla società di oggi, ma lo fai sempre con un tono vellutato, leggero e allora ti chiedo quanto è fondamentale e necessario sdrammatizzare sugli eventi e non forzare la mano con una scrittura più incisiva su un tema già di suo già complesso?
Il registro narrativo che adotto nella serie Le indagini di Lolita Lobosco è improntato alla leggerezza. E’ uno stile che mi è congeniale e che piace molto ai lettori. È la cosa che mi dicono più di frequente, durante le presentazioni o via mail, mi ringraziano per la linearità e per il tono suadente. Ma anche la leggerezza può arrivare a toccare l’anima.
Registro narrativo che cambia totalmente con la serie dedicata al personaggio Chicca Lopez, accantoniamo un attimo Lolita e dedichiamoci a Chicca e ti chiedo dal punto di vista tecnico e stilistico quanto risulta difficile cambiare l’impronta emotiva del narratore e inoltre ci sono novità in merito a una nuova storia con protagonista il maresciallo Chicca Lopez?
E’ vero, nella serie Chicca Lopez, la scrittura cambia completamente. Ma è diverso il luogo, le storie, il personaggio. Il registro si adegua, a volte sorprende anche me. In questo momento sto lavorando al terzo libro della serie.
La Puglia è la regione meridionale che forma il tacco dello stivale, proprio come quel tacco 12 di Lolita Lobosco, tu l’hai girata tanto per approfondire al meglio riti, tradizioni, la nostra terra meravigliosa ricca di profumi, sapori e colori ci racconteresti qualche bella esperienza durante le tantissime presentazioni che porti nel cuore, come tutte del resto ma una in particolare che ti ha lasciato dentro qualcosa?
Hai ragione, ho girato e giro tantissimo e ogni volta incontro lettori, librai, organizzatori speciali. Però la presentazione che resterà scolpita nella mia memoria è quella in una sera romana quando in libreria arrivarono a sorpresa Luca Zingaretti e Luisa Ranieri. Un’emozione pazzesca.
Nelle prossime storie dedicate al commissario Lobosco ci potremmo aspettare delle novità? Quanto è fondamentale nei romanzi seriali spiazzare i lettori, trattarli un po’ male ma chiaramente nel senso buono del termine, nella fattispecie sorprenderli affinchè i personaggi non subiscano un processo di staticità? Processo di staticità che si trova nei gialli classici e quindi non credi che per il genere attinente al noir sociale sia opportuno esattamente l’opposto che i personaggi siano in continuo movimento proprio come le nostre vite che hanno subito sicuramente un ritmo più frenetico?
Non so cosa riserveranno le prossime storie, riesco a concentrarmi su un libro alla volta. Quello che è certo è che non uso mai strategie, nei miei libri niente è costruito. Né i personaggi, né le trame. Arrivano mentre scrivo.
Gabriella sai che per Giallo e Cucina è d’obbligo una domanda del genere, ci parli del tuo grande rapporto con i sapori della nostra terra pugliese e a proposito di Terrarossa, dove il pomodoro è l’elemento essenziale ci daresti tre ottime e gustose ricette come solo tu sai fare?
Nei miei libri oltre alle storie racconto i territori, Bari e il Salento sono protagonisti allo stesso modo di Lolita Lobosco e di Chicca Lopez. intrecciare sapori, odori e cibi è il modo migliore per farlo. In coda ai libri, insieme alle ricette invito i lettori ad un percorso sensoriale per ricreare le vicende raccontate. Possono farlo nelle loro case, in ogni parte d’Italia. O possono venire in Puglia.
Focaccia di Lolita
La focaccia di Lolì
750/800 gr acqua tiepida
Un lievito di birra
200 gr farina 00
200 gr farina 0 o Manitoba
200 gr semola
2 cucchiai sale
20 gr di fiocchi di patate
Preparare l’impasto come d’abitudine, a mano o nel robot, far lievitare circa un’ora.
Preriscaldare il forno alla massima temperatura x 15 minuti.
Condire con olio e pomodori, infornare x 30 minuti sempre alla massima temperatura
Gelatina di vino
Un litro di ottimo vino rosso pugliese
300 grammi di zucchero
1 bustina di pectina 2.1
Versare gli ingredienti in una pentola capace, portare a bollore e continuare la cottura per tre minuti. Porre la gelatina ancora bollente in vasetti di vetro. Chiudere ermeticamente e capovolgere fino al raffreddamento. Ottima per accompagnare formaggi o bolliti.
Perfetta come idea regalo per una cena a casa di amici, in un cestino insieme a una formina di pecorino e a fave novelle
Sugo fresco
Un kg di pomodori maturi/una cipolla bianca/un mazzetto di basilico/50 gr olio/1 peperoncino/sale
Tutto insieme in un tegame con coperchio per una ventina di minuti. Frullare e condire la pasta.
Quando si è ospiti in altre regioni e come ti capita di frequente, si vuol pareri da una persona della nostra terra se il piatto preparato è di gradimento e allora Gabriella facciamo un gioco al contrario, ci diresti tre piatti di altre regioni a cui sei particolarmente legata e da brava cuoca ti cimenteresti nel cucinare?
Di recente sono stata a Forlimpopoli ospite delle Mariette di Casa Artusi. Grazie a due di loro, Verdiana e Valeria Gordini, ho imparato a fare la pastasfoglia e i tortelli. E poi la pastiera napoletana e la gricia.
Sul set della fiction dedicato a Lolita Lobosco, hai avuto modo di conoscere e apprezzare la bravissima attrice Luisa Ranieri che il pubblico da casa ha potuto constatare di quanto l’attrice sia entrata nella parte della commissaria dandole grandissimo valore e credibilità al suo personaggio con un’interpretazione davvero all’altezza, ci descriveresti Luisa Ranieri con pochi aggettivi e partecipando al set hai trovato in lei la giusta empatia, facendoti esclamare effettivamente è lei la mia Lolita!
Luisa Ranieri è una donna luminosa. E la prima cosa che ho pensato quando l’ho incontrata la prima volta. Era senza trucco, senza tacchi, i capelli raccolti in una crocchia stretta eppure emanava luce come se avesse ingoiato una stella. Sul set era bravissima, ma è stato quando ho visto la prima puntata che l’emozione mi ha travolta: mi è sembrato che Luisa/Lolita uscisse dai miei libri e mi venisse incontro. Un’interpretazione perfetta.
Ti ringrazio molto Gabriella per essere stata ospite del nostro blog Giallo e Cucina e come ultima domanda ti chiedo cosa stai leggendo attualmente e ci indicheresti tre libri a cui sei particolarmente affezionata?
Sto leggendo un thriller mozzafiato di Romano De Marco, è appena uscito per Salani : La casa sul promontorio. I miei tre sono: Le braci di Sandor Marai, Patrimonio di Philip Roth, La voce a te dovuta di Pedro Salinas